“Aiutami a sparire come cenere” canta Lazza nel suo ultimo brano presentato a Sanremo. Un canto che richiama subito alla mente, per chi è cristiano, alle ceneri che riceviamo sul capo durante la liturgia del Mercoledì delle Ceneri
“Aiutami a sparire come cenere” canta Lazza nel suo ultimo brano presentato a Sanremo. Un canto che richiama subito alla mente, per chi è cristiano, alle ceneri che riceviamo sul capo durante la liturgia del Mercoledì delle Ceneri (appunto).
Ma che significato ha la cenere per i cristiani? Ripercorriamo alcuni passi biblici, che mostrano come noi, esseri umani, siamo polvere e cenere.
La cenere con cui ci si cosparge il capo oggi ricorre spesso nel testo biblico e assume un duplice significato. Innanzitutto indica la fragile condizione dell’uomo di fronte al Signore, come evidenzia Abramo che parla a Dio nella Genesi: “Riprese Abramo e disse: ‘Ecco che ricomincio a parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere…’” (Gen 18,27). Anche Giobbe sottolinea il limite profondo della propria esistenza: “Mi getta nel fango, e mi confondo con la polvere e con la cenere” (Gb 30, 19). Ed ecco altri esempi dal Libro della Sapienza e dal Siracide: “Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo nati. È un fumo il soffio delle nostre narici, il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore. Una volta spentasi questa, il corpo diventerà cenere e lo spirito si dissiperà come aria leggera” (Sap 2, 2-3); “Perché mai s’insuperbisce chi è terra e cenere? Anche da vivo le sue viscere sono ripugnanti” (Sir 10,9); “Esso sorveglia le schiere dell’alto cielo, ma gli uomini sono tutti terra e cenere” (Sir 17,27). La cenere, infine, è anche un segno concreto di chi si è pentito e con cuore rinnovato riprende il proprio cammino verso il Signore, come si legge nel Libro di Giona in cui il re di Ninive, ricevuta la notizia della conversione del suo popolo, si siede sulla cenere, e in quello di Giuditta in cui gli abitanti di Gerusalemme che vogliono pregare Dio perché intervenga a liberarli, si cospargono il capo, appunto, proprio con la cenere.
Questo gesto esteriore del ricevere le ceneri, ci richiama ad uno sforzo interiore di cambiare stile di vita, andando all’essenza. Ecco allora che si comprendono i tre atteggiamenti che si vivono in Quaresima, come sforzo di conversione. Anzitutto si chiede maggior tempo dedicato alla preghiera: per ricordarsi che l’uomo è anzitutto spirito incarnato, chiamato a relazionarsi con il Creatore che è Padre amorevole. La preghiera è essenzialmente dialogo con Dio. Poi si vive il digiuno, attraverso il quale si disciplina il corpo e le sue voglie. Il digiuno aiuta a ricordarci che l’uomo non è in balia degli istinti, ma mediante la ragione e lo spirito controlla se stesso. Infine l'elemosina: che vuole essere il motore delle nostre azioni, non incentrate su se stessi (egoismo), ma sul prossimo (carità).
Anche don Bosco, rivolgendosi ai suoi giovani il 28 febbraio 1865, richiamava il senso biblico del gesto delle ceneri e li invitava a pensare alle cose del cielo, a custodire l’anima, dando indicazioni precise su come vivere l’inizio del tempo di Quaresima.
“Vi voglio dire due sole parole. Domani è il giorno delle Sacre Ceneri e domani avvicinatevi all'altare per riceverle sulle vostre fronti con raccoglimento e senza leggerezza. Non è una cerimonia istituita dalla Chiesa a caso, ma è una cerimonia che ci fa ricordare quello che siamo e quello che diventeremo. [...] “Ricordati, o uomo, che sei polvere ed in polvere tornerai”. Miei cari figliuoli, ricordatevi questa gran massima che vi farà tanto bene se ci pensate sovente. Pulvis et cinis es: si legge nelle Sante Scritture. E in un altro luogo delle sacre pagine: Operimentum tuum erunt vermes. Tutto il nostro corpo dopo la morte sarà ricoperto di vermi. A che serve adunque azzimarci ora i capelli, farli tagliare in simmetria per comparire leggiadri, farci la spartita, dividerla con cura, se verrà un giorno nel quale saremo pastura dei vermi? E non è questo il solo ricordo che ci dà la Chiesa colla cerimonia di domani. Il corpo, il giorno della nostra morte, ritornerà polvere; e dell'anima nostra che cosa sarà? Essa si presenterà al Signore e, secondo le nostre, opere o buone o malvagie, le sarà aggiudicata un'eternità o felice o infelice. Miei cari figliuoli, procurate che allorquando il vostro corpo sarà divenuto cenere, l'anima vostra sia in cielo eternamente beata, acciocchè non abbiate a piangere eternamente. Attenti che il vostro corpo non sia cagione della vostra perdizione!”
(MB vol.8 cap.4)
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