Il mio soggiorno si è prolungato oltre le previsioni e si prolungherà ancora. Il mio piccolo lavoro sta per giungere alla fine; ma per la revisione finale mi occorre un esperto conoscitore di targui: ne ho trovato qui uno ottimo...
del 25 ottobre 2005
Tredicesima Tappa
 
E gli bastava che in mezzo a quel deserto sconfinato — che era fisico, e spesso anche spirituale — ci fosse la presenza reale di Gesù Eucaristia: una presenza che si irraggiava su tutto e su tutti, sia dall’ostensorio dorato, che dal suo corpo, reso luminoso dall’adorazione continua.
Scriveva nei suoi appunti spirituali: «Il sacerdote è un ostensorio, la sua funzione è di mostrare Gesù; egli deve scomparire e far vedere Gesù. Devo sforzarmi di lasciare un buon ricordo nelle anime di tutti coloro che vengono a me».
Non «il buon ricordo» della sua povera persona, ma quello del suo «dolcissimo Gesù».
Quando in Europa scoppiò la prima guerra mondiale, anche le colonie entrarono in stato di continua rivolta, e la ribellione toccò anche i Tuareg. Il governo francese diede, allora, l’ordine a fratel Charles (la sua notorietà era ormai davvero grande) di abbandonare Tamanrasset.
Rifiutò decisamente. Obbedì solo all’ordine di edificare un piccolo fortino dove rifugiarsi in caso di pericolo. Furono i suoi amici Tuareg ad edificarlo. I Francesi vi depositarono delle armi. Fratel Charles vi portò la sua cappella e il suo ostensorio.
 
 
Dai suoi scritti...
 
Il mio soggiorno si è prolungato oltre le previsioni e si prolungherà ancora. Il mio piccolo lavoro sta per giungere alla fine; ma per la revisione finale mi occorre un esperto conoscitore di targui: ne ho trovato qui uno ottimo… È utile la mia presenza in questo luogo? Se non lo è, certamente la presenza del Santissimo fa molto bene. Gesù non può essere in un luogo senza risplendere. E inoltre, le relazioni con gli indigeni li familiarizzano, li tranquillizzano, fanno dissipare gradatamente i loro pregiudizi e le loro prevenzioni. È una cosa assai lenta, esigua… Si fa fatica a non demoralizzarsi vedendo il male che regna dovunque in questi luoghi, la scarsità del bene, i nemici di Dio così audaci, i suoi amici così fiacchi, e anche noi stessi così miserabili, dopo tante grazie. Tuttavia io non devo rattristarmi, ma guardare ben più in alto, verso l’Amato; poiché è lui, e non noi stessi, che dobbiamo amare, ed è il suo bene che ci sta a cuore. Se egli è felice, lo siamo anche noi; se è tranquillo, lo siamo anche noi.
 
Ecco come fr. Charles esamina la sua vita a Béni-Abbés. Egli si domanda: «In che modo fare l’elemosina meglio che per il passato?» e risponde: «Facendola come la faceva Gesù, in un’imitazione più fedele del Modello Divino. Preoccupandosi meno di dare denaro e dando di più quello che dava Gesù: la nostra fraterna tenerezza il nostro tempo, la nostra pena».
Ancora si domanda: «In che modo praticare l’eguaglianza e la fraternità con gli indigeni?» e risponde: «Lasciandoli avvicinare a me, parlarmi, soprattutto non impiegando i soldati per allontanarli da me, non avendo paura di dedicare loro il mio tempo; anziché evitare le loro lunghe conversazioni, desiderarle, ma spostarle sempre verso Dio: riuscire a guidare io queste chiacchierate, distaccarle dalla terra e farle sempre salire alle cose spirituali. Non temere il contatto degli indigeni, né quello dei loro vestiti, coperte, ecc…
Non avere paura né della loro sporcizia né delle loro pulci… Vivere insieme agli indigeni con la familiarità che aveva Gesù verso i suoi apostoli, i quali erano simili ad essi… Soprattutto, vedere sempre Gesù in loro e, di conseguenza, trattarli non soltanto con senso di eguaglianza e di fraternità, ma anche con l’umiltà, col rispetto, con l’amore, con la dedizione comandate da questa fede».
 
ë Per la preghiera personale:  Se Egli è felice, lo siamo anche noi.
s Una domanda per la tua riflessione:  Provo a fare un bilancio davanti a Dio di ciò che in queste settimane ha cercato di farmi capire.
 
 
Redazione GxG
Versione app: 3.25.0 (f932362)