13. FAME DI LIBRI

13. FAME DI LIBRI

 

Due terzi della notte a leggere 

Mi direte: « Se passavi tanto tempo a divertirti, quando studiavi? ». 

Non vi nascondo che avrei potuto studiare di più. Ma per imparare tutto il necessario mi bastava l'attenzione a scuola. In quel tempo avevo una memoria così felice che per me non c'era differenza tra leggere e studiare. Potevo con facilità esporre il contenuto di qualunque libro che avessi letto o sentito raccontare. Mia madre, inoltre, mi aveva abituato a dormire molto poco. Potevo quindi passare due terzi della notte a leggere libri, e spendere poi quasi tutta la giornata in attività libere. Davo ripetizioni e facevo lezioni private. Facevo tutto per amicizia e per carità, non per guadagno. Molti però mi pagavano ugualmente. 

C'era in Chieri un libraio ebreo, Elia. Feci con lui un patto per leggere tutti gli scrittori classici italiani. Gli davo un soldo per ogni libro che mi prestava, e che gli restituivo a lettura terminata. I volumetti della biblioteca popolare li lessi al ritmo di uno al giorno. 

 

L'alba illuminava le pagine di Tito Livio 

Nell'anno della quarta ginnasiale lessi gli autori italiani. Nell'anno di retorica attaccai gli autori classici latini: Cornelio Nepote, Cicerone, Sallustio, Quinzio Curzio, Tito Livio, Cornelio Tacito, Ovidio, Virgilio, Orazio ed altri. 

Quei libri li leggevo per divertimento. Mi piacevano, mi sembrava di capirli perfettamente. Solo più tardi mi accorsi che non era cosi. Quando divenni sacerdote, e facendo scuola cercai di spiegare ad altri quei capolavori, capii che solo con uno studio approfondito e una grande preparazione si riesce a capirne perfettamente il senso e la bellezza. 

Gli impegni di scuola, le ripetizioni, la lettura prolungata, occupavano la mia giornata e buona parte della mia notte. L'ora della levata arrivò più volte mentre tenevo ancora in mano la storia di Tito Livio, che avevo cominciato a leggere la sera precedente. 

Questo ritmo frenetico rovinò seriamente la mia salute. Per alcuni anni dovetti sopportare uno sfinimento mortale. Quindi io consiglierò sempre di fare quello che si può e non di più. La notte è fatta per riposare. Dopo cena nessuno deve impegnare la mente in studi difficili, eccetto che sia proprio una necessità. Un uomo robusto 

può reggere per un po' di tempo, ma finirà sempre per danneggiare la sua salute.

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