Apertura GMG: carità, giustizia e pace

Il cardinale Dziwisz prega per padre Hamel e chiede ai presenti un impegno...

Apertura GMG: carità, giustizia e pace

 

Cantano e ballano sotto la pioggia. Con i poncho colorati a esorcizzare il diluvio di una giornata grigia e il dolore che arriva dalla Francia per l'uccisione di padre Jacques Hamel. Shock, paura, lacrime, ma anche speranza nelle parole dei ragazzi francesi (circa 35 mila) presenti a Cracovia. Gli si stringono attorno gli altri giovani, provenienti da 187 diversi Paesi del mondo e che stanno invadendo la Polonia. Aspettano le parole del cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia e storico segretario di Giovanni Paolo II per la messa di apertura ufficiale di questa XXXI Giornata mondiale della gioventù. «Da qui», dice monsignor Olivier Ribadeau Dumas,  segretario della conferenza episcopale francese parlando con i giornalisti, «deve arrivare dagli stessi giovani un messaggio di dialogo. La Francia è un Paese dove convivono persone che hanno religioni diverse e anche che non hanno religione. Questo è un dato di fatto. I ragazzi francesi hanno appreso con dolore le notizie di Rouen, ma oltre alla paura c'è anche l'impegno per il dialogo, che è l'unica risposta efficace».

 

Sventolano le bandiere francesi a Blonia, dove si celebra la messa inaugurale. E poi vengono abbassate in segno di presenza e di lutto. E il cardinale prende la parola per dare il benvenuto ai 500mila giovani che sono già arrivati in Polonia mentre altri si aggiungeranno nelle giornate in cui sarà presente papa Francesco. Li sprona alla speranza e all'impegno per la pace. «Parlate molte lingue», dice, «ma da oggi tutti useremo tra di noi il linguaggio del Vangelo. Il linguaggio dell’amore. Il linguaggio della fraternità, della solidarietà e della pace.». E invita a pregare tutti a pregare per tutte le vittime del terrorismo e della violenza e, in particolare, per «il sacerdote ucciso oggi».  

E, nell'omelia, il cardinale insiste sul dialogo e sul sacrificio. Commentando il Vangelo l'arcivescovo di Cracovia sottolinea come Pietro divenne il testimone privilegiato dell'amore di Cristo, «roccia della Chiesa nascente. Per tutto questo egli pagò con la vita nella capitale dell’Impero Romano, inchiodato ad una croce come il suo Maestro. Il sangue di Pietro, una volta versato, divenne seme per la fede e per la crescita della Chiesa, che abbraccia tutta la terra. Oggi Gesù Cristo parla a noi, a Cracovia, sulle rive del fiume Vistola, che attraversa tutta la Polonia, dai monti al mare. L’esperienza di Pietro può diventare la nostra esperienza e disporci alla riflessione».

 

Con il Cristo misericordioso alle spalle e con le immagini a lato dell'altare di Giovanni Paolo II e di suor Faustina, Dziwisz chiede ai giovani di porsi tre domande: «Da dove veniamo a questo incontro? Come seconda: dove siamo oggi, in questo momento della nostra vita? Come terza cosa, chiediamoci: da questo momento, in quale direzione porremo il resto della nostra vita? Cosa porteremo via da questo luogo?»  

«Da dove veniamo? Veniamo "da tutte le nazioni sotto il sole”, come gli arrivati in folla a Gerusalemme, radunati nel giorno della Discesa dello Spirito Santo, ma noi siamo senza paragone assai di più di allora, di duemila anni fa,  perché  dietro a noi ci sono i secoli e secoli dell’annunzio del Vangelo, che è giunto fino ai più lontani angoli della terra. Portiamo con noi la ricchezza delle nostre culture, tradizioni e lingue. Portiamo con noi le esperienze delle nostre Chiese locali. Veniamo da regioni del mondo dove la gente vive in pace, dove le famiglie sono comunità di amore e di vita e dove i giovani possono realizzare i loro sogni. Ma ci sono tra noi anche ragazzi di Paesi in cui la gente soffre a causa di conflitti e di guerre, in cui i bambini muoiono di fame, in cui i cristiani sono crudelmente perseguitati. Ci sono tra noi ragazzi provenienti da regioni del mondo dove ci sono violenze e cieco terrorismo, dove  i governanti si arrogano diritti sugli uomini e sulle nazioni, facendosi guidare da ideologie folli».

E ancora: «Dove siamo oggi, in quale luogo e momento della nostra vita? Siamo venuti da vicino e da lontano. Molti di voi hanno percorso migliaia di chilometri e hanno investito molto nel viaggio, per essere oggi qui. Siamo a Cracovia, una volta capitale di quella Polonia alla quale mille e cinquanta anni fa è arrivata la luce della fede. La storia della Polonia non è stata facile, ma abbiamo sempre cercato di rimanere fedeli a Dio e al Vangelo. Oggi siamo qui, perché ci ha riuniti Gesù Cristo. Lui è la luce del mondo. Chi segue Lui non camminerà nelle tenebre»

 

Ancora il cardinale chiede di affidare a Dio «in questi giorni le nostre cose, le paure e le speranze nostre. Egli in questi giorni ci interrogherà sull’amore, come ha interrogato Simon Pietro. Non sottraiamoci al rispondere a queste domande. Incontrandoci con Gesù, sperimentiamo nello stesso tempo che tutti insieme formiamo una grande comunità, cioè la Chiesa, che oltrepassa i confini tracciati dagli uomini e che dividono le persone. Siamo tutti figli di Dio»

 

E infine, sulla terza domanda, chiede di cogliere la sfida senza rispondere in anticipo alla domanda su cosa porteremo indietro da questa esperienza: «Condividiamo la nostra fede, le nostre esperienze, le nostre speranze. Cari giovani amici, modellate in questi giorni i vostri pensieri e i vostri cuori. Ascoltate le catechesi che i vescovi vi fanno. Ascoltate la voce di Papa Francesco. Partecipate con commozione alla santa liturgia. Sperimentate l’amore misericordioso del Signore nel sacramento della riconciliazione. Cercate anche di prendere conoscenza delle chiese di Cracovia, della ricchezza della cultura di questa città, come pure dell’ospitalità degli abitanti suoi e delle altre località vicine, dove troverete riposo dopo le fatiche della giornata. Cracovia vive del mistero della Divina Misericordia, grazie anche all’umile Suor Faustina e grazie a Giovanni Paolo II, che hanno sensibilizzato la Chiesa e il mondo a questo particolare carattere di Dio. Tornando ai vostri Paesi, alle vostre case e comunità, portate loro la scintilla della misericordia, ricordando a tutti che  “beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5, 7). Portate agli altri la fiamma della vostra fede ed accendete con essa altre fiamme, affinché i cuori umani battano al ritmo del Cuore di Gesù, che è “fonte ardente di carità”. Che la fiamma dell’amore avvolga tutto il nostro mondo, affinchè in esso non ci siano più egoismo, violenza e ingiustizia, ma sulla nostra terra si rinforzino la civiltà del bene, della riconciliazione, dell’amore e della pace».

 

 

Annachiara Valle

http://www.famigliacristiana.it

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