Da Mike Bongiorno a Maurizio Costanzo: l'elogio della capricciosità

Come scrisse Mary McCarty ad Hannah Arendt: «Perché non posso uccidere mia nonna, se ne ho voglia?». Perché, scusate l'iperbole, finireste in galera senza passare dal Costanzo Show. L'homo televisivus Mike Bongiorno era funzione dello sviluppo capitalista. Il tipo umano di Maurizio Costanzo, invece, è caratterizzato dalla capricciosità: pesta i piedi e pretende come un bambino viziato. Anche lui è sprofondato nel consumismo, ma di un altro genere, che per semplicità definiamo edonista...

Da Mike Bongiorno a Maurizio Costanzo: l'elogio della capricciosità

da Quaderni Cannibali

del 01 gennaio 2002

Come scrisse Mary McCarty ad Hannah Arendt: «Perché non posso uccidere mia nonna, se ne ho voglia?». Perché, scusate l’iperbole, finireste in galera senza passare dal Costanzo Show. Aporie di un moderno tra i moderni. Girotondo intorno a Sua Bontà  

É giunta l’ora che qualcuno scriva un libro su Maurizio Costanzo sul modello di quello che Umberto Eco dedicò a Mike Bongiorno nel lontano 1961. Dopo l’exploit della proposta di legge Turco-Mussolini sulle coppie di fatto scritta apparentemente sotto la dettatura dei telespettatori, in realtà sotto l’attenta regia del conduttore, nel corso della trasmissione Buona Domenica, la cosa non è più rinviabile. Quarantadue anni fa il giovane Eco aveva descritto nella sua Fenomenologia di Mike Bongiorno come la televisione stesse producendo anche in Italia l’everyman, l’uomo medio, di cui il presentatore italo-americano era la più compiuta espressione. I tempi sono cambiati, e l’uomo medio continua ad essere un prodotto televisivo, ma colui che lo produce e lo incarna nello stesso tempo non è più Bongiorno, ma Costanzo. Costanzo è un manipolatore di coscienze e contemporaneamente il prodotto di una manipolazione, la manifestazione di una mutazione antropologica. Quali siano le caratteristiche di questo “uomo nuovo” che interpreta un nuovo ordine morale lo possiamo desumere dai temi ricorrenti, dai personaggi proposti a modello e dalle vere e proprie campagne di opinione pubblica che Maurizio Costanzo porta avanti nelle sue trasmissioni da oltre un quarto di secolo: dalle confessioni intime in pubblico di Bontà loro (1976, il primo talk show della televisione italiana) all’odierna martellante campagna pro-eutanasia del Maurizio Costanzo Show e per il riconoscimento legale delle coppie di fatto a Buona Domenica. Livia Turco e Alessandra Mussolini sono soltanto gli esemplari più recenti, l’ultima forma evolutiva dell’homo televisivus MC che abbiamo visto prendere corpo in centinaia di ospiti delle trasmissioni di Maurizio Costanzo, sapientemente diretti da lui.

Differenze fra Mike Bongiorno e Maurizio Costanzo

La caratteristica cruciale di Mike Bongiorno era la mediocrità, l’assenza di qualità, che predisponeva il tipo umano a cercarsi l’identità di cui era carente in consumi sempre più estesi e costosi. L’homo televisivus MB era funzione dello sviluppo capitalista. Il tipo umano di Maurizio Costanzo, invece, è caratterizzato dalla capricciosità: pesta i piedi e pretende come un bambino viziato. Anche lui è sprofondato nel consumismo, ma di un altro genere, che per semplicità definiamo edonista (ma sul “piacere” ci sarebbe molto da discutere). Esige che la società e la legge si pieghino ai suoi desideri: gli riconoscano gli stessi diritti di chi si è sposato anche se la sua è solo una convivenza; impongano al suo partner oneri e indennizzi da versargli in caso di rottura del connubio come se si trattasse di un matrimonio, anche se matrimonio fra loro non c’è mai stato; gli permettano di adottare figli anche se è single o componente di una coppia omosessuale; mettano medici e strutture al suo servizio perché possa fare degli embrioni quel che gli pare, destinarli alla produzione di ritrovati terapeutici o farne dei bambini su commissione, con tutte le caratteristiche fisiche ed intellettuali che lui deciderà; stacchino la spina a sua moglie, a sua figlia o a sua madre quando lui non riesce più a sopportare la sofferenza di assistere la loro sofferenza, eccetera.

L’homo televisivus MC non è un mediocre, quel che gli manca non sono le qualità, ma piuttosto il riconoscimento di una gerarchia di valori oggettiva. Per lui qualunque scelta o tendenza ha lo stesso valore, la sua visione delle cose è improntata al relativismo morale, che discende dal relativismo gnoseologico: nessuno può affermare che la propria opzione sia migliore di quella di un altro, perché nessuno conosce la verità; nessuno può dimostrare che la sua verità è più vera della contrapposta verità di un altro. è questa la ragione per cui il criterio delle decisioni non è niente di più che il capriccio individuale, la mutevole volontà del soggetto. L’unica legge che questo uomo nuovo riconosce è l’equivalenza di tutto con tutto, soprattutto nell’ambito della sessualità e degli affetti: il matrimonio e la convivenza, la fedeltà ed il libertinaggio, la castità e la lussuria, la sessualità attiva in tutte le sue espressioni - eterosessuale, omosessuale, bisessuale, transgender -, la maternità e l’aborto, l’adozione di figli altrui e la fecondazione artificiale anche eterologa. Nelle trasmissioni di Maurizio Costanzo suore e pornostar siedono le une accanto alle altre in un’allegra confusione, coppie che hanno quarant’anni di matrimonio e sette figli si ritrovano gomito a gomito con la starlette che cambia i partner come guanti; Platinette e monsignor Tonini, metaforicamente, condividono lo stesso palcoscenico.

Dai diritti umani ai “diritti del bambino viziato”

La pari dignità, tuttavia, è soltanto apparente. La presenza ricorrente di Platinette in trasmissione rappresenta l’esaltazione del travestitismo come nuova frontiera dell’espressività sessuale dell’individuo, contro chi vorrebbe porre dei limiti ad essa in nome di un’oppressiva idea di normalità; la pornostar e la disinvolta spezza-cuori sono le portabandiere del permissivismo considerato come un valore in sé. Nel Maurizio Costanzo Show risuona in ogni istante il sessantottino “è vietato vietare”, e tutti quelli che tentano di contraddire questo assunto vengono additati come oscurantisti e trattati come reprobi. Accade loro di essere pubblicamente sbertucciati (secondo uno schema ben preciso che prevede il rimbrotto del conduttore, un intervento dal pubblico che testimonia l’autentico sentire della “gente” ed il sigillo intellettuale dello psicologo-sociologo che scorta sempre il conduttore e ribadisce le ragioni culturali e scientifiche del politically correct) o emarginati dalla rappresentazione. Nella più recente puntata della trasmissione dedicata all’eutanasia l’unico intervento che ha proposto l’affermazione «Non possiamo autorizzare l’eutanasia perché la vita non è nostra, ce l’ha data Dio» è stato immediatamente stoppato dal conduttore, la signora che l’ha formulato non è stata più inquadrata e l’argomento è stato semplicemente ignorato. Questo tratto distintivo delle trasmissioni di Maurizio Costanzo evidenzia che l’homo televisivus MC è il più tipico esemplare della sinistra politica e culturale odierna: è post-moderno e post-illuminista nella misura in cui è relativista, indifferente alla questione del significato della realtà, ma è ancora moderno e illuminista nella misura in cui mira ad essere il demiurgo della realtà, a piegarla alla volontà umana, squalifica le concezioni altrui fondate su limiti e norme come “oscurantiste” ed è assolutamente certo che la storia stia dalla sua parte e marci nella direzione della liberazione dell’uomo da ogni vincolo. L’homo televisivus MC è ancora l’Uomo dei Lumi, è ancora l’uomo dei diritti umani così come l’illuminismo li ha definiti. Ma questi si sono trasformati irreversibilmente, a causa della sua mutazione antropologica, in diritti del bambino viziato. L’autonomia, aspirazione centrale dell’uomo dell’illuminismo, si è degradata nel puro capriccio. E il risultato finale è la dissoluzione del soggetto, come spiega il sempre provvidenziale Alain Finkielkraut, in una riflessione che discute il diffuso orientamento a voler parificare matrimonio e unioni di fatto: «Che dire se non che l’uomo non si definisce più per la sua capacità di fare promesse, ma per il suo diritto discrezionale di riprendersi, in qualunque momento, la sua libertà? L’assunzione di responsabilità, che fino a qualche tempo fa era il segno distintivo dell’autonomia, appare ora come un fardello o un ostacolo… Io non sono nient’altro che i miei desideri, le mie passioni o i miei umori presenti. Il mio vecchio io ed i miei vecchi giuramenti non hanno più alcun potere sulla mia vita, così come Dio o mio padre. L’individuo resta, certamente, lo stesso. Conserva la sua carta di identità. Ma questa identità non deve rendere conto a nessuno. è un’identità a pelo d’acqua, un’identità liberata dell’ipseità, slegata dal grosso peso del mantenimento di sé nella fedeltà alla parola data… Allora, balzo in avanti democratico o catastrofe antropologica? Non è che stiamo prendendo ancora una volta lucciole per lanterne e scambiando la consacrazione della maleducazione con il trionfo dei diritti umani? In ogni caso, ci si dovrebbe poter chiedere se l’uomo senza ipseità incline ed incoraggiato a confondere desiderio e diritto, troverà risorse di moderazione e di scrupolo quando si accorgerà che la terra sfinita non basta più alla sua bramosia».

Una soffocante bontà materna...

L’esaurimento della terra non è la principale conseguenza perversa del trionfo dell’uomo capriccioso. Prima vengono le patologie e le devianze che travolgono quest’uomo ed i suoi figli, illustrabilissime nel caso delle coppie di fatto. Ma un’altra caratteristica cruciale dell’homo televisivus MC va prima evidenziata se vogliamo comprendere davvero la sua antropologia. Si tratta della bontà. Maurizio Costanzo Show è il trionfo della bontà, nonostante i modi bruschi ed il piglio autoritario del conduttore. Il «boniii… state boniii…» con cui egli si rivolge al pubblico del teatro non è un banale richiamo all’ordine, ma un vero e proprio imperativo etico. Tutta la trasmissione trasuda solidarietà con vittime e sofferenti di ogni tipo e indignazione verso ciò che li fa soffrire. Vittime delle mine-antiuomo e in generale di tutte le guerre (ma soprattutto quelle che vedono in azione gli Usa e/o la Nato), immigrati che denunciano discriminazioni e xenofobia, vittime della mafia e della criminalità organizzata in genere, giovani omosessuali respinti dalla famiglia e maltrattati dai coetanei, transessuali tenuti ai margini, padri e/o madri a cui sono stati strappati i figli dal partner che è tornato al paese di origine, genitori che non ce la fanno più col figlio malato, pazzo o drogato, vittime della pedofilia in Italia e nei paesi del turismo sessuale, donne picchiate dai loro compagni, malati terminali e parenti di malati terminali che non hanno il diritto di porre fine alle sofferenze e, naturalmente, persone a cui per varie ragioni è negata la possibilità di adottare, sposarsi col partner, essere parificati nel trattamento a chi è sposato, farsi fecondare in provetta, ecc.: tutti costoro trovano in Maurizio Costanzo un avvocato difensore, un attivista generoso della loro causa, un benefattore.

La bontà che viene riversata su di loro ha un tratto inconfondibile: è bontà materna. è la soffocante bontà materna di una società che ha abolito il padre. La bontà della mamma che toglie al figlio la sofferenza o la frustrazione anziché insegnargli a sopportarle (compito paterno), che soddisfa premurosamente il bisogno del bambino anziché insegnargli a soddisfarsi da sé o, altro compito specificamente paterno, a concentrare desiderio ed energie sulle sue aspirazioni (rispetto alle quali è centrale l’azione) piuttosto che sui suoi bisogni (centralità della soddisfazione). L’omosessualità, il travestitismo e tutte le altre ambiguità sessuali hanno grande spazio e peso nelle trasmissioni di Costanzo perché lui stesso è sessualmente ambiguo: non una figura paterna, ma piuttosto materna; come una madre, sgrida chi dice le parolacce (cioè bacchetta chi si esprime con termini non politically correct), chiede e ottiene le confidenze più intime dei figli (l’esibizione della vita privata in pubblico è la novità storica che Costanzo ha introdotto nella tivù italiana, oggi portata alle sue conseguenze più estreme e devastanti dalla di lui moglie, Maria De Filippi) soddisfa i bisogni dei piccoli (sfruttando i sentimenti di pietà del pubblico e la sua generosità).

...che abolisce il padre e beatifica lo stato

L’homo televisivus MC è un uomo senza padre; nel suo mondo non c’è posto per il padre perché non c’è posto per la verità. Si è scritto che l’eclisse del padre comincia con la Riforma protestante, prende velocità con la Rivoluzione industriale e si compie totalmente nel Novecento. Sintetizziamo dicendo che il padre si eclissa nel momento in cui Dio, autorità, principio, gerarchia vengono relativizzati. Ma da ciò al figlio non ne vengono liberazione ed autonomia, bensì ansia e dipendenza. Senza il padre, il figlio resta un eterno bambino, per sempre dipendente dalla sollecitudine materna. Come scrive Claudio Risé: «Con la centralità del valore materno della “soddisfazione dei bisogni”…, funzionale all’espansione dei consumi e quindi alla crescita della società industriale, l’intera società è diventata una Grande Madre. La sua prima funzione è quella di mantenere in vita l’individuo per stimolarne e soddisfarne le richieste di beni, e alimentare quindi il circuito della produzione-consumo. Quello della “soddisfazione dei bisogni” è tuttavia un orientamento regressivo, perché rimanda a un’esigenza psicofisiologica della prima infanzia: quella occidentale è dunque una società profondamente infantilizzata».

Ma l’homo televisivus MC è caratterizzato ancor più dai capricci che dai consumi, e pertanto è funzione non solo e non tanto dello sviluppo capitalista, ma soprattutto del potere dello Stato sociale moderno. è l’uomo che si rivolge allo Stato come ad una mamma sociale che provvede a tutti i bisogni dei suoi piccoli. Schematizzando, l’homo televisivus di Mike Bongiorno era un liberale di destra: si rivolgeva al mercato per soddisfare i bisogni; l’homo televisivus di Costanzo appartiene invece alla sinistra classica: pensa che debba essere la società, di cui lo Stato è l’incarnazione politica, a farsi carico dei bisogni dei singoli e a soddisfarli. Entrambi si trovano a vivere una condizione di dipendenza, il primo dal mercato, il secondo dallo Stato, ma la seconda è molto più accentuata e prossima alla condizione infantile. Sul palcoscenico del Maurizio Costanzo Show, accanto ai personaggi del mondo dello spettacolo, troviamo sociologi, psicologi, assistenti sociali, avvocati e magistrati, operatori dell’umanitario, ecc. tutti raggianti e gratificati. Ritroviamo coloro che esistono e prosperano grazie all’eclisse del padre e al disagio esistenziale che ciò ha creato nei figli. Ritroviamo coloro che del padre hanno usurpato il posto.

Famiglie di fatto: cosa sono veramente

Tutto questo naturalmente, non va senza problemi. La privazione del padre, com’è noto, causa nei figli ansia, depressione, rancore, comportamenti autolesionisti o antisociali. Non solo nella realtà, ma anche simbolicamente. Un rapido viaggio fra le chat room della Rete in cui si parla di Maurizio Costanzo e delle sue trasmissioni porta con sé una scoperta sorprendente, ma in realtà logica: gran parte degli utenti del web, anche quando mostra di avere visioni culturali e politiche simili a quelle del presentatore, si lascia andare ad espressioni maleducate ed ingiuriose nei suoi confronti. I bambini viziati urlano, senza saperlo, tutta la loro rabbia contro il genitore che non sa essere genitore, il “padre matrizzato” che non li lascia crescere. Nella realtà, le famiglie di fatto che il trio Costanzo-Turco-Mussolini vorrebbe canonizzare sono un piccolo inferno sia per gli adulti che le costituiscono che per i figli che hanno lo sfortuna di esserne parte. Questa non è un’affermazione ispirata ad una visione “neo-guelfa” dei rapporti fra lo Stato e la Chiesa, come sragiona Angelo Panebianco sul Corriere della Sera del 27 ottobre criticando il voto del Parlamento che ha bocciato il “divorzio veloce”. è il dato di realtà che emerge dalla più recente letteratura scientifica americana. Essendo gli Usa il paese che ha anticipato tutti i fenomeni di trasformazione della famiglia nel mondo industrializzato, è anche il paese che ha potuto meglio studiare gli effetti negativi di essi, disponendo ormai di una mole considerevole di dati raffrontabili. Susan L. Brown ha appurato che i figli delle coppie di conviventi (negli Usa il 40% delle famiglie di fatto ha figli) hanno più facilmente disordini emotivi e comportamentali dei figli delle coppie sposate: asocialità, depressione, difficoltà di concentrazione; e i loro genitori non se la passano meglio: il tasso di violenza domestica è più alto fra le famiglie di fatto che fra quelle regolari, e l’incidenza della depressione è molto più alta fra i conviventi che fra gli sposati. Wendy D. Manning e Daniel Lichter hanno scoperto che i figli dei conviventi hanno in media risultati scolastici più scadenti di quelli delle coppie sposate e vivono maggiormente in povertà. Essi inoltre, come rivelano gli studi di Lynne M. Casper e Suzanne M. Bianchi, hanno maggior probabilità di sperimentare la rottura della loro famiglia di quanta ne abbiano i figli di persone sposate. Catherine L. Coban e Stacey Kleinbaum hanno appurato che le coppie di conviventi hanno maggiori probabilità di sperimentare problemi di comunicazione col partner, bassi livelli di fedeltà coniugale e alto rischio di divorzio. Il National Marriage Project, un gruppo di ricerca attivo presso la Rutgers University (New Jersey), ha documentato gli effetti negativi della convivenza rispetto al matrimonio nel modo seguente: tre bambini su quattro nati in coppie di fatto sperimentano la rottura della loro famiglia prima dei 16 anni di età e si ritrovano in una famiglia monoparentale; l’effetto che questo ha su di loro si manifesta, fra le altre cose, in un più alto tasso di abbandono scolastico, anni di scuola ripetuti, attività sessuale precoce, ansia. Ma anche i loro genitori se la passano male: un partner convivente ha tre volte più probabilità di soffrire di depressione di quante ne abbia una persona sposata e due volte più probabilità di manifestare comportamenti aggressivi.

L’”uomo di Costanzo”: specie in via di estinzione?

Mentre in Italia Costanzo-Mussolini-Turco si attivano per equiparare matrimonio e convivenza, negli Stati Uniti si moltiplicano le iniziative per difendere e promuovere il matrimonio e ridurre il numero delle convivenze: celebrazione ufficiale della “Settimana nazionale per la protezione del matrimonio”, stanziamento di 300 milioni di dollari pro-matrimonio nella proposta di legge sul welfare che l’amministrazione Bush ha presentato al Congresso, provvedimenti vari in stati diversi come l’Oklahoma o la Florida. Questi fatti inducono fatalmente un interrogativo: l’homo televisivus MC è una specie avviata all’estinzione o è invece una specie dominatrice, destinata a cacciare tutte le altre e colonizzare interamente l’ambiente? Il tipo umano meno capriccioso e meno buonista che negli Stati Uniti trova sostegno ai massimi livelli del potere politico rappresenta un fenomeno puramente americano, o è una tendenza che si manifesterà cospicuamente nel prossimo futuro anche nell’Europa continentale? Rappresenta l’estrema reazione degli ultimi resti di civiltà cristiana, che verrà presto sopraffatta, sia in America che in Europa, dai barbari post-moderni che egemonizzano non tanto il mondo politico-parlamentare, ma la Magistratura? Oppure è l’aurora di qualcosa di nuovo? Non abbiamo l’ambizione di rispondere ad una tale domanda. Ci limitiamo ad esprimere una valutazione estetica: che un barbaro verticale come il giudice Mario Montanaro (autore della sentenza diretta a rimuovere il crocefisso dalla scuola elementare di Ofena) farebbe certamente la sua porca figura in una qualsiasi puntata del Maurizio Costanzo Show.

Rodolfo Casadei

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