Alcuni giovani del MGS han voluto rendere omaggio a Giovanni Paolo II. Ecco il loro racconto...
del 03 maggio 2005
Racconto la mia esperienza vissuta a Roma alla vigilia e nel giorno del funerale del Santo Padre Giovanni Paolo II. Anche se… le emozioni, il dolore, la gioia, l’unità dei cristiani e non, la forza di un “popolo” compatto che sembrava quasi aver perso tutto della propria vita, non si possono raccontare facilmente in un articolo…
 
La decisione
L’annuncio è giunto come un fulmine a ciel sereno. Sì, più volte era passata per la testa la possibilità di sentire quella brutta notizia in quei giorni, ma la speranza è sempre l’ultima a morire. Non poteva succedere, non l’avevo mai pensato concretamente e non riuscivo a farmene una ragione: ero nato con lui, vissuto con lui, avevo conosciuto solo lui. Era un simbolo, uno di quei fatti che dai per scontato, che sono lì, che puoi vedere o sentire quando vuoi, che non moriranno mai.
E invece in un sabato sera come tanti, assieme ad alcuni amici, ho ricevuto questa notizia… Non poteva essere vero, lui doveva continuare a vivere, a cercare di migliorare ancora il mondo e a voler bene soprattutto ai giovani, come aveva sempre dimostrato.
Da una parte sono nati il dolore, la malinconia, l’incredulità, dall’altra la voglia e la “necessità”, se così si può dire, di fare qualcosa per lui. Già, questa volta toccava a me dimostrargli il mio affetto e ringraziarlo di tutto. Prima un’idea, espressa solo per rompere il silenzio: “Andiamo a Roma?”. Il giorno dopo la risposta: “Io vengo volentieri!”. Lì ho capito che il “disegno” cominciava a prendere forma.
 
 
Il viaggio verso San Pietro
I preparativi veloci ed eccoci a Roma giovedì, il giorno prima del funerale. Arriviamo appena dopo mezzogiorno, consapevoli che la Basilica dove riposa il Santo Padre era chiusa per l’enorme afflusso di pellegrini. Ma, una telefonata ci informa che l’hanno riaperta per potergli dare l’ultimo saluto! E allora via di corsa verso quella persona che ha saputo muovere milioni di persone, per rendergli un piccolo saluto, un grazie, che contiene molte altre emozioni che ognuno di noi ha dentro al cuore.
E così la fila, che nei giorni scorsi era arrivata a 20 ore e più di attesa, per noi è di sole tre ore e mezza: un’altra “grazia”! E lì, in attesa, guardando la Basilica in lontananza, con la possibilità di vedere nei maxi-schermi l’interno, l’immagine del Santo Padre che attende l’ultimo dei suoi figli per il saluto, tra migliaia di persone di tutte le nazionalità e lingue, il tempo sembrava rallentare per dare la possibilità ad ognuno di prepararsi all’ultimo grande incontro col Pontefice. Un “prepararsi” all’incontro che significava pregare, gioire, soffrire, emozionarsi, rivedere la propria esistenza, il proprio cammino, sentire la vicinanza di Dio…
Non si facevano grandi discorsi, solo raccoglimento personale e riflessione interiore ringraziando Dio per il grande Pastore che ci ha inviato.
 
Il momento pi√π emozionante
L’ansia e l’emozione sono cresciute sui gradini della Basilica: oramai eravamo lì, ad un passo dal sospirato “traguardo”. Momenti troppo intensi e spirituali per poter rendere l’idea a parole.
Il percorso della navata era una fila che avanzava lentamente… Il cuore impazzito dalla grande gioia che di lì a poco lo avrebbe colpito in maniera forte, energica e indimenticabile.
Ed eccomi lì, a pochi metri dal “Papa dei giovani”, con la folla che ti porta via con la sua corsa irrefrenabile, senza riuscire a pensare o dire nulla, se non una preghiera, un grazie… Una felicità indescrivibile mi ha invaso per essere riuscito ad andare a salutarlo: già, questa volta sono riuscito a “correre” io da lui, e non viceversa come accadeva di solito.
Pochi metri dopo, nella navata di San Pietro, un attimo di riposo, silenzio e preghiera: avevamo ricevuto una delle grazie più grandi della nostra vita. Il nostro “viaggio” aveva avuto un senso. Ma non sapevamo che ancora altre grazie sarebbero arrivate nelle ore successive. A cominciare dai volti dei giovani che ci passavano davanti in lacrime, distrutti, come se avessero perso un padre che li aveva accuditi da anni o una persona di famiglia molto cara, come se lo conoscessero da anni: ma molti di questi giovani ne avevano veramente pochi di anni, e quasi sicuramente dovevano ancora nascere, in quel famoso 16 ottobre 1978.
 
Tutto era compiuto
All’uscita, direzione Circo Massimo per la notte. Abbiamo potuto stare con giovani di tutto il mondo con i quali abbiamo condiviso quei giorni intensi: in mezzo a noi è arrivata (e per me inaspettata!) la Croce della GMG, quella che ha fatto il giro del mondo, milioni di chilometri per portare la fede e la speranza a tutti i giovani e non solo a loro, voluta proprio da Giovanni Paolo II.
Ecco un’altra delle “grazie” che ci hanno accompagnato in quei due giorni in cui tutto ci ha fatto capire di aver fatto sicuramente e indiscutibilmente la scelta giusta.
Il funerale vissuto assieme a migliaia di persone è stato, pur nella drammaticità dell’evento, un evento unico: sì, eravamo tutti uniti per dare l’ultimo saluto ad un Grande Uomo che ha cambiato la storia della terra e che si è reso protagonista, con il suo operato, la sua vita, la sua testimonianza, per lasciare questo mondo migliore di come l’aveva trovato.
Michele Zecchin 
 
Altre Testimonianze 
Mercoledì 6 aprile alle 00.40, dalla stazione di Padova,  inizia l´esperienza di pellegrinaggio più importante della nostra vita. La meta è Roma, o meglio, il Vaticano, il cuore pulsante della nostra Chiesa, quella Chiesa che si è fatta più vicina a noi sotto la guida di Giovanni Paolo II. Andiamo lì per trovare proprio lui perché era grande il desiderio di poter farci toccare il cuore dalla sua presenza e dalla sua sofferenza. In treno 'dormiamo' per terra, come molti altri giovani, e dopo sei ore di viaggio siamo a Roma. Utilizzando un bus navetta, alle 08.30, raggiungiamo la coda della lunga fila che si insinua come un serpente tra le vie di Roma prima di entrare in Vaticano. Ardenti di poter sentire vicino il papa iniziamo questa fatica che è il nostro omaggio ed il nostro grazie ad un uomo che ha fatto tanto per la fede, ma non solo,  donandoci tutto se stesso.
Dopo 16 lunghe ore di fila vissute con fatica, ma sempre scandite da canti ed applausi sinceri,  raggiungiamo la porta centrale di San Pietro.  La recita del rosario all’interno della basilica ci accompagna verso la salma; l’attesa dell’incontro si fa pesante a causa della stanchezza ma il papa è vicino e per pochi secondi riusciamo a scrutarne il volto portando con noi una preghiera ed un ricordo dei nostri cari. Ci fermiamo ancora qualche minuto all’interno per rivolgerci a Dio e donargli questa nostra fatica; quindi stremati, ma felici, usciamo dalla basilica. Dispiaciuti di dover lasciare San Pietro, ma con il cuore colmo di gioia, torniamo alla stazione dove riusciamo a dormire per qualche ora e alle 06.00 del mattino prendiamo il treno per far ritorno a casa. L’emozione più forte è stata vedere Giovanni Paolo II, lì, in mezzo a noi, in mezzo ai suoi giovani, sentire il papa che, ancora una volta, ci faceva da guida lasciandoci la sua vita come testimonianza sublime di fede e dandoci la speranza e la forza per affrontare SENZA PAURA le nostre sfide.
Andrea e Maddalena 
 
Sfortunatamente non avevo mai avuto l'occasione di 'conoscerlo' di persona, nè di capirne e ammirarne così coscientemente il valore e la portata. Grande quindi, in quei giorni, il desiderio di rimediare a quella inconsapevolezza e scontatezza passate. 'Troppo tardi!', forse, ma non del tutto... Superando allora il diffuso clima 'da evento' presente tanto alla TV quanto alla fila per l'omaggio al suo corpo, ho dato sfogo alla forte volontà di compiere quel pellegrinaggio, quel gesto-preghiera di intimo ringraziamento... quell' ultima opportunità di porgergli il mio saluto e il mio Grazie profondi.
Gloria
 
Potrei dire emozione, invece dico Vita: questa è la parola che scorreva in tutto il mio corpo davanti al Papa. Mi era impossibile immaginarmelo lì, vederlo così immobile, quando invece si muoveva e percorreva la folla.
Ma, anche con il corpo immobile la sua presenza era Viva. Ancora adesso, tutti i suoi gesti, le sue Grandezze restano e ci sono ancora, la sua Presenza è viva ancora a testimonianza della missione che ha compiuto.
Il mio cuore grida Vita, grida voglia di vivere da testimone di una grande Chiesa e cerca di aprire il più possibile le porte a Cristo. Giovanni Paolo II è il testimone, è l'imitazione di Gesù dei nostri tempi É la prova certa che si può vivere da Cristiani e si può parlare di Gesù anche in questo XXI secolo.
  Andrea “Bin”
Michele Zecchin
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