“Consiglio agli spettatori: sforzatevi, mentre leggerete il programma di sala, di immaginare il ticchettio di un orologio, di un orologio da taschino, che è il vero protagonista della storia di quest'anno, che si dipanerà tra l'impazienza di una adolescente e la perseverante fede di un vecchio giardiniere...”.
del 21 dicembre 2005
Consiglio agli spettatori: sforzatevi mentre leggerete il programma di sala di immaginare il ticchettio continuo di un orologio, di un orologio da taschino che è il vero protagonista della storia di quest’anno, che si dipanerà tra l’impazienza di una adolescente e la perseverante fede di un buon giardiniere. Parleremo di tempo e di attesa. Attesa che qualcosa di bello e di nuovo accada, come può essere la nascita di un figlio… che qualcosa di brutto finalmente finisca… che la persona che amiamo ritorni… e la grande attesa… il giorno della nostra morte, quando finalmente compariremo davanti al nostro Signore! Nell’attesa consigliamo: Lc 13, 6-9 !
 
Così inizia il Programma di Sala…. Sabato 17 dicembre alle ore 21 presso il Teatro Cinema dell’ Oratorio Don Bosco di San Donà (VE), la compagnia  “Il resto d’Israele”, composta dai ragazzi dell’oratorio e guidata da ben 4 registi (Bincoletto Marco, Botter Filippo, Ferraro Stefano, Zanchetta don Silvio) ha portato in scena, nel corso della tradizionale Serata della Luce, lo spettacolo “Attendere… prego!”.
L’inedito copione ha permesso la realizzazione di uno spettacolo ben equilibrato, denso di sfumature e carico di significato.
 
Protagonista della storia un orologio da taschino, appartenuto ad un soldato della I guerra mondiale, che dal fronte lo manda come ricordo ad un suo caro amico, un capostazione, al quale l’orologio viene sottratto da un ragazzino che, cresciuto, ritroveremo in prigione, e che si scopre essere il nonno di un bambino che sta per nascere, a cui verrà donato l’orologio, in memoria del nonno defunto.
 
Ciascuna di queste quattro grandi scene è legata all’altra dal passaggio di mano in mano di questo orologio,  e ognuna di esse parla di un’attesa.
Nella prima scena, ”Anno 2006, 21 marzo, SALA D’ATTESA ovvero La primavera della vita”, un neo-papà, una suocera molto divertente, delle cognate chiacchierone e un nipote un po’ imbranato stanno aspettando nella sala di un ospedale la nascita di un bambino, metafora dell’attesa che nutriamo quando aspettiamo che qualcosa di bello e di nuovo accada, come può essere la nascita di un figlio.
Nella seconda scena, “Anno 1976, 21 giugno, LA PRIGIONE ovvero Tentativi di fuga estivi”, tre carcerati attendono di essere liberati: uno viene scagionato, gli altri due riescono ad evadere. La situazione vuole far riflettere sul quel tipo di attesa che nutriamo quando aspettiamo che qualcosa di brutto finisca.
Nella terza scena, “Anno 1946, 23 settembre, IN STAZIONE ovvero Rientri autunnali”, una contessa con servette al seguito, sta aspettando l’arrivo del treno su cui viaggia il conte. Il capostazione viene ripetutamente chiamato dalla petulante segretaria che annuncia l’arrivo del tanto atteso fax da Roma, che significa per lui la speranza di un impiego migliore. L’attesa qui descritta è quella del ritorno della persona amata.
Infine, nel quarto episodio,”Anno 1916, 21 dicembre, AL FRONTE ovvero L’inverno della vita”  siamo trasportati in una trincea di guerra, in cui sono appostati tre soldati in attesa dell’ordine di attacco, perfettamente coscienti che non c’è speranza di salvarsi. Attesa quindi della morte, del momento in cui compariremo davanti a Dio.
 
Cornice al susseguirsi di queste situazioni, il rapporto tra un giardiniere che tenta di far rivivere una pianta secca e una ragazza che è alla ricerca di risposte. Nel Congedo “DALL’ETERNITÀ ovvero L’attesa delle attese”, ritroviamo la ragazza in monastero, che nell’attesa ha maturato una scelta di vita radicale.
Emozionante la lode alla Vergine che la ragazza recita mentre viene proiettata l’immagine dell’ “Annunciazione“ del Beato Angelico, e la conclusiva Ave Maria che tutto il cast recita insieme, seduto sul palco con le spalle al pubblico, segno che più che uno spettacolo, tutto l’insieme ha voluto offrire degli spunti di riflessione e di preparazione al Natale, come avrebbe voluto don Bosco.
 
Dal punto di vista tecnico, lo spettacolo è stato ben curato nei dettagli, dall’ingresso degli spettatori in sala, che hanno dovuto attendere di poter entrare mentre si udiva il ticchettio di un orologio, ignari che anche quello era parte dello spettacolo.
Il passaggio da una scena all’altra è stato realizzato in maniera molto agile, con l’entrata in scena di un gruppo di ragazzi che adattava di volta in volta l’essenziale scenografia, che si prestava ad essere sala d’aspetto, carcere, stazione e trincea, attraverso l’intelligente ri-disposizione degli stessi oggetti in posizioni diverse.
Le musiche, ben arrangiate, sono state eseguite dal vivo.
 
Ciò che colpisce, a sipario calato, è il numero delle persone che hanno partecipato alla realizzazione della serata: i numerosi ragazzi del cast, ma soprattutto i  numerosissimi adulti che hanno dato il loro contributo come parrucchieri e costumisti, segno che l’oratorio è una realtà ancora capace di essere un ambiente vivo e propositivo nonché una presenza positiva nel paese.
 
  
 Per info: d. Silvio Z. - s.zanchetta@cnos-fap.it
 
 
 
 
La REPLICA sarà sabato 4 febbraio 2006 ore 21.00 presso il Cinema Teatro don Bosco di San Donà di Piave (Venezia).
 
Scarica il Programma di Sala
 
Francesca Marcon
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