25 marzo. Festa dell'Annunciazione. Maria pronuncia il suo "Fiat", il suo "Eccomi".
La festa dell’Annunciazione del Signore, il 25 marzo, è unica, posta nel bel mezzo della Quaresima. È una festa che celebra un giorno collegato non alla morte o alla resurrezione di Gesù, ma alla Sua nascita.
Per questo, è più una “festa natalizia” che una festa pasquale.
Per aiutarvi a comprendere meglio questa celebrazione, ecco 4 curiosità sull’Annunciazione.
1. Perché l’Annunciazione viene celebrata il 25 marzo?
I Vangeli non menzionano la data dell’incarnazione di Gesù o della Sua nascita. Come risultato, i primi cristiani dovettero stabilire dei giorni specifici sul calendario per queste celebrazioni, tenendo conto delle tradizioni sia scritte che orali.
Dopo attente considerazioni e grandi dibattiti, la Chiesa delle origini stabilì la festa dell’Annunciazione il 25 marzo, data scelta sulla base della morte di Gesù.
La data del 25 marzo per l’Annunciazione può essere fatta risalire al III o al IV secolo, ed è stata stabilita per farla coincidere con il giorno in cui Gesù è morto.
2. Cosa significa la parola “Annunciazione”?
Nella Chiesa cattolica, il 25 marzo segna la solennità nota come “Annunciazione del Signore”. Cosa significa?
Il termine “annunciazione” deriva dal modo in cui la Chiesa dà il nome alla festa in Latino (Annuntiationem Beatae Mariae Virginis). Il termine “annuntiationem” deriva dal verbo latino “annuntiare”, “annunciare”.
Questo termine si riferisce all’“annuncio” dell’incarnazione del Signore alla Beata Vergine Maria, come narrato nel Vangelo di Luca.
Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te".
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola". E l'angelo si allontanò da lei. In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda (Lc 1,26-39).
L’Annunciazione è la festa del Signore che s’incarna nel grembo di Maria, dando inizio a una nuova storia. Interessante notare che Dio non manda l’angelo a Gerusalemme, al tempio, ma in Galilea, regione disprezzata, in quanto rifugio di pagani miscredenti. A Nazaret, città mai nominata nell’Antico Testamento.
All’annuncio, Maria riflette, entra dialogo con se stessa e con l’angelo e chiede il senso e il come avverrà tutto questo. Maria non si lascia prendere dal sopravvento, dalle emozioni. Appare come donna coraggiosa, che di fronte all’inaudito mantiene l’autocontrollo. E, alla luce di Dio, valuta e decide.
È lo Spirito che riveste la vita di Maria rendendola idonea alla sua missione. Lo farà qui e lo farà nel Cenacolo. Maria, donna rivestita dello Spirito, grazie al quale e nel quale tutto diviene possibile.
Il “Fiat” di Maria trasforma l’umile casa della “sua” vita nella Casa di Dio, divenendo Tabernacolo del Santissimo Gesù. È bastato un “Eccomi”, un cenno di disponibilità, sapendosi fidare dell’azione dello Spirito. E Dio è entrato nella storia accettando di farsi storia nella vita di quanti hanno detto e continueranno a dire il loro “Eccomi”.
La prima coordinata di Maria è credere: fidarsi e affidarsi a Dio, certa che in Lui nulla è impossibile. Dio non teme il tempo dello smarrimento, della riflessione, del capire: Dio non forza la libertà, ma educa alla libertà, affinché ciascuno dica il suo Eccomi.
La seconda coordinata è l’accettare di entrare nel tempo di Dio, nei suoi ritmi. Tempi che chiedono tempo, chiedono di andare in profondità. Dio chiede un “sì”, ma anche di entrare nel suo “ritmo” e nel suo “tempo”, che non è semplicemente lo scorrere delle ore, ma è il tempo di Dio, cioè il tempo opportuno, il tempo pieno, il tempo delle opportunità, il tempo della grazia.
Oggi è rivelato il mistero che è da tutta l'eternità:
il Figlio di Dio diventa Figlio dell'uomo;
partecipando a ciò che è inferiore,
ci rende partecipi delle cose più alte.
Adamo all'inizio fu ingannato:
cercò di diventare Dio, ma non vi riuscì.
Ora Dio diventa uomo,
per divinizzare Adamo.
Si rallegri la creazione ed esulti la natura:
l'arcangelo sta con timore davanti alla Vergine,
e con il suo saluto: «Rallegrati» reca
l'annuncio gioioso che il nostro dolore è finito.
O Dio, che ti sei fatto uomo per la tua misericordiosa compassione,
sia gloria a te!
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