Barbie resta concepita al botulino, con il suo Dna iscritto nella chirurgia estetica, prima ancora che la chirurgia estetica diventasse routine. Per respingere le accuse di giocattolo diseducativo, i produttori le hanno imposto qualche scelta politicamente corretta. Ad esempio, si sono preoccupati di far sapere che non trascorre tutto il giorno solo a farsi bella per Ken.
Rimane uno dei giocattoli più criticati. Con le sue forme irreali, Barbie, donna-bambolina impossibile, è divenuta l’emblema della perfezione posticcia, della bellezza plastificata, della bionda vacuità, autentico anti-modello per le bambine in crescita. Né i tentativi di renderla più vera (dal 1997, ad esempio, ha un bacino più ampio), ne hanno mutato l’essenza. Barbie resta concepita al botulino, con il suo Dna iscritto nella chirurgia estetica, prima ancora che la chirurgia estetica diventasse routine: dimostrandosi impermeabile a tempo e mode, il primo esemplare risale al 9 marzo 1959.
Per respingere le accuse di giocattolo diseducativo, i produttori le hanno imposto qualche scelta politicamente corretta. Ad esempio, si sono preoccupati di far sapere che non trascorre tutto il giorno solo a farsi bella per Ken. Barbie, infatti, è stata (tra l'altro) chirurgo, astronauta, ambasciatrice per la pace, rockstar, atleta olimpica, medico, ufficiale militare, pilota, poliziotta, vigile del fuoco, veterinaria e paleontologa. Una vicenda a parte quella del rapporto tra Barbie e la Casa Bianca. Né democratica, né repubblicana (ma leader indiscussa del «B Party») è stata più volte candidata presidenziale, mentre nel 2000 è diventata addirittura presidente degli Stati Uniti. Una particolarità interessante: per il più recente look da candidata, Barbie per la prima volta ha abbandonato i tacchi a spillo optando per la zeppa: un cambiamento che le ha permesso di restare in piedi da sola.
Né Barbie può essere accusata di razzismo. Negli anni Ottanta infatti nasce la serie Dolls of the World, in cui Barbie assume finalmente le fattezze caratteristiche del Paese che rappresenta. Barbie, del resto, ha avuto un’amica paraplegica: nel 1997, infatti, è comparsa Becky, biondissima, bellissima e in carrozzina. A nemmeno un mese dal lancio, però, risultò l’enorme gaffe: la sedia a rotelle non entrava nella casa della celebre amica (e pare che la barriera architettonica ne abbia fatto crollare le vendite). L’ultima frontiera del politicamente corretto è di questi giorni: la Barbie calva dovrebbe infatti presto diventare una realtà. Dopo una campagna su Facebook, è stato dato il via libera alla produzione. Barbie bold, però, non sarà in commercio, ma verrà donata agli ospedali pediatrici che ospitano bimbi colpiti da tumori.
Professioni, colore della pelle, disabilità e malattia: il cammino di Barbie parrebbe la dimostrazione della (parziale) infondatezza di tante critiche perché, in fin dei conti, bella anche con anima. Viene però un dubbio: quanti di noi hanno mai realmente incontrato queste Barbie nei negozi? E perché non vendere la Barbie calva, che potrebbe rassicurare le bimbe davanti alle madri sotto chemio? Perché Barbie non decide di crescere davvero? Chissà, magari finalmente sarà necessaria una nuova versione della sublime Barbie Girl. Gli Aqua sono avvertiti.
Giulia Galeotti
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