Con il saio nel tempio del pop

Dalla Porziuncola al mondo attraverso la musica. È l'esperienza del frate francescano Alessandro Brustenghi dell'Ordine dei Frati Minori, 34 anni, il tenore che ha conquistato la Decca-Universal, la major più famosa del mondo. Due vocazioni in una: frate e cantante! Come si sposano le due cose?

Con il saio nel tempio del pop

 

          Dalla Porziuncola al mondo attraverso la musica. È l’esperienza del frate francescano Alessandro Brustenghi dell’Ordine dei Frati Minori, 34 anni, il tenore che ha conquistato la Decca-Universal, la major più famosa del mondo. “Voice from Assisi” è l’album registrato nel tempio del pop, gli studi londinesi di Abbey Road resi mitici dai Beatles. Il ricavato dell’album, composto da 11 brani di musica sacra, andrà alle opere di carità del’Ordine dei frati Minori.

Due vocazioni in una: frate e cantante! Come si sposano le due cose?

          Si sposano mettendole in ordine. Nella vocazione alla vita consacrata sono chiamato a donare me stesso a Dio, ai fratelli, alla Chiesa; nella vocazione alla musica sono chiamato a donare il dono della voce.

Ma chi è venuto prima: il frate o il cantante?

          Nella Bibbia c’è scritto: “Fin dal grembo di mia madre hai pronunciato il mio nome”. Dunque anche se non lo sapevo è venuto prima il frate. Forse l'avvicinamento al canto è stato una prima scoperta della chiamata spirituale, perché all'inizio ho vissuto la musica come un'esperienza molto profonda e molto bella. Ero affascinato fin da bambino da due musicisti: Johann Sebastian Bach e Micheal Jackson. Entrambi mettevano Dio a base della loro arte, e questo mi colpiva particolarmente. Quando avevo 16 anni l’ho avvertito. È stata una vocazione combattuta per anni, ma poi pian piano si è realizzata. 

Cosa hai di Micheal Jackson e di Bach?

          Credo che abbiamo una sensibilità comune; Micheal diceva sempre che la sua musica proveniva dal cielo. Pur non essendo cristiano credeva in Dio e nella sua musica, ha lanciato messaggi di amore e di benevolenza. Tutta la sua arte è un messaggio d'amore. Bach scriveva “Soli Deo Gloria”, “Tutto per la sola gloria di Dio”. Due modi completamente diversi di accostarsi a Dio, ma uniti dall’unica fonte, che è la musica.

E così in principio per te c'è Dio e il rock!

          Che dire? Ogni genere musicale è capace di esprimere cose più o meno positive, di usare parole belle o brutte, ma per loro natura sono un'espressione di bellezza. Credo che c'è rock e rock, così come c'è classica e classica. Ci sono brani di musica classica che tutto sono meno che un invito alla santità. Bisogna saper discernere l'eticità della musica e tornare a capire che la musica non è neutra, è un messaggio, e può aiutarci ad andare verso il bene o verso il male.

In questo tuo primo disco che musica c’è?

          C’è musica sacra con brani sia classici che moderni; c’è musica popolare e musica colta, pensiamo alla “Ave Verum” di Mozart, al “Panis Angelicus” di Frank, che è un brano straordinario. Io mi esprimo in sommo grado con la musica sacra; canto anche musica profana, come le canzoni napoletane che amo molto. Ma la musica sacra parla direttamente di Dio, mentre il resto della musica parla indirettamente di Dio. Tutta la musica è bella, porta la firma di Dio. Poi c'è da considerare la mia voce, una voce classica, operistica, oserei dire quasi lirica, anche se non è proprio adatta per l'opera. Le canzoni scelte per il cd si muovono in questa direzione.

Come ha fatto la Decca-Universal, la più grande casa discografica del mondo, a scoprire la tua voce?

          È stata una coincidenza guidata dalla Provvidenza. Durante un piccolissimo concerto l'anno scorso, aperto a poche persone, mi notò un'insegnante di musica di Perugia, che per la prima volta mi ascoltava. Mi propose di fare un'audizione con un manager di una casa discografica. Dissi “non adesso, non è il momento”, ma lei insistette e mi portò a fare l'audizione; fu nel settembre del 2011. Da lì fissarono un'ulteriore audizione con la Decca-Universal, dopo la quale mi chiesero di fare il cd. Erano talmente entusiasti che io accettai un po' ingenuamente, senza immaginare quello che sarebbe venuto dopo: interviste, radio, viaggi, cose che non fanno parte della mia sensibilità e della mia vita, e che mi avrebbero procurato non pochi sacrifici.

Ma San Francesco sarebbe contento di vederti famoso cantante?

           Credo di sì, anzi ne sono certo! Perché è quello che ha fatto lui. Francesco andava in giro ad annunciare il Vangelo con le sue capacità; era per natura sua un cantore, un poeta, scriveva lodi, musica, danzava. Questo era il suo modo di predicare. Per Francesco l’importante era predicare mettendo in atto il proprio talento. Spero di essere in continuità con il passato, e se pongo qualcosa di nuovo, spero che dopo di me molti possano seguire la bellezza di Dio, che ho scoperto tramite il canto. È mio desiderio che tutti possano sentire questa bellezza, ciascuno nella propria misura.

I tuoi confratelli sono contenti di questa scelta?

          In linea di massima, perché vedono che tutto questo porta ad evangelizzare, a condividere un dono, a generare la bellezza, l'amore. C'è poi qualcuno un po' titubante; questo mi aiuta a ridimensionarmi, a capire che devo fare attenzione. Non è un cammino facile, quello che ho intrapreso, richiede sacrificio e disciplina, un continuo legame con Dio, perché solo da lui sono in grado di prendere tutta l'energia e la bellezza di donarmi agli altri.

Pensi che la tua musica possa dare una mano alla nuova evangelizzazione?

          Credo di sì, perché ognuno è chiamato ad annunciare Cristo così come Lui chiede, non tanto studiando metodi nuovi, quanto restando in ascolto di Dio che crea opportunità, apre vie. Basta leggere la propria storia e vedere come Dio agisce. Io ho percepito che Dio mi sta chiedendo questo, i miei superiori l'hanno confermato, i miei amici pure. Non si tratta di una cosa che mi sono inventato a tavolino. Ho visto dove mi stava portando Dio, ho riconosciuto la sua presenza. Ciascuno di noi se vuole evangelizzare deve mettersi in ascolto degli eventi e della Chiesa, e infine deve trovare conferma da parte dei superiori. Ritengo che quello che do al mondo è una voce, un'immagine, la punta dell'iceberg di tante persone che sono con me, di tutti i frati, di tutti i miei amici, di tutta la Chiesa, di quelli che partecipano a questa missione che il Signore mi sta offrendo di evangelizzazione con la musica. Non sono solo, io con loro costituiamo l'interfaccia della grande macchina di evangelizzazione che è la Chiesa.

Come farà il convento della Porziuncola a cantare i vespri senza di te, se te ne vai in giro nelle tournée?

          Ce la farà benissimo. C’e l'ha sempre fatta, anche prima di me. Non sono indispensabile, perché anche se ho una voce che a volte spicca, ciascuno canta con il cuore, ciascuno canta pregando e questa è la cosa più importante.

Se “la barca va”, i proventi della vendita del disco che destinazione prenderanno?

          In conseguenza del voto di povertà non riceverò nulla, e sono felice così. I proventi andranno all'ordine dei Frati Minori per le attività di beneficenza che svolge; anche questo rientra nel carisma francescano della condivisione con tutti. A me non manca niente: ho i miei fratelli, ho Dio, e vorrei che tutti avessero la possibilità di vivere una vita nella quale non manca nulla, prima con Dio e poi con i fratelli.

 

 

Vito Magno

 

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