Siamo nel 1594 e Francesco con il cugino Louis parte da Annecy per il Chiablese, dove ci sono quasi soltanto protestanti e calvinisti. Entrambi si fermano alcuni giorni nel castello dei Sales per pregare e digiunare e così prepararsi alla difficile missione. Scrive Francesco all’amico Senatore nel Senato della Savoia (Antonio Favre): “La preghiera, l’elemosina e il digiuno sono le tre parti che compongono la fune che il nemico spezza difficilmente: con la grazia di Dio cercheremo di legare con questa fune il nostro avversario”.
Alloggiano nella fortezza degli Allinges dove il barone d’Ermance con una guarnigione di soldati controlla il territorio; sono mesi duri per il freddo, la solitudine, l’ostilità della gente. Francesco prega, fa penitenza: digiuna, dorme spesso per terra al punto che l’amico Favre e il Vescovo devono richiamarlo alla moderazione.
Nei mesi successivi, quando le acque si sono un po’ calmate, prende alloggio nella città di Thonon, a qualche kilometro dalla fortezza, e inizia la sua opera missionaria: predica la domenica nella chiesa di S. Ippolito, parla con la gente, aiuta i poveri … dialoga con gli eretici, ma soprattutto cerca le conversioni facendo penitenza per loro. Anche in seguito, a qualche penitente che si era accusato di gravi colpe, dirà: “Non preoccuparti, farò io la penitenza al tuo posto!”
Nelle prime pagine dell’Introduzione alla vita devota presenta la “vera” devozione che si distingue dai “fantocci” della devozione (= santità): “Chi si consacra al digiuno, penserà di essere devoto perche non mangia, mentre ha il cuore pieno di rancore; e mentre non se la sente di bagnare la lingua nel vino e neppure nell’acqua, non avrà alcun scrupolo nel tuffarla nel sangue del prossimo con la maldicenza e la calunnia”.
E più avanti scriverà: “Alle mortificazioni del corpo sono da preferirsi le mortificazioni del cuore, quali la dolcezza, la bontà, la modestia …”
Nel 1610 fonderà una nuova forma di vita religiosa, la Visitazione, nella quale saranno accolte anche donne dalla salute cagionevole, con qualche difetto fisico e dirà: “L’importante è che non zoppichino nel cuore!” Le monache dovranno eccellere nella carità, che è il legame della perfezione; dovranno puntare all’amore totale, pieno. Francesco aveva capito quello che leggiamo nella Bibbia, là dove il profeta dice a nome di Dio: “E’ forse questo il digiuno che voglio? Le vostre mani grondano sangue! Cessate di fare il male, imparate a fare il bene: soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova”.
Leggiamo nei processi di beatificazione: “Per molto tempo non faceva che un solo pasto al giorno questo sia per astinenza sia per avere più tempo per lavorare e fare quello che non aveva potuto compiere durante il giorno a causa delle tante persone che si rivolgevano a lui da ogni parte”.
Digiunava tutta la quaresima e inoltre il venerdì e la vigilia delle feste della Madonna.
Ma la grande mortificazione che praticava consisteva nella sua indifferenza verso il cibo, senza mai lamentarsi o trovare da ridire, accettando tutto quello che gli veniva offerto. Diceva che questa era la migliore austerità. Mescolava il vino con molta acqua. La sua tavola era frugale.
Se puoi sopportare il digiuno, farai bene a digiunare qualche volta anche nei giorni non comandati dalla Chiesa; poiché, oltre l’effetto ordinario del digiuno, che è di elevare lo spirito, reprimere la carne, praticare la virtù, ed acquistare una più grande ricompensa in cielo, si ha il grande vantaggio di mantenersi padroni della gola; e tenere l’appetito sensuale ed il corpo soggetti alla legge dello spirito; e quand’anche non si digiunasse molto, il nemico tuttavia ci teme assai di più quando sa che noi sappiamo digiunare. Mercoledì, venerdì e sabato sono i giorni in cui gli antichi cristiani si esercitavano maggiormente nell’astinenza; scegli dunque alcuni tra questi per digiunare, se la tua devozione e la discrezione del tuo direttore te lo consiglieranno.
Il digiuno ed il lavoro mortificano e domano la carne. Se il lavoro che farai ti è necessario o è molto utile alla gloria di Dio, preferisco che sopporti la pena del lavoro piuttosto che quella del digiuno: è questo il pensiero della Chiesa, la quale, se si tratta di lavori utili al servizio di Dio e del prossimo, dispensa coloro che li fanno dai digiuni anche comandati.
Fa’ o Signore che attraverso il digiuno crescano in me fede e fiducia!
Tu ci inviti a ritornare a te con tutto il cuore, anche col digiuno.
Aiutaci a togliere da noi l’egoismo e la superbia. Liberaci da ogni cattiva abitudine, placa le nostre passioni disordinate, accresci in noi le virtù.
Il digiuno ci aiuti a vedere quanto è inutile, buio e abbagliante nelle nostre giornate.
Aiutaci ad essere simile al Tuo Figlio in ogni tentazione ed in ogni prova, a respingere ogni seduzione chiedendo il Suo aiuto.
Oh Maria, tu eri completamente libera nel tuo cuore: chiedi per me la grazia di fare un digiuno gioioso per cantare con te il cantico della riconoscenza! Fa’ che nella nostra decisione di digiunare siamo forti e perseveranti. Amen!
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