Esercizi spirituali nello stile del pellegrinaggio nei luoghi di santa Teresa d'Avila“Di tutti i poeti e i pazzi che abbiamo incontrato per strada ho tenuto una faccia o un nome una lacrima o qualche risata...” : sono le parole di una canzone, di uno dei miei gruppi preferiti, che esprime bene il groviglio di emozioni che rimane al ritorno da un viaggio, un viaggio vero, non una gita turistica.
del 01 gennaio 2002
Nel raccontare quest’esperienza, è impossibile scindere quello che è stato il viaggio fisico da quello che è stato il nostro cammino spirituale: i passi cadenzati sull’asfalto rovente, i volti e le parole dei compagni di viaggio e i luoghi, più o meno accoglienti, che si aprivano davanti agli occhi di noi, poveri viandanti, hanno segnato i nostri pensieri e la nostra anima più di qualsiasi parola, silenzio o momento formativo. Bello sentire la propria anima che scende di un piano e dorme negli stessi letti di fortuna, beve l’acqua della prima fontana che trova, parla con quelle fantastiche persone che il Signore ha voluto accanto.
Ma iniziamo con ordine: il viaggio in pullman fino a Salamanca! Orribile: 28 ore consecutive con solo poche pause in autogrill e un po’ di imbarazzo per sedere vicino a gente mai vista con cui scambiare poche parole di cortesia. L’arrivo nella città spagnola scalda un po’ l’atmosfera: è ormai tardi e c’è tanta confusione per scaricare i bagagli, sistemarci, lavarci ma troviamo il tempo per sederci tutti a tavola e mangiare; due parole, quattro risate poi prima di addormentarci celebriamo la Messa, all’aperto, tra i palazzoni di Salamanca: ad ognuno di noi viene consegnato un lumino e una saccoccia, da portare al collo durante il cammino, segno del nostro essere pellegrini. È stato un momento molto bello: solo allora mi sono reso conto che dovevo uscire dalla logica dello studente di città, ed entrare in quella dei pellegrini; non esiste il proprio tempo, il proprio cammino, le proprie abitudini: esiste solo una strada, dei compagni di viaggio e una meta.
Con tutto ciò, però, il giorno dopo è stato più da turista giapponese che da pellegrino: macchine fotografiche in spalla, infatti, abbiamo visitato i luoghi sacri di Salamanca. È bastata una mattinata tuttavia per rendersi conto di quanto quella terra fosse impregnata di religiosità: ovunque ci girassimo potevamo vedere chiese, cattedrali, istituzioni pontificie, edifici a memoria dei pellegrini, eccetera. Al pomeriggio il primo momento formativo in cui però, abbiamo assaporato con mano quanto un pellegrinaggio sia stancante: abbiamo scherzato tanto su questo e non poteva essere diversamente, ma non è stata un’esperienza vuota o inutile. Abbiamo preso coscienza dei nostri limiti, del fatto che il cammino che ci apprestavamo a compiere non era uno scherzo né una passeggiata da innamorati: anche Gesù era stanco e si è fermato presso un pozzo a cercare acqua.
Si parte! Nel tardo pomeriggio, partiamo alla volta di Alba de Tormes, città in cui è morta S. Teresa d’Avila. A dire il vero molta della strada la percorriamo in pullman, anche perché siamo in ritardo. Verso sera giungiamo così ad Alba, una cittadina in mezzo al deserto, non molto curata né molto accogliente: non ci fa una grande impressione ma è la prima vera tappa del nostro cammino; ancora una volta dobbiamo abbandonare i nostri schemi e calarci in una realtà diversa. E tutti noi lo facciamo con grande entusiasmo, senza difficoltà, e questa esperienza è quanto di meglio mi sono portato a casa: affrontare insieme e con allegria le novità. E per fortuna che ho trovato degli eccezionali compagni di cammino, perché non è stato sempre tutto così romantico: proprio ad Alba, per esempio, l’accoglienza non è stata delle migliori, anzi. Eravamo alloggiati presso un seminario, ma ci hanno sistemato in una dependance non esattamente confortevole e così ci siamo dovuti arrangiare un po’ alla meglio. Ciò nonostante, la serata è stata bellissima: oltre ogni difficoltà logistica, c’era la voglia di stare insieme, con semplicità ed allegria. Mi ha stupito vedere come pochi passi possano unire le persone in tempi in cui le persone sembrano così distanti tra loro e mi ha davvero emozionato conoscere persone così diverse ma anche così eccezionali. Ne ho avuto più volte la conferma (confronto a 2, partite a pallone, cene, canti…) che il Signore mi vuole così bene da avermi donato un bastone robusto per il mio cammino, quei compagni che ognuno a suo modo, ognuno con la suo storia, ognuno con la pazzia della propria fede hanno accompagnato i passi del mio cammino.
Il giorno successivo è stato invece un giorno di intenso cammino; prima però, al mattino, ci siamo incontrati con la superiora del convento di Alba, dove ancora oggi giace il corpo di Santa Teresa. Sinceramente penso che, ancora una volta, abbia avuto la conferma che la forza del cammino valga più di tutte le parole di questo mondo. La monaca era molto cortese ed appassionata, anche nel suo parlare eppure l’esperienza del cammino, il pomeriggio, è stata un’altra cosa, ed ancora oggi il ricordo più nitido e piacevole che conservo è l’arrivo a Cabezas del Villar, un paesino veramente piccolo, veramente isolato e veramente povero!! Ci siamo arrivati a sera tardi, dopo un cammino non molto lungo ma intenso, compiuto completamente in silenzio. Un paesaggio bellissimo, anche se un po’ monotono: la desolazione di quelle colline arse sotto il sole cocente aveva un fascino che non so raccontare e il silenzio intorno a me (la strada era dritta e le macchine rare) misteriosamente attraente. E all’arrivo, un po’ di incertezza, poi alla fine la notizia: ci alloggiano nel municipio del paese, una ex stalla (c’era ancora la paglia per terra), senza gas, elettricità né acqua potabile. Ma nessuna paura, tutti al lavoro e dopo poco la cena è pronta. C’è anche il tempo per scherzi e risate, quattro chiacchiere circondati dai ragazzini del paese che si erano ritrovati per venirci a guardare. È stata una serata unica nella mia vita, che ricorderò sempre con grande tenerezza perché il calore del viaggio ha scaldato la freddezza di quel posto così lontano.
I due giorni successivi sono stati all’insegna del cammino: i chilometri percorsi sono stati davvero tanti! Il sole sopra di noi segnava inesorabile i nostri passi, ma la fatica passava in secondo piano davanti a ciò che stava nascendo tra di noi. Piano, piano, quasi a scandire i nostri passi, cresceva l’intesa, la complicità, la consapevolezza di vivere un’esperienza unica e negli occhi di tutti si cominciava a vedere una luce nuova. Sono stati giorni di confronto: durante il cammino abbiamo avuto modo di condividere pensieri, emozioni, dubbi due a due; è stata l’occasione per conoscere meglio coloro i quali il Signore ha voluto accanto per questa esperienza. Abbiamo scoperto persone mature: da casa si sono portate esperienze di fede e servizio molto diverse, scelte importanti, chi di lavoro, chi di studio, e domande a cui trovare risposta. Sono stati giorni di gioco: sono spuntate le carte ed un pallone, ma non solo; qualcuno di noi si è divertito ad animare gli altri con giochi e serate organizzate mettendo in comune la propria esperienza di animatore. Sono stati giorni di preghiera: un rosario recitato lungo il percorso, le lodi, le Messe hanno contribuito a richiamarci alla mente il nostro essere pellegrini, a far crescere in noi l’attesa. Si sono susseguiti i momenti di deserto: l’esperienza del silenzio è stata per tutti molto proficua, anche perché il paesaggio intorno così solitario e tutto sommato inospitale, invitava molto a guardarsi dentro.
Lunedì 11 è stato il gran giorno!! Il giorno in cui siamo arrivati ad Avila. Ci siamo arrivati dopo un giorno intero di cammino, col sole che già tramontava alle nostre spalle e la città che spuntava piano piano davanti a noi. Era una visione veramente suggestiva, che andava dritta al cuore senza tanti passaggi: la nostra meta, tanto desiderata, tanto immaginata. Tutto quanto era nato nella nostra testa, ora era reale: tra noi regnava il silenzio, un po’ per la stanchezza un po’ perché eravamo tutti in contemplazione, avvolti nei nostri pensieri: chi era entusiasta chi era deluso chi solo esausto. É stato il momento, ancora fuori dalle mura, per accendere i nostri lumini e richiedere al Signore la grazia: è un proposito questo che ci eravamo presi ancora durante la Messa di apertura e il cui pensiero ci ha accompagnato nel cammino. Stanchi ma soddisfatti siamo entrati ad Avila con gli occhi vivaci di un bambino che scopre cose mai viste. Il giorno seguente abbiamo visitato i luoghi di santa Teresa come è tradizione dei pellegrini che giungono ad Avila, fermandoci a san Josè (primo convento fondato da Teresa) per celebrare la Messa. Concludiamo il nostro pellegrinaggio il giorno successivo: è il giorno della revisione e del confronto di gruppo. Parliamo tutti, e tutti, ognuno a suo modo, esprimiamo la nostra felicità: cerchiamo di raccontare quello che ha segnato il nostro cuore, con le parole romantiche e un po’ malinconiche di chi conclude un bel viaggio.
C’è chi ha trovato risposte. C’è chi ha trovato delle domande. Chi ha trovato degli amici o riscoperto vecchie e nuove emozioni. Trasmettere a parole ciò che è rimasto è impresa improba: di certo però rimangono un sacco di immagini liete, che addolciscono lo spirito, e il desiderio di non lasciare appassire tutto ma di portare a casa un bel fiore da far crescere.
Alessandro
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