Il discorso del comico tra il serio e il faceto. Dice che da piccolo voleva fare il Papa, ma poi siccome ridevano ha fatto il comico. Ma ai bambini indica la via delle beatitudini e dell'amore.
Da bambino voleva fare il Papa, ma poi tutti si mettevano a ridere quando lo diceva e allora ha deciso di fare il comico. «Se si fossero inginocchiati, avrei fatto il Papa». È la battuta con cui il premio Oscar Roberto Benigni ha introdotto il suo monologo davanti a Francesco e ai 50mila bambini di piazza San Pietro nella Giornata Mondiale dei Bambini. Tante le battute, un fiume in piena come al solito l'attore. Con il fuori programma di un bacio al Pontefice: «Due guardie svizzere mi hanno detto: "Può fare ciò che vuole, ma non può toccare il Papa". Ma io, Santità, come un bambino al quale si dice non fare quello e lo fa, come Adamo ed Eva che gli dissero non mangiare la mela e loro zac a mangiarla, avrei voglia di abbracciarla e di darle un bacio». Detto, fatto, con grande gioia di Francesco.
Poi però arrivano anche appelli seri alla pace e il riferimento a Gesù e alle beatitudini. «L'unica cosa sensata che ho sentito in tutta la mia vita l'ha detta Cristo nel Vangelo, il discorso della montagna. È un incanto di bellezza, di una bellezza che non si resiste - ha sottolineato -. Quando Gesù dice tutti gli elenchi da imparare a memoria: "Beati i miti, gli operatori di pace, i misericordiosi". Ecco, beati i misericordiosi, che poi vorrebbe dire prendersi cura del dolore degli altri, essere sensibili, perdonare, essere profondamente buoni. Siate profondamente buoni. Questo ha detto Gesù. Questa è l'unica buona idea che sia stata espressa nella storia dell'umanità. Che la vita è questo: amore, conoscenza e una compassione infinita per il dolore che attraversa l'umanità. E allora - ha aggiunto Benigni - non aspettatevi che il mondo si prenda cura di voi, prendetevi voi cura del mondo, almeno di quello a portata di mano. Amate chiunque avete a portata di mano». «I bambini sono amore diventato visibile. Ha detto un grande poeta: la mano che dondola la culla governa il mondo. Ed è vero».
Una grande performance, insomma, tenuta nel giusto equilibrio tra il serio e il faceto. Come quando per esempio il comico, per sottolineare la sua grande ammirazione per papa Bergoglio, ha detto: «Quasi quasi per le prossime elezioni mi presento io, insieme a lei, facciamo insieme il campo largo. Mettiamo sulla scheda il nome Jorge Mario Bergoglio, detto Francesco: vinciamo subito». E poi: «Questo è lo Stato più piccolo del mondo, ma c'è la persona più grande del mondo il Papa. Quasi quasi Santità vorrei fare un tango con lei».
«I bambini - ha sottolineato ancora Benigni - sono il nostro futuro, la gioia di domani, una cosa meravigliosa. Magari in mezzo a voi c'è il nuovo Michelangelo, il nuovo Galileo, la nuova Rita Levi Montalcini. O magari c'è il nuovo papa, non si sa mai. Questa è la città del signore, il regno di Dio, tutto è possibile, anche che uno di voi diventi Papa, magari il primo africano o asiatico della storia, o di Testaccio, e una donna, il primo Papa donna della storia, pensate che roba». «Insieme a voi - ha detto ancora il comico - siamo tornati tutti bambini, e il più piccolo è papa Francesco, che ha tre anni e tanti giorni, è un bambino, è puro, ha la purezza, se venite a mezzanotte ha un'aura luminosa intorno perché è puro, come Campanellino di Peter Pan, ha la polvere magica, anzi la polvere di Papa».
Ancora ai bambini. «Ognuno di voi è un eroe, protagonista di una storia che non si ripeterà mai più: siete gli eroi della vostra vita, fate le cose difficili, più difficili sono e meglio è. E se sbagliate non vi preoccupate, riprovate, gli errori sono necessari, utili e qualche volta anche belli». «Divertitevi - ha aggiunto - e qualsiasi cosa facciate, amatela, non accontentatevi di fare un buon lavoro, fatelo al meglio, amate ciò che fate". E ancora: "Vi dicono di andare avanti sicuri? Io dico l'opposto: dovete essere insicuri, più siete incerti, indecisi, scettici, dubbiosi e meglio è, l'incertezza è più bella. Chiedete aiuto e non abbiate paura, come diceva papa Wojtyla, Giovanni Paolo II (era il suo motto) perché siamo tutti insieme. Vi sento che nei vostri cuori pulsa l'intera umanità. E allora prendete il volo. Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro. Costruite un mondo migliore. Voi fatelo diventare più bello che noi non ci siamo riusciti. Il mondo ha bisogno di essere bello. E voi potete portare il vostro piccolo contributo verso il bene. Rendete gli altri felici. Non più buoni. C'è una sola persona che bisogna rendere più buona. Se stessi. Gli altri bisogna renderli felici. E per farlo bisogna essere felici. Siate felici e diventate l'adulto che avreste voluto accanto quando eravate bambini, cioè ora».
La conclusione del monologo, durato oltre venti minuti, è una visione di pace ispirata al grande poeta Gianni Rodari: «Non c'è niente di più bello al mondo della risata di un bambino. E se un giorno tutti i bambini del mondo, nessuno escluso, potranno ridere tutti insieme, quel giorno, ammettetelo, sarà un bellissimo giorno, sarà un grande giorno, sarà il giorno più bello della storia del mondo. Grazie Santità, grazie a tutti».
Al termine il grazie di padre Enzo Fortunato, coordinatore della Giornata: '«Grazie a Benigni che ha invitato i bambini a prendere in mano la loro vita e a farne un capolavoro e a portare il bene e rendere gli altri felici E grazie a Papa Francesco - ha scritto il francescano - per aver annunciato la data della prossima Giornata mondiale dei bambini e delle bambine, a settembre 2026».
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Fonte: https://www.avvenire.it/papa/pagine/monologo-di-roberto-benigni
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