Il Vangelo commentato dai giovani e dai salesiani. Prenditi un tempo di meditazione sulla Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,14-21
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Nel 2003 uscì il film “Una settimana da Dio”, ennesimo successo di Jim Carrey. Nella simpatia di questo film (nonostante alcuni dettagli da prendere con le pinze), c’è una scena che colpisce molto, ovvero l’incontro di Bruce con Dio:
Bruce: C'è nessuno? Chiunque sia che gestisce questo posto?
Dio: Arrivo subito, sto aggiustando una luce. Dimmi se funziona!
(luce accecante)
Bruce: ahhh sì... pare di sì. È quasi accecante però.
Dio: Sì, lo è per molte persone. Passano la vita nell'oscurità cercando di nascondersi da me.
Che immagine potente! La luce di Dio è accecante e spesso ci nascondiamo da questa preferendo l’oscurità. Diciamocelo siamo degli esperti strateghi nello stare nascosti nelle nostre ferite, nelle zone di comfort, in quelle condizioni grigie che ci abituano all’ombra. La luce invece ha l’effetto opposto perché illumina tutto, mostra tutto per ciò che è, e questo non ci piace molto. Ci fa paura e ci smaschera. Eppure questa luce ci da salvezza. L’unica soluzione infatti davanti al nostro buio è lasciarci illuminare dalla luce di Dio, lasciarci amare proprio nel nostro buio perché non c’è felicità più grande di quella che nasce dalla luce del perdono e dell’amore di Dio.
Il vangelo inizia con questa strana immagine: un serpente innalzato nel deserto. Mosè, seguendo l'indicazione di Dio, forgia un serpente di rame, lo mette sopra un'asta in modo tale da renderlo visibile da tutti e spiega che chiunque avrebbe guardato al serpente, sarebbe sopravvissuto al morso dei serpenti velenosi. Israele in quel serpente sperimenta la salvezza. Il popolo, che fino ad allora aveva snobbato le indicazioni di Dio e che ora sperimenta il panico e la paura di quei serpenti, è chiamato a riconoscere i propri peccati, il proprio egoismo. Anche noi guardando Cristo innalzato possiamo vedere gli effetti del nostro peccato, e riconoscerci perdonati da quel Dio che da la vita per noi. Per quanto possiamo essere animatori, salesiani, suore, professori, educatori, seguire conferenze, cammini, incontri animatori, libri da leggere, ma se non affrontiamo questa luce crocifissa e non permetteremo a Dio di perdonare il nostro peccato non usciremo dal nostro buio.
L’invito che ci facciamo in questa giornata è di credere all’amore di Dio! Credere che Dio ci vuole salvare! Credere che ci vuole felici e perdonati, lontani dalla penombra. Spesso pensiamo di non farcela per i mille problemi che abbiamo, ma quello che decide la nostra felicità è la postura che scegliamo di avere davanti alle fatiche di ogni giorno, ovvero l’aprirci alla Sua tenerezza.
In questa settimana prepara una buona confessione, magari passando dalla Chiesa più vicina a casa, regalandoti alcuni minuti cuore a cuore con Gesù, sotto la luce del suo amore per dare un nome alle tue ombre e darle tutte a Lui. Non nasconderti nelle tue oscurità, ma contempla Cristo innalzato sulla croce per avere la vita eterna.
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