“Annuncia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna” (2Tim 4,2). Ma tu in pizzeria... fai il segno della croce? Smentendo San Paolo, tanti cristiani 'teologicamente corretti', si sono abituati ormai a distinguere sapientemente, i momenti “opportuni” dai momenti “non opportuni”, nei quali annunciare la parola...
del 15 ottobre 2005
Il compito che Gesù ha lasciato alla sua Chiesa “Andate ed ammaestrate tutte le nazioni” (Mt 28,19), oggi sembra segnare il passo, accusando un progressivo abbassamento del livello di entusiasmo. Smentendo San Paolo, tanti cristiani 'teologicamente corretti', si sono abituati ormai a distinguere sapientemente, i momenti “opportuni” dai  momenti “non opportuni”, nei quali annunciare la parola.
Le “zone franche” dove è “opportuno”(cioè dove oggi si può parlare di Gesù senza apparire imprudenti o maleducati), sono sempre più ristrette. Quelle “non opportune”, dove non è “conveniente” tirarlo in ballo, sono sempre più larghe.
 
Non sarebbe naturale oggi:
·        fondare una banca e chiamarla “Santo Spirito” o “San Paolo”; o una assicurazione “Cattolica”, o il pronto soccorso “Croce rossa”;
·        piantare una croce sulla cima di una montagna appena raggiunta;
·        iniziare l’anno scolastico con una Messa;
·        ringraziare Dio immediatamente prima di ricevere la coppa del mondo di calcio presi per mano in centro al campo di calcio (vedi il Brasile);
·        fare un segno di croce prima del pasto in ristorante, in pizzeria…; o la preghiera all’inizio di un viaggio;
·        scrivere il termine “cristiana”, nella costituzione europea…
 
Insomma sembra che Gesù e la fede sono tanto più accettati dal mondo, quanto più sono “detti” in quelle aree in cui la mentalità relativista ordina di collocarli. In nome di questo si potrebbe impedire:
·        ad un calciatore di fare il segno di croce entrando in campo perché lo si vede per tv;
·        a un allenatore PGS (Polisportive Giovanili Salesiane) di dire un’Ave Maria con i ragazzi prima di ogni allenamento;
·        di appendere il crocifisso nei tribunali;
·        di giurare sulla Bibbia prima della testimonianza in un processo;
·        ai medici, farmacie e ambulanze di tenere la croce all’interno dei loro simboli;
·        di celebrare pubblicamente il Battesimo del proprio figlio neonato...
 
Alcune visioni teologiche hanno insegnato che una fede al passo con i tempi deve saper distinguere: chiesa e mondo, natura e grazia, fede e ragione, vocazione ecclesiale e vocazione laicale… E i cristiani hanno così imparato a scoprire ciò che è conveniente da ciò che è inopportuno, per mezzo di una fede prudente ed equilibrata.
L’inconsistenza suicida di queste riflessioni è diventata patrimonio comune? Quanti credono che addirittura i santi sono stati campioni di questa laica prudenza! Sono stati capaci cioè di realizzare sottili equilibri e sapienti trasfusioni, nell’annunciare Cristo in quei distinti ambiti del religioso-clericale e del laico-civile. Ma se andiamo a guardare da vicino come loro sono vissuti, di queste distinzioni ne sono stati del tutto ignari e le hanno trascurate allegramente, anzi la loro vita è stata una continua contestazione ad esse.
Frassati, Moscati, Beretta Molla, Domenico Savio, La Pira, Madre Teresa, Don Bosco... si sarebbero stupiti di questo modo di intendere e vivere la fede!
Si è cercato di supplire con sottili distinzioni, una tiepidezza di fede, che andava affermandosi sempre più?
Gesù ha detto di sé: “Senza di me non potete far nulla”. Come fare perché torni ad essere “il centro del cosmo e della storia” (cf. GP II, Redemptor hominis), in famiglia, a scuola, fra gli amici, con la morosa/o, ecc, ecc. …!
Da notare che non ha detto: “Voi cristiani, senza di me non potete fare nulla, mentre i non cristiani ci riescono!”. E neanche ha detto: “Andate ed ammaestrate le genti, eccetto in quelle zone franche di laicità, dove non conviene disturbare” ! Lui ha disturbato fino a subire la croce! Poteva evitarla, ma non gli riusciva di fare tante distinzioni perché Lui e il Padre sono una cosa sola!! Quanto possiamo e dobbiamo essere anche noi una cosa sola con la volontà del Padre?
Il Rettor Maggiore don Pasqual Chavez, ci sollecita a “varcare le soglie della timidezza evangelica, andando oltre la pastorale del divertimento, in modo da additare mete alte da raggiungere” (Strenna 2004). E GP II: “Non abbiate paura di andare nelle strade e nelle piazze pubbliche, come i primi apostoli. Non è il momento di vergognarsi del Vangelo. É il momento di predicarlo dall’alto dei tetti” (Denver 2003).
“Cari giovani non abbiate paura di Cristo Lui non toglie nulla e dona tutto. Chi si dona a Lui, riceve il centuplo. Si aprite le porte a Cristo e troverete la vita” (Benedetto XVI) .
Buona preghiera, buona evangelizzazione! E… buone brutte figure!!        
Don Duilio Peretti
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