CITTÀ DOLENTE

Una saga sull'espropriazione collettiva della propria identità culturale che, attraverso le vicende di una famiglia, descrive il dramma del popolo di Taiwan, un popolo di origine malese da sempre privato di un suo volto e di una sua dignità...

CITTÀ DOLENTE

da Quaderni Cannibali

del 28 novembre 2005

Regia: Hou Hsiao-Hsien

Interpreti: Tony Leung, Li Tianlu, Cheng Songyong

Origine: Taiwan 1989

Durata: 158'

 

Il 15 agosto 1945 l’imperatore Hirohito annuncia la resa del Giappone: a Taiwan termina così l’occupazione nipponica e l’isola viene occupata dalle forze cinesi nazionaliste. Il momento è drammatico anche per il vecchio Lin, vedovo e padre di quattro figli: il maggiore, che vede nascere proprio in questo giorno il secondogenito, gestisce un locale pubblico, dove si riunisce la malavita del posto; il secondo figlio, medico, arruolato dai giapponesi, è disperso nelle Filippine; il terzo, che ha fatto da interprete per gli occupanti, è tornato a Taiwan, e si è fatto invischiare nello spaccio di droga; il quarto fratello, un fotografo reso sordomuto da un trauma infantile, simpatizza con Hinomi, la sorella di un giovane avvocato, amico di famiglia, che è membro della Commissione governativa provvisoria. La destituzione ad opera dei cinesi di questo organismo e i successivi arresti decimano la famiglia Lin ed i suoi amici. Il terzo figlio, dopo esser stato rilasciato con l’aiuto del malavitoso locale, viene fucilato, come l’avvocato, che si è rifugiato in montagna dove ha avuto un figlio da una giovane del luogo. Anche il fotografo, divenuto padre dopo aver sposato Hinomi, scompare. Rimane solo il vecchio Lin col figlio maggiore. Vedove e nipoti continuano la tradizione della famiglia contando sulle nuove vite che vanno a rimpiazzare quelle stroncate da questo buio periodo di transizione, che si conclude con l’arrivo delle truppe, sconfitte dai comunisti cinesi, del nazionalista Chang nel dicembre del 1949.

 

 

Hanno detto del film

Imponente affresco sulla società taiwanese del dopoguerra vista in filigrana attraverso le vicende di quattro fratelli e prima parte di una trilogia incentrata sulla storia di Taiwan, (…) e sulla memoria storica e personale. C’è nel cinema di Hsiao-Hsien un forte senso dell’impossibilità di cogliere la realtà nel suo insieme: non da lontano, ma proprio avvicinandosi ad essa si dispiega l’analisi esistenziale della quotidianità frammentaria.

(Donatello Fumarola, Enciclopedia del cinema, Treccani, 2003)

 

Una saga sull’espropriazione collettiva della propria identità culturale che, attraverso le vicende di una famiglia, descrive il dramma del popolo di Taiwan, un popolo di origine malese da sempre privato di un suo volto e di una sua dignità perché oppresso via via dai colonizzatori che si sono succeduti nell’isola.

(Ennio De Robertis, Filmcronache n°15/1989)

CGS

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