A tutti era cara per il suo aspetto sereno, aperto e semplice. Ricordiamo oggi 13 maggio Madre Mazzarello!
Don Bosco, 1866: il nostro santo si ritrova a parlare con un altro Salesiano e gli racconta di un sogno fatto dove, indeciso se rispondere affermativamente alla richiesta di alcune ragazze di occuparsi anche della loro educazione, gli appare una nobile Signora, la Madonna, che gli dice: “Abbine cura: sono mie figlie!”.
Ancora non lo si sapeva ma in un piccolo paesino del Monferrato, Mornese, ciò che don Bosco aveva fatto per i ragazzi, Maria Domenica, Maìn per gli amici, lo stava facendo per le ragazze.
Mornese come Valdocco, Maìn come don Bosco.
Ecco, allora, che per un misterioso e bel disegno della Provvidenza don Bosco si ritrova a Mornese per dare la buonanotte agli abitanti del posto. In quella sede, Maria Domenica lo ascolta e subito dice alla sua migliore amica: “Don Bosco è un santo e io lo sento”.
Grazie al parroco del posto don Bosco incontra Maìn e il suo gruppo di amiche e finalmente, nel 1872, nasce il ramo femminile della congregazione salesiana: le Figlie di Maria Ausiliatrice.
Guidate da Maìn, ora divenuta sr Maria Domenica Mazzarello, iniziano in modo più strutturato a far del bene a tante ragazze, ad insegnare loro a leggere e scrivere, a lavorare, ad aver cura degli altri, ad amare il Signore. Maìn accompagna ciascuna con affetto materno, con le prime suore vive in un'estrema povertà e in una contagiosa semplicità.
Tutte a Mornese desideravano essere come lei e farsi sante e missionarie.
Ma com'era veramente il carattere di Maìn e cosa c'era in lei che attirava tutti così? E, soprattutto, qual’era il suo segreto, quello che le permetteva una vita così felice?
Per scoprirlo, vediamo come la ricordavano le suore e i direttori salesiani:
“Maria Domenica Mazzarello era di fisico esile, di statura un po’ più che mediocre e ben proporzionata. La fronte era alta e spaziosa, gli occhi castani, penetranti, pieni di vita che sfavillavano nel sorriso buono ma appena abbozzato. La bocca, media, regolare, ma il labbro superiore un tantino rialzato per l'incrocio di due denti centrali. Gli zigomi e il mento un po’ rilevati davano al suo volto un carattere pieno di energia e di risolutezza, che tempravano la nativa bontà e la tenerezza del suo cuore. Aveva una carnagione bruno pallida che si animava e coloriva nel discorso, per il forte sentire.
Era d'indole schietta e ardente, di cuore molto sensibile. Era molto gioviale e di una compagnia piacevolissima.
A tutti era cara per il suo aspetto sereno, aperto e semplice.”
Il suo segreto, quindi? Il dialogo con Dio con il quale parlava anche in dialetto, in modo normale, come un amico parla all'amico e… Una forte e contagiosa passione per le anime.
Una santa della porta accanto, a cui affidarsi per chiedere luce per il proprio cuore e per la vita di chi cerca di capire quale posto occupare nel mondo.
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