Il cavallo rosso

Ci sono romanzi che lasciano un segno nel cuore degli uomini. Raccontano storie di uomini e donne che toccano i nostri sentimenti. Questo mese vi segnaliamo il libro di Eugenio Corti: il cavallo rosso. Uno dei più grandi romanzi del '900.

«Non ci sarà un domani mattina per me » disse il ferito: «io sto per morire.»
«Ma va, cosa dici? » gli s'oppose Michele, che senti la pelle accapponarsi sulle braccia. Senza badare alle sue parole l'altro continuò: « Quanto a te, Iddio stanotte ti salverà. »
«Mi salverà? » fece sorpreso Michele: « E in che modo? »
«Ricordati di questo che t'ho detto » ripeté debolmente il moribondo: « Dio stanotte: ti salverà. »

La storia

Per Ambrogio, Manno, Michele, Luca, Stefano, Pierello, ragazzi di Nomana e delle frazioni vicine, cresciuti insieme completamente immemori delle differenze sociali, la guerra è, all’inizio, come un grande gioco, un’avventura.

E’ il contatto con un mondo nuovo, diverso, in cui il rischio della vita è un’eventualità dubbiosa e non temuta. Come i loro commilitoni, questi giovani hanno “con la comunità organizzata, diciamo con lo Stato, un rapporto analogo a quello che si ha con la natura: dentro la quale si nasce, e che con una certa periodicità ci sottopone purtroppo a cataclismi cui bisogna per forza di cose far fronte. C’è chi li affronta con più, e chi con minor coraggio, chi – specie se è cristiano – con maggiore, e chi con minor altruismo, e molti senza alcun altruismo”.

Manno è destinato al fronte libico, gli altri, presto o tardi, finiscono in Russia. Nei primi tempi riescono addirittura a mantenere i contatti fra loro, si scambiano visite, la posta dall’Italia in qualche modo funziona, l’esperienza si arricchisce di nuovi personaggi (nessuno dei quali è “minore”) con i quali anche il lettore entra in simpatia. Ma ben presto la commedia di una guerra nella quale la gioventù italiana è stata gettata allo sbaraglio, precipita in dramma. Il fronte russo è travolto e lo sfaldarsi dell’esercito è visto, soprattutto da Ambrogio e da Michele, come immagine speculare della mancanza di coesione e di virtù civili in tempo di pace. Stefano sarà il primo ad uscire di scena, combattendo da valoroso bersagliere. Ambrogio è ferito e si salva grazie all’abnegazione del suo attendente, l’umbro Paccoi. Michele, che tanto aveva desiderato di conoscere da vicino il mondo comunista per alimentare la sua ambizione da scrittore, è fatto prigioniero.

L’epopea di Manno si svolge su un diverso scenario. Anche in Africa l’esercito italiano è polverizzato nei primi scontri col nemico, e Manno, per non cadere prigioniero, riesce fortunosamente a raggiungere la Sicilia con una barca a motore. Egli si sente invulnerabile, come protetto da una predestinazione divina che lo riserva per grandi imprese di ardimento e di servizio. E poi, durante la licenza, ha conosciuto Colomba, una splendida ragazza con la quale ha deciso di costruire la sua vita. Di nuovo in Italia, Manno si mette a disposizione dei superiori e viene spedito in Grecia, dove è sorpreso dall’armistizio. Trova nell’eroico colonnello Cirino un modello ideale, ma il suo posto è altrove. Sarà tra i primi ad arruolarsi nei rinforzi alla quinta armata americana, e troverà la morte (medaglia d’oro) nella battaglia di Montelungo. E lì, negli estremi istanti, capirà il senso della missione alla quale la Provvidenza l’aveva riservato: sacrificare la sua giovane vita per “collaborare all’inizio della risalita, al recupero dell’Italia dalla palude”.

Perchè leggerlo

Il cavallo rosso è un romanzo cristiano non perché parli di fede, ma perché riporta comportamenti pienamente cristiani. Il cristianesimo non è, nel libro, una sorta di ideale a cui tendere, ma, sia pure con la consapevolezza delle limitazioni umane, è da incarnare, è già incarnato fin da ora.


L'autore: Eugenio Corti

Studia al collegio San Carlo di Milano ma nel 1941, dopo che l'Italia entra in guerra, Corti su arruola e diventa sottotenente d'artiglieria. Nel 1947 si laurea in Giurisprudenza. Tra le sue opere di narrativa si ricorda Il cavallo rosso (1983), I più non ritornano (1947), e Il Medioevo e altri racconti (2008). Tra i saggi Processo e morte di Stalin - tragedia (1962), Il fumo nel tempio (1996).
Nel 2000 ha ricevuto il premio internazionale «Al merito della cultura cattolica»; nel 2007 l’Ambrogino d’oro, da parte del Comune di Milano; nel 2009 il Premio Isimbardi della Provincia di Milano e nel 2010 il Premio per meriti culturali della Regione Lombardia.

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