Caterina Maria Sudrio

"Papà, dì a mamma di non piangere, perchè vado in paradiso. Io non guarisco. Ho chiestolo solo 100 giorni"

 

 

"Papà, dì a mamma di non piangere, perchè vado in paradiso. Io non guarisco. Ho chiestolo solo 100 giorni"

Caterina Maria Sudrio (1.06.2006-26.07.2014), 8 ANNI

 

Caterina Maria nasce a Benevento il 1° giugno 2006 all’ospedale Fatebenefratelli e viene battezzata il 18 giugno, festa del Corpus Domini, nella chiesa di San Pasquale a Benevento.
Ultima dei dieci figli di Francesco Sudrio e Maria Rosaria Duraccio, si distingue in famiglia e fuori di essa per la delicatissima sensibilità ed affabilità nei riguardi di tutti, soprattutto della mamma che definisce «mamma adorata» e per l’amore semplice e appassionato a Gesù Eucaristia.
Non ha ancora cinque anni quando chiede di confessarsi e nonostante i genitori tentino di dissuaderla lei ottiene ciò che vuole: la sua prima Confessione. 
A cinque anni chiede e ottiene di ricevere Gesù nella Santa Comunione. È decisa: apprende con pazienza ed entusiasmo il Catechismo. Non le basta conoscere domande e risposte a memoria, vuol capire tutto e fa domande.
Finalmente il 25 dicembre 2011 riceve Gesù per la prima volta... e ricolma di gioia esclama: «Ora sono come Gesù Bambino!». Da ora in poi è una continua crescita interiore che però non può non apparire anche all’esterno. Non tralascia mai la Confessione settimanale, riceve Gesù Eucaristia tutte le volte che può. I piccoli difetti tendono a scomparire; lei diventa sempre più generosa e gioiosa.
È una buongustaia, amante dei dolci; le piace esser ben vestita e pettinata, tiene tanto ai suoi capelli voluminosi e morbidi. È una bambina molto attiva.
Agevolata dal fatto che abita a pochi metri dal santuario della Madonna del Buon Consiglio a Frigento, in provincia di Avellino, retto dai Francescani dell’Immacolata (dove ha anche ricevuto la Prima Comunione), durante il periodo estivo aiuta il frate sacrestano dopo la Benedizione Eucaristica della sera, alla quale non vuole mai mancare. Vuole imparare nome e funzione di tutti gli oggetti sacri e lo fa con tanto entusiasmo e precisione.
Ogni sera recita il Rosario con la famiglia riunita e ci tiene a poter condurre almeno una posta anche lei. È l’amica di tutti e con tutti riesce a farsi uno, soprattutto con chi è solo: è la confidente silenziosa per chi soffre, è la gioia per chi è triste, è la consolazione per chi è deluso.
Ama l’unità e la pace soprattutto in famiglia e quando è testimone di qualche litigio tra fratelli esclama con le lacrime agli occhi: «Non dobbiamo fare così perché Gesù si dispiace. Dobbiamo volerci bene!» e così dicendo scappa via, facendo ritorno solo quando le vien detto che il litigio è cessato.
Vede la miniserie «Preferisco il Paradiso» su san Filippo Neri e da allora quasi non passa giorno che non la si senta cantare: «Paradiso, Paradiso, preferisco il Paradiso!».
Un altro suo film preferito è «Marcellino pane e vino»: da qui nasce il soprannome che le si è dato in famiglia di “fra Pappina”, con il quale la si chiama abitualmente. Non si stanca mai di vederlo tanto che ad un certo punto qualcuno in famiglia decide di nascondere il dvd.
Vive con molta naturalezza la sua amicizia con i Santi: li chiama, si rivolge a loro anche ad alta voce. Alcuni dei suoi amici abituali sono santa Giuseppina Bakhita, san Filippo Neri e la Beata Giuseppina di Gesù Crocifisso. 
Dichiara convinta che il suo angelo custode sia san Michele arcangelo e a lui si rivolge.
A sei anni inizia ad accusare mal di testa ma, finché può, nasconde e non dà a vedere. A settembre inizia la scuola, è in prima elementare. Poche settimane dopo, esattamente nove mesi dopo la Prima Comunione, tra il 24 e 25 settembre 2012, è ricoverata in ospedale per terribili dolori alla testa. In quelle condizioni ha pochi giorni di vita: operata d’urgenza, è salvata dai medici. La diagnosi è di tumore, più esattamente pinealoblastoma metastatico al midollo, al quarto stadio.

Da qui inizia il suo Calvario. 
Si lascia rasare i capelli senza lamenti, anzi, dice divertita: «Mi raso i capelli come papà!». A metà ottobre inizia il ciclo di chemioterapia. Qualche mese dopo, a gennaio 2013, subisce l’intervento di asportazione del tumore a Napoli.
Subito dopo, si sposta per la radioterapia all’ospedale di Aviano, dove rimane per circa tre mesi. A marzo ritorna a Napoli e rimane in camera sterile circa tre mesi per subire il trapianto di midollo che per le lei è stato necessario effettuare due volte. 
Tra i due interventi ne subisce un altro per una problematica dovuta alla valvola di drenaggio. Durante la permanenza in camera sterile un mattino in ospedale si sveglia esclamando alla mamma: «Mamma, senza amore si cresce con fatica!».
Incontra i giocatori del Napoli, sua squadra del cuore e presa in braccio da uno di essi esclama divertita: «Sono pelata come te!».

A chi le chiede se soffre lei risponde: «Sì soffro, ma bisogna fare la Volontà di Dio!». 
A qualcuno che si propone di condividere con lei la sofferenza dice: «Sì, ma offriamo tutto a Gesù, alla Madonna e a Dio!». Le prove sono tante ma lei affronta tutto col suo «sorriso col fiocco». Ama recitare il Rosario ogni sera, a mani giunte.
È l’amica dei medici, degli infermieri e dei piccoli malati. Quando può, scende giù dal letto e da malata diventa infermiera! Con tanto di camice e cartellino impara tutto quel che può e accompagna gli infermieri nel loro lavoro, assieme ad altri bambini, tanti, malati come lei.
Nel frattempo, dal 30 ottobre 2012, la sua famiglia si è trasferita a Vicenza per motivi di lavoro del padre: inizialmente solo lui con gli altri figli, mentre la madre resta al suo fianco. Si riuniscono definitivamente nel luglio 2013, quando Caterina viene dichiarata clinicamente guarita.
Tuttavia, dopo poco inizia a dare segni poco rassicuranti. 
È di nuovo a Napoli, poi a Padova. In ottobre dopo ulteriori controlli arriva l’esito: il male è ritornato. L’8 dicembre è a Lourdes con il papà, la mamma e una sorella.
Ha un grande desiderio: incontrare Papa Francesco per il quale tanto prega. 
Il 23 gennaio 2014 è in udienza privata dal «dolce Cristo in terra» come lei ama definirlo ad imitazione di santa Caterina da Siena.
È del mattino di questo giorno l’episodio forse più significativo della sua malattia: fa fatica a salire le scale, la mamma si propone a prenderla in braccio per aiutarla, lei fa cenno di no per non essere di aggravio e con fortezza e determinazione avanza con sforzo, gradino dopo gradino, cantando: «Offro la vita mia come Maria ai piedi della Croce». 
Sarà questo l’ultimo viaggio di Caterina.
Era solita ripetere: «Gesù non delude», o anche: «Gesù è venuto a portare la gioia». La sua giaculatoria preferita è: «Viva Gesù Viva Maria, in eterno così sia!»; la recita con slancio e con gioia.
A don Pino Arcaro, parroco della parrocchia della Sacra Famiglia e San Lazzaro a Vicenza, chiede: «Quando ti sbrighi di chiedere al Vescovo di farmi fare la Cresima? Voglio diventare soldato di Gesù!». È il 9 marzo 2014, prima domenica di Quaresima, e Caterina Maria riceve la Cresima. Immensamente felice, non fa che sorridere e ripete: «Sii sempre più soldato di Gesù!».
Nonostante l’evidente stato di sofferenza lei è felice, molto felice e cerca in tutti i modi di comunicarlo.
In questo periodo non riesce più a recitare le sue abituali preghiere e riduce tutto ad una sola, recitata molto lentamente: «Sia gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen».
Soffre tantissimo ma dice al papà, che desidera la sua guarigione: «Io non guarisco. Ho chiesto solo cento giorni!»: sa infatti che le stanno preparando una grande festa per i suoi otto anni e vuole esserci per far contenti i familiari.

Lei ci sarà, ma sa che è vicino ormai il tempo di partire. Difatti, in un’occasione, prevedendo di non vedere più una persona cara, così la saluta: «Fratello io ti lascio, vado in Paradiso!». 
Al padre, invece, chiede: «Papà, di’ a mamma di non piangere perché vado in Paradiso...».
Dopo tutte le cure e i tentativi possibili, Caterina Maria è portata a casa aspettando Gesù che viene. Il mattino del 25 luglio entra in coma, ma con sorpresa dei medici che l’assistono a casa, si risveglia, riceve l’Eucaristia e mangia. Le chiedono: «Tu lo vuoi il bacio di Gesù? Dove lo vuoi?». Con un gesto risponde: sul cuore.
Trascorre il pomeriggio in compagnia della famiglia e si addormenta tranquillamente. Il giorno dopo si aggrava e i familiari attorno al suo letto le tengono compagnia cantando. Sono le 9 del mattino di sabato 26 luglio, festa dei Santi Gioacchino ed Anna: mentre i suoi cari attorno al letto le cantano uno dei suoi canti preferiti, Caterina Maria muore, aprendo gli occhi al Cielo, nella contemplazione di Dio Amore.
Il suo corpo riposa presso il cimitero di Vicenza (campo G, lapide numero 633).

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Tratto da: Redazione Radio Oreb – Rubrica «Santi giovani, giovani santi»

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