«Va, distruggi il male, va (…). Mille armi tu hai, non arrenderti mai, perché il bene tu sei, sei con noi. (…) vai, che il tuo cuore nessuno lo piega (…). Io sto tranquillo se ci sei tu, io resto quaggiù e tu scatti lassù, sentinella nel blu, vai lassù…».
di Fabio Maria Tinaglia
«Va, distruggi il male, va (…). Mille armi tu hai, non arrenderti mai, perché il bene tu sei, sei con noi. (…) vai, che il tuo cuore nessuno lo piega (…). Io sto tranquillo se ci sei tu, io resto quaggiù e tu scatti lassù, sentinella nel blu, vai lassù…». Sono alcuni passi della sigla finale di un noto cartone animato di altri tempi, ma nel cuore dei quarentenni di oggi, così come l’immagine scelta per questa riflessione; scelta non a caso, perché quella del profilo social di un uomo buono, marito e padre, Salesiano Cooperatore di Palermo, morto prematuramente a causa di un tumore contro il quale ha lottato come “Goldrake”, ottenendo una vittoria diversa: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede».
La morte di un amico e di un fratello, specialmente se ancora giovane, interroga il nostro profondo sul senso dell'esistenza in terra. Dolore, rimpianto, pena, tristezza: "Era ancora un ragazzo!". Pensiamo, proferiamo, udiamo: "Povero figlio, chissà quante cose avrebbe potuto ancora fare?" e ancora "E poi la moglie, i figli…". Sono attimi in cui la nostra mente viaggia veloce e recupera, fotogramma per fotogramma, sprazzi di vita spensierata vissuti assieme, conditi di ricordi felici e nostalgico sgomento per quanto non potrà più essere. Si va tutti in cerca del senso. Tante domande? Perché lui? Perché non io? Perché così giovane? Perché? In realtà il tempo, scandito dall'alternarsi di giorno e notte, è una condizione umana. Non possiamo comprendere il senso della nostra vita, adottando come misura il tempo trascorso in terra. È banale affidarlo all'ampiezza del tempo vissuto. Dio irrompe nello spazio e nel tempo dell'uomo con suo figlio Gesù, ma non si fa coinvolgere dallo spazio e dal tempo. Dio sperimenta il tempo terreno e non solo ne resta fuori, ma, tramite suo figlio, ci propone di cambiare il nostro modo di pensare. Dio ci propone, di gustare il presente come dono, da accogliere e gustare adesso, ma sempre in una prospettiva di eternità. Questa proposta ci è presentata in assoluta libertà, una libertà che Egli reputa talmente sacra, da non violarla mai. Dio ci rispetta senza deroghe, perché ci ama alla follia. Non è semplice, anzi! È districarsi dall'accidioso presente conosciuto e certo, ma altrettanto caduco ed effimero, per tuffarci, senza farci tentare da ulteriori rinvii, nell'ignoto ed intangibile amore eterno di Dio. Ho conosciuto Vito quando era ragazzino, appena adolescente. Faceva parte di un bel gruppetto di allievi liceali, oggi tutti quarantenni. Li ricordo vivaci, frizzanti, sognatori, volatili. Vito con altri curava il servizio all'altare, era una promessa del Movimento Giovanile Salesiano, amava l'oratorio. Vito non ha mai reciso il cordone ombelicale che lo legava a Don Bosco, tanto da diventare Salesiano Cooperatore. Oggi Vito non è con più con noi a causa di un male incurabile! Resta in noi il suo modo di manifestare affetto e amore, paradossalmente per un omone della sua stazza, nelle piccole cose, nel saluto, nel proporsi, nella sua grande generosità ed accoglienza. Quante grigliate di carne e salsiccia presentate agli amici col vassoio del cuore, contornato dal suo modo testardo di amare la vita e da un ostentato e gioioso sorriso di bambino. Tanta voglia di "babbiare" quasi per esorcizzare ogni tristezza e noia. Non scherzare! Babbiare alla palermitana, come gli piaceva spesso intercalare! Ho avuto la gioia di pranzare con lui prima di Natale. Sono andato a trovarlo in ospedale. Venivo da Agrigento. Ha insistito: "Stai con noi, qui abbiamo tutto". Non dimenticherò mai quel panino e quell'arancia offerta con cuore generoso e accogliente di sempre, nonostante il suo sorriso provato dalla malattia, esprimesse, oltre alla serenità disarmante della fede, la certezza che quello sarebbe stato il suo ultimo Natale sulla Terra. Vivere ogni istante con lo stupore della prima volta e la profondità dell'ultima: questo era Vito! Mi disse: "Qualunque cosa accada, io a Natale voglio essere a casa con mia moglie e i miei figli". Grazie a Dio, ha potuto realizzare questo suo ultimo desiderio. Era felice, mi confermò per telefono, alcuni giorni dopo. Non lo vidi e sentii più. Vito resta nel cuore di quanti, tantissimi, lo hanno amato. Vito adesso vive davvero, perché Vito è andato oltre il tempo e, con la moglie Giovanna sempre al suo fianco, ha creduto fino all'ultimo istante nell'eternità.
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