Intorno a noi vivono masse indifferenti di battezzati o di non battezzati. Siccome non condividono la nostra fede, non possono credere se non ciò che vedono. Come potrebbero prenderci sul serio finché il nostro amore fraterno non sbocci nella sua manifestazione visibile?
del 01 gennaio 2002
In questa metà del secolo XX, noi altri cristiani ci siamo posti di fronte alle conseguenze delle nostre divisioni: un impoverimento reciproco.
Intorno a noi vivono masse indifferenti di battezzati o di non battezzati. Siccome non condividono la nostra fede, non possono credere se non ciò che vedono. Come potrebbero prenderci sul serio finché il nostro amore fraterno non sbocci nella sua manifestazione visibile?
Viene il tempo dei confronti; ci riguarda tutti perché tutti siamo interpellati. Dopo venti secoli di cristianesimo, dei battezzati in numero sempre crescente si disinteressano della fede. Inoltre, nonostante la nostra presenza cristiana attraverso il mondo, la condizione umana va peggiorando di anno in anno in certe regioni della terra.
La nostra unità è in funzione di tutti gli uomini, è tutta per loro. Non la vogliamo per stare meglio insieme, né per essere più forti contro altri uomini; la vogliamo unicamente per assumere la nostra vocazione missionaria. Questo è lo scopo dell'ecumenismo: è un preludio alla pastorale delle masse.
Non incontreremo mai coloro che non credono se non saremo insieme. Non che bisogni disprezzare la verità! Ma il mettersi d'accordo su di una prima verità, la necessità dell'unità visibile, significa trovare la possibilità esistenziale di mettersi d'accordo un giorno su altre verità della fede.
Un dinamismo nuovo è promesso a coloro, che si ritrovano dopo essere stati separati. Ogni uomo, che opera una riconciliazione vi .guadagna un'apertura di spirito e di cuore ed anche se è vecchio ritorna giovane. Riconciliato con se stesso e con il prossimo, riprende una forza viva. Ugualmente le vecchie cristianità sparse nel mondo conosceranno nell'unione visibile ritrovata una giovinezza, una vitalità, una primavera nuove.
Vi è una dinamica della riconciliazione, che ci condurrà fuori dallo stato di impoverimento, costituito dalle nostre divisioni. Questo slancio ci permetterà di superare l'incapacità di raggiungere un mondo che, se non aspetta gran che da noi, sarebbe in diritto di aspettare tutto da uomini e da donne che portano il nome di cristiani.
Ma il confronto che si prepara significherà, nel senso pieno del termine, un risveglio di tutti. Perché possiamo raggiungere insieme coloro che non possono credere, ci viene domandata quotidianamente l'offerta nascosta delle nostre vite.
La vera storia del movimento ecumenico non verrà mai scritta. Si trova nelle piccole e nelle grandi fedeltà di coloro che intraprendono il combattimento fin nel più profondo dell'uomo interiore. Per molto tempo ancora l'ecumenismo significherà una marcia contro la corrente del conformismo: il dialogo con coloro che sono più lontani non andrà mai avanti da solo. Chi non vivesse questo combattimento può domandarsi se il suo ecumenismo non sia una pianta senza radici.
Roger Schutz
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