Racconto del pellegrinaggio a piedi da Bolsena a Roma
Un lago, l’acqua batte lenta sulle pietre della riva, è calda; lo guardiamo e dalle nostre bocche sale una preghiera, infine la benedizione: siamo pellegrini. Ci mettiamo in cammino, mentre il nostro cuore sale su una barca nel mare della vita insieme a san Pietro. Sarà lui il nostro compagno di viaggio. Il primo passo alle luci dell’alba, nel silenzio di Bolsena che piano si sveglia, sopravvive solo il rumore delle scarpe sulla strada.
Il cammino fino a Roma è un cammino lungo, faticoso, a tratti semplice, silenzioso o pieno di rumori. Ciascuno vive la strada col peso dello zaino e di ciò che si porta dentro, con quello che vivono i tanti compagni che gli sono posti accanto. Intanto il cuore, lentamente, viene plasmato da ogni passo, che prima di essere fatto coi piedi, viene chiesto che sia fatto con l’anima. Da ogni parte del Triveneto siamo arrivati lì, da un momento di gioia, di tristezza, di buio o di luce: lì dov’eravamo nelle nostre vite siamo stati chiamati a seguire Dio in questi giorni e nella vita, proprio come Pietro dalla sua barca. E come lui, ci siamo messi in cammino.
Davanti alla testimonianza Pietro continuiamo a ritrovare la nostra umanità, piccolezza e fragilità. Pietro sbaglia tanto perché prova tanto. Ogni volta che cade, si lascia abbracciare dall’amore e dalla misericordia di Dio, e torna a seguirlo per poi sbagliare ancora, come succede ogni volta che ci si mette in cammino. Eppure sempre si trova amato da Dio, si lascia risollevare, si affida alla sua parola e getta di nuovo le reti in mare. “Vieni, seguimi”, gli dice Gesù. Pietro va e lo segue, e ogni volta si rinnova nell’amore di Dio. Si fida di lui fino alla fine e fino alla fine Dio lo sceglie, proprio così com’è, con tutti i suoi difetti e tutti i suoi peccati. Noi proviamo così tanto? Ci fidiamo così tanto quando il Signore viene e bussa ai nostri cuori? Dio vuole tutto di noi per salvare tutto di noi.
Proprio nelle fatiche del cammino ci troviamo spesso a sperimentare il grande amore di Dio attraverso i compagni che abbiamo accanto. Le nostre mancanze e fragilità vengono accolte così come sono, perché la strada e la fatica smascherano e portano a galla la verità di ognuno. Da qui nascono le condivisioni più semplici e profonde; poi i canti, le risate condivise, i giochi e la fraternità diventano il modo per alleggerire il peso della stanchezza che si fa sentire sulle spalle e nelle gambe. Il riposo all’ombra degli alberi rinfranca i piedi doloranti e il sonno che si fa sentire. La preghiera della mattina e della sera, l’Angelus e la messa ci fanno camminare insieme ai fratelli con il Signore; il Vangelo nei momenti formativi ci parla della vita di Pietro. Infine la provvidenza che incontriamo in ogni giornata, quando il sole è sempre coperto dalle nuvole e le nuvole ci lasciano il vento, rovesciando la pioggia su altre terre o quando ci troviamo ormai al riparo.
La via Francigena ci porta fino a Roma da san Pietro, il nostro compagno di viaggio che con la sua vita ha saputo testimoniarci Cristo. Con la Basilica e la Piazza gremite di genti, noi concludiamo il nostro pellegrinaggio abitando la Chiesa in silenzio e nella preghiera, cuore a cuore con quel Dio che in questi giorni di cammino si è avvicinato a condividere la strada con noi, accanto a quei compagni che ormai sono diventati una comunità. La meraviglia di sentirsi voluti bene così come si è, abbracciati. Dopo la messa davanti alla tomba di Pietro, incontriamo papa Francesco all’Angelus. E insieme alle sue parole, dona anche un saluto speciale a noi, Universitari del Movimento Giovanile Salesiano del Triveneto. Chiamati per nome, da san Pietro, ci rimettiamo in cammino come pellegrini di Dio nella nostra vita, consapevoli che abbiamo un amico che ci ama, come dice una certa canzone, che ci ama e non ci abbandona, e il suo nome è Gesù.
Anita M.
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