Michele Rua, che divenuto salesiano – il primo! – nel giorno dell’Annunciazione di Maria, visse accanto a Don Bosco per ben 26 anni e quindi, assorbì il suo spirito come nessun altro dei giovani che con Don Bosco fondarono la Congregazione...
del 29 ottobre 2018
Michele Rua, che divenuto salesiano – il primo! – nel giorno dell’Annunciazione di Maria, visse accanto a Don Bosco per ben 26 anni e quindi, assorbì il suo spirito come nessun altro dei giovani che con Don Bosco fondarono la Congregazione...
Don Bosco costruì il Santuario di Maria Ausiliatrice. Don Rua lo fece restaurare, abbellire e decorare. E non soltanto una volta.
Michele Rua, che divenuto salesiano – il primo! – nel giorno dell’Annunciazione di Maria, visse accanto a Don Bosco per ben 26 anni e quindi, assorbì il suo spirito come nessun altro dei giovani che con Don Bosco fondarono la Congregazione, il 18 dicembre 1859, proprio 150 anni fa. Più per vissuta esperienza che per ragionamenti teologici, lui sapeva che componente essenziale del carisma salesiano è la devozione a Maria Ausiliatrice. Un testimone nella “istruzione” della causa di beatificazione di Don Rua disse: “Ricordo in modo speciale aver udito dal Servo di Dio queste parole: che non si può essere buoni Salesiani se non si è devoti di Maria Ausiliatrice”.
Tre anni dopo la morte di Don Bosco, il 21 dicembre 1891 Don Rua scriveva ai salesiani: “Si compie per noi, figli di Don Bosco, un periodo di tempo, degno di tutta la nostra considerazione, che deve riuscirci di grande consolazione ed ispirarci la più dolce fiducia. Come ben sapete, il giorno solenne di Maria Ausiliatrice del corrente anno fu il cinquantenario dell’ordinazione sacerdotale del nostro caro Padre; e nella bella festa dell’Immacolata Concezione occorrerà il Giubileo delle Opere Salesiane. Ora nostro dovere è di fare una grande solennità per la prossima ricorrenza del suddetto Giubileo”. E continua scrivendo che non potrebbe esserci occasione più opportuna per “l’inaugurazione delle decorazioni al Santuario di Maria Ausiliatrice. Queste s’intrapresero, come monumento alla venerata memoria del nostro Fondatore e in pari tempo come atto di riconoscenza a Maria Ausiliatrice” (Don Rua, Lettere Circolari, Torino 1896, pp. 59-60).
A gloria di Maria e in onore di Don Bosco
Dopo tre anni di non poche sollecitudini e notevoli spese si erano infatti conclusi i lavori di restauro e decorazione alla chiesa di Maria Ausiliatrice, lavori voluti come monumento a Don Bosco in una chiesa che era ormai considerata come espressione sintetica e coronamento di tutte le Opere Salesiane esistenti. Vestita a nuovo, la chiesa si abbelliva con la grandiosa composizione del Rollini, già allievo dell’Oratorio, che affrescò nella cupola il trionfo dell’Ausiliatrice in cielo e sulla terra. Per glorificare la Vergine, il pittore inserì, in modo quanto mai azzeccato, anche la Congregazione Salesiana, sorta e propagata per opera di Maria oltre che nata e sparsa nel mondo per diffondere la devozione a Maria.
Nel primo giorno dell’ottavario, Mons. Emiliano Manacorda, allora vescovo di Fossano (Cuneo), dichiarava che dopo cinquant’anni di operosità apostolica a salvezza di tante anime, dopo cinquant’anni spesi per sovvenire i poveri, per insegnare agli ignoranti e impiegati in un’attività portentosa e fenomenale a “impiantare oratori, ospizi, collegi, missioni, a erigere chiese, tipografie, scuole... si adorni dunque il tempio di Maria, ove s’incentrano e fan capo tante mirabili opere; s’inneggi a quel prode atleta, a quell’instancabile prete, che fu strumento di grazie tanto sorprendenti, e si ringrazi il Cielo, che cotante benedisse e fecondò le opere di Don Bosco” (Ceria, Annali II, p. 103).
Il suo pianto all’incoronazione
Due anni dopo, nel 1903, avvenne la solenne “incoronazione” dell’immagine di Maria Ausiliatrice per mano del cardinale Agostino Richelmy, arcivescovo di Torino. Il 17 febbraio, Don Rua annunciava ai Salesiani il grande evento, dicendo: “Procuriamo di renderci meno indegni della nostra celeste Madre e Regina, e predichiamone con sempre maggior zelo le glorie e la materna tenerezza. Essa ispirò e guidò prodigiosamente il nostro Don Bosco in tutte le sue grandi imprese; Essa continuò e continua tuttodì tale materna assistenza in tutte le nostre opere, per cui possiamo ripetere con Don Bosco che tutto ciò che abbiamo, lo dobbiamo a Maria SS.ma Ausiliatrice” (Amadei, Don Rua III, p. 12). Del giorno dell’incoronazione, un testimone d’eccezione, Don Melchiorre Marocco (essendo stato prete d’onore del Legato Pontificio, visse l’evento da vicino), ricorda: “Potemmo osservare il contegno veramente estatico di Don Rua, il quale, quando vide posarsi sul capo del Bambino e della Madonna le sacre corone per mano di Sua Eminenza, scoppiò in pianto dirotto, cosa che ci meravigliò non poco, perché conoscevamo la padronanza assoluta che egli aveva di se stesso”.
Il 19 giugno, rendendo conto degli avvenimenti a tutti i Salesiani del mondo, Don Rua scriveva: “Mi è dolce pensare che la coronazione della taumaturgica Immagine di Maria Ausiliatrice produrrà tra i Salesiani sparsi nel mondo ubertosissimi frutti. Essa aumenterà il nostro amore, la nostra devozione e la nostra riconoscenza verso la nostra celeste Patrona, a cui siamo debitori di tutto quel bene che s’è potuto fare ... In queste nostre memorabili solennità il nome di Maria Ausiliatrice andò sempre unito a quello di Don Bosco, che con sacrifici inauditi innalzò questo Santuario, colla parola e colla penna si fece l’apostolo della sua devozione, e nella sua potentissima intercessione aveva posto ogni fiducia. Che dolce spettacolo vedere tanti pellegrini, dopo aver soddisfatto la loro pietà in chiesa, sfilare tutti e visitare con profonda venerazione le camere di Don Bosco! Non dubito punto che coll’aumentarsi tra i Salesiani della devozione a Maria Ausiliatrice, verrà pur crescendo la stima e l’affetto verso Don Bosco, non meno che l’impegno di conservarne lo spirito e d’imitarne le virtù” (Amadei, Don Rua III, p. 43).
La processione per le vie di Torino
A Don Rua noi Salesiani dobbiamo la recita quotidiana della preghiera di consacrazione a Maria Ausiliatrice dopo la meditazione. A Don Rua, noi devoti di Maria Ausiliatrice, dobbiamo anche la processione della sua statua per le vie di Torino, voluta da lui per la prima volta nel 1901, e diventata rapidamente una bella tradizione per la città e per tutto il Piemonte.
Negli appunti delle sue prediche alla gente si legge: “In tutte le necessità troviamo in Maria SS.ma la nostra avvocata; e si ha ancora da trovare chi invano sia a Lei ricorso. Dunque fortunati noi di essere figli di tal madre ... Onoriamola, amiamola noi e facciamola amare dagli altri, adoperiamoci per farla conoscere come sostegno dei cristiani, ricorriamo a Lei come sicuro presidio nelle malattie, nei rovesci di fortuna, nelle famiglie che sono in discordia, per impedire certi gravi scandali, nei paesi, nelle città. Ma se vogliamo farle un ossequio veramente gradito, procuriamo di prenderci una cura tutta speciale della gioventù ... In modo speciale poi prendiamoci cura della gioventù povera” (Amadei, Don Rua III, pp. 746-748).
Per Don Rua, come per Don Bosco prima, l’attaccamento filiale e una sincera devozione a Maria Ausiliatrice portano, naturalmente, all’impegno per la salvezza della gioventù: “Chi si lascia ausiliare da Maria si converte, come Essa, in ausiliatrice dei giovani in necessità. È così che noi, discepoli e figli di Don Bosco, facciamo che le nostre azioni nel servizio di Dio e a favore del prossimo, specialmente della gioventù, servano a rammemorare le virtù e la santità del nostro buon Padre, in guisa che ciascuno di noi sia di Lui copia fedele” (Don Rua, Lettere Circolari, Torino 1896, p. 62).
Don Pascual Chavez Villanueva
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