Keith Davison ha 94 anni e ha speso 20 mila dollari per costruire una piscina dove i bambini possono andare tutti i giorni. Li guarda, sorride, scambia qualche parola. Loro si tuffano, ridono, spruzzano acqua in giro...
del 24 agosto 2017
Keith Davison ha 94 anni e ha speso 20 mila dollari per costruire una piscina dove i bambini possono andare tutti i giorni. Li guarda, sorride, scambia qualche parola. Loro si tuffano, ridono, spruzzano acqua in giro...
Dicono che l’illuminazione gli sia arrivata per caso. “Saranno i bambini del quartiere i tuoi nipoti”, gli avrebbe detto un vicino. “Adottali”. E Keith lo ha fatto. E come si fa coi nipoti per i quali si perde immancabilmente la testa ha iniziato a viziarli…
Stiamo raccontando anche noi, e volentieri, una bella storia che ci è arrivata via web dagli Stati Uniti. Una storia piccola, con pochi fatti ma molto significato.
Una storia bella, semplice, che rimette vicine tessere gettate lontane da stili di vita spesso insensibili alle relazioni; ingiusti con i ritmi della vita umana che, in fondo in fondo, è identica a sé stessa dalla notte dei tempi. Gli anziani soli si rattristano. I bambini piccoli, in loro compagnia, allietano le loro giornate e imparano tanto della vita. La sintonia naturale che si instaura tra nonni e nipoti, senza esagerare con tinte idilliache, è fonte di benessere, crescita, equilibrio per gli uni e per gli altri.
Ai nostri tempi pare vada un po’ così. Che le cose naturali e di buon senso secondo la mentalità di qualche decennio fa ora sono oggetto di entusiastiche ri-scoperte.
Ricordate le immagini di quei bimbi vicini, in braccio o in cerchio intorno agli ospiti di residenze per anziani?
A qualcuno era balenata l’idea di avvicinare, di mettere sotto lo stesso tetto asili per l’infanzia e ricoveri per persone in là con gli anni e non più del tutto autosufficienti. Gli anziani si sono sentiti di nuovo importanti, guardati, ascoltati, accarezzati dai bambini.
E i bimbi hanno potuto godere della tenerezza di questi nonni, del loro affetto, di un tempo dedicato loro senza fretta. Di storie raccontate, di fatti lontani. Di torte o disegni fatti assieme. Certo, magari anche di momenti di impazienza e insofferenza, non v’è dubbio. Ma sorprende che una cosa che per generazioni è stata considerata normale sia diventata una sorta di nuova sensazionale invenzione!
Anziani e bambini insieme. Nel dolcissimo e verissimo luogo comune della lentezza, di passetti incerti per la stanchezza o l’imperizia, di passi falsi dovuti all’usura delle articolazioni o alla loro incontenibile inesperienza. Gli uni appena entrati nella grande orchestra della vita, gli altri, esperti e stanchi, quasi pronti a lasciarla. Si chiama “educazione intergenerazionale” e in Italia, come raccontava La Repubblica il 19 febbraio 2017, a Piacenza, ne abbiamo un ottimo esempio.
Ma veniamo ai fatti.
Lui è Keith Davison, ha 94 anni e non più sua moglie al proprio fianco.Ora che è vedovo la tristezza e la solitudine si sono fatte sue assidue compagne di vita.
In uno dei tanti giorni più duri si sarà confidato lamentandosi con qualche vicino gentile che si fermava ad ascoltarlo.
Avrà ripetuto come una greve antifona che, pur avendo ben tre figli, non poteva godere ancora di nessun nipotino. Nessun bambino andava ad occupare i pensieri, gli affetti e la casa di questo anziano signore.
E il vicino gli ha lasciato una buona parola e un invito.
Chissà con quale tono glielo avrà detto. Se sarà stata una frase buttata là, un consiglio dato con tanta gentilezza e poca convinzione oppure no.
Keith ed Evy erano vicinissimi a festeggiare il loro 66 anniversario di matrimonio, ma il cancro che ha attaccato lei è stato più tempestivo, accidenti a lui. Ha pianto tanto, Keith; per giorni interi. E stava solo, in casa, a fissare il muro.
Lui è un signore con una rispettabile carriera di giudice alle stanche spalle. E una bella casa vuota a Morris, in Minnesota.
“E va bene”, si sarà detto, “se questi bambini dovranno essere i miei nipoti occorre che li veda. E cosa li può attrarre in modo irresistibile quando il caldo opprime?”
Ha chiamato operai e tecnici. Hanno scavato la buca, gettato il cemento, ricoperto il fondo. Avviato pompe e filtri, installato il trampolino e tutto quanto.
Lo ha fatto davvero. Ha speso 20 mila dollari per costruire una piscina. Il resto è venuto da sé. I bambini sono arrivati e tornano tutti i giorni. A volte resta qualche mamma a sorvegliarli, altre no. Ci pensa lui. Sta seduto un po’ scostato dal bordo, li guarda, sorride, scambia qualche parola. Loro si tuffano, ridono, spruzzano acqua in giro.
Il prato non era recintato eppure questo racconto vero mi ha ricordato la favola di Oscar Wilde sul Gigante egoista. I bambini hanno riportato una malinconica primavera nella vita di questo signore senza doverne vincere alcuna asprezza di carattere.
Keith non vuole dimenticare il motivo della sua tristezza, ma la lenisce volentieri, in attesa di poter rivedere sua moglie, chissà, in un altro Giardino…
Paola Belletti
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