2. Amico dei ragazzi

2. Amico dei ragazzi

Sabattini Sandra, ha fatto un campo con i disabili e da quella volta decide di dedicarsi agli altri. Per l’università sceglie medicina.
A 12 anni Sandra incontra don Benzi e la “Papa Giovanni”; due anni dopo già partecipa ad un soggiorno per adolescenti sulle Dolomiti con disabili gravi, dal quale ritorna con le idee estremamente chiare: «Ci siamo spezzati le ossa, ma quella è gente che io non abbandonerò mai».
Sandra ha scelto Dio, e lo si vede; di conseguenza sceglie i poveri, ai quali dedica tutto il tempo libero. Oltre ad incontrarli alla “Papa Giovanni” nei disabili e nei tossicodipendenti, li va a cercare di casa in casa, perché i poveri esistono anche in parrocchia e in Sandra si sviluppa come un sesto senso per scoprire le povertà nascoste.
“Non so cosa mi sta succedendo, dovrei essere felice, ho tutto ciò che voglio, ma ogni sera ritrovo in me solo del vuoto, tutto ciò che ho fatto non mi ha recato alcuna gioia.
Giorni fa è venuto in casa il missionario che deve partire per l’Africa, quale gioia leggevo nei suoi occhi per ciò che doveva fare, per l’aiuto che portava al suo prossimo. Ora penso sia questo il fine da raggiungere per essere felice: amare il prossimo, dare tutto di sé agli altri; a volte penso proprio che mi pacerebbe andare per un poco in Africa come missionaria, chissà… ci sono ancora tante persone che come me hanno bisogno della tua fede del tuo amore, o Signore.”


(Sandra S. 7.12. 1975)

 

“… Ho chiaro che Tu sei il Signore della mia vita, ho chiaro che senza di Te non ha senso la mia vita, non ha senso chiedersi, non ha senso cercare disperatamente altre vie.
So, sento, che la mia esistenza ha un valore solo se vissuta insieme a Te, solo se Tu mi aiuterai a viverla. Ho chiaro anche in me che Tu mi hai chiamato ad attuare la mia vita con i poveri, cogli ultimi. Non posso passare le mie giornate facendo finta di non conoscere, di non sapere che vi sono altri oltre a me, alla mia cerchia ristretta di benestanti conoscenze; altri che per colpa di quelli come me sono emarginati, esclusi sia materialmente che spiritualmente.
Sin qui tutto bene. Capire questo ora non basta, bisogna darsi da fare: cambiare sia dentro di me, che fuori con gli altri, cambiar tono di vita.
Ricordati sempre, Sandra: chi più ha ricevuto, più è chiamato a dare. E io sento di aver ricevuto veramente tanto sin ora, troppo.
Tutto quello che Tu mi hai donato, amore, famiglia, amici, gambe, braccia non posso più tenerli solo per me, in funzione di me stessa, ma raggiungono lo scopo per il quale Tu me li hai donati solo se in funzione degli altri. […] il compimento del mio essere è negli altri, gli altri mi sono indispensabili e nel mio andare agli ultimi non c’è una donazione univoca, ma biunivoca.
Ultimamente cerco di chiedermi in ogni cosa che faccio e che vivo: per chi lo faccio, per me o per gli altri?
A livello pratico nel presente cercherò di dare tutto il tempo possibile agli ultimi, non facendo però una scelta decisiva in un certo campo in quanto ancora legata a vincoli (famiglia, scuola). Per quanto ne so, o per quanto sta a me decidere, vedrei la mia scelta di vita indirizzata verso gli ultimi che ancora non Ti hanno conosciuto, verso quelli che oltre all’emarginazione sociale, non hanno ancora sentito le Tue parole.


(Sandra 7/8. 19.1978)

 


Attività di gruppo


Dietro al foglio di prima, scrivere tre nomi di ragazzi con cui ho fatto fatica quest’estate e tre con cui sono stato bene.
È facile stare con i ragazzi più difficili? Ripenso a una situazione capitatami quest’estate: come ho fatto io a stargli vicino? Ad essere suo amico?
Fare qualcosa per gli altri, mi riempie la giornata, la vita, o per me è solo una cosa in più?

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