“Daddy Nostalgie” descrive la ricerca di quei piccoli dettagli che ci legano all'esistenza. Un valzer triste e malinconico nel quale la finzione e la realtà - la felicità di girare, la morte di mio padre - si sono sovrapposti poco a poco, creando un seguito di momenti nei quali la vita assomiglia veramente alla vita”...
del 28 ottobre 2005
Regia: Bertrand Tavernier
Interpreti: Dirk Bogare, Jane Birkin, Odette Laure
Origine: Francia 1990
Durata: 105’
 
Parigi. Caroline, sceneggiatrice televisiva, sta lavorando nella sua casa quando è interrotta da una telefonata della madre Miche: il papà,daddy, è stato colpito da un male incurabile e deve affrontare un difficile intervento. La famiglia ha affittato una casa in Costa Azzurra perché Daddy vi possa trascorrere una convalescenza adeguata al suo stato di estrema debilitazione, fisica e psichica. E, nonostante il nevrotico interessamento della madre,che costituisce più un intralcio che un sostegno,tocca a Caroline la delicata operazione di recupero del padre, un compito assai arduo perchè Daddy è sempre stato un uomo di mondo, un gentleman abituato ad una vita di piaceri, senza alcuna remora né fisica né psichica e ora deve sottostare a limitazioni che compromettono non poco la sua filosofia della “dolcezza di vivere”.
 
 
Hanno detto del film
“Daddy Nostalgie” descrive la ricerca di quei piccoli dettagli che ci legano all’esistenza. Un valzer triste e malinconico nel quale la finzione e la realtà - la felicità di girare, la morte di mio padre - si sono sovrapposti poco a poco, creando un seguito di momenti nei quali la vita assomiglia veramente alla vita”. Il film di Tavernier, scritto con Colo O’ Hagan, sua ex-moglie che già aveva collaborato con lui per “Una domenica in campagna”, proprio mentre moriva suo padre,scrittore e poeta è la trascrizione in immagini delle sue parole.
(Fabio Fumagalli, www.rtsi.ch/filmselezione)
 
Tra Daddy e Caroline si instaura la voglia di recuperare, nel presente, ciò che non si è potuto avere, che non si è riusciti a dare, in passato. Non dunque il recupero del passato (verso il quale Daddy è pacificato ritenendosi fortunato di avere avuto la vita che ha avuto, privo di rimorsi e di rammarico, mentre Caroline lo ricorda come una mancanza, con Daddy distratto da altre cose) ma dell’affetto vanificato dalla lontananza, di possibilità e dialoghi mancati, di divertite complicità, e, finalmente, della scoperta entusiasmante di un legame profondo, costellando le giornate di questo periodo ritrovato di piccole foolish things, cose sciocche dietro a cui, pur innominata, si è coscienti dell’ombra di un timore inconfessato e di una improvvisa e definitiva separazione.
(Fabio Matteuzzi, Cineforum 300, dicembre 1990)
 
Hanno parecchie cose, padre e figlia, da dirsi. E forse da rimproverarsi. Ma senza fretta, senza subitanee agnizioni o scenate, seguendo il flusso di ricordi significativamente dissonanti. Per il padre, la memoria è nei viaggi e nelle avventure di una giovinezza vissuta con compiaciuta leggerezza; per la figlia, è il turbamento adolescenziale per l’indifferenza paterna. Che sia la lontananza di ieri a poter sancire la vicinanza di oggi?
(Roberto Ellero, Segnocinema 47, gennaio/febbraio 1991)
CGS
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