Ecco il resoconto del campo “Giovani per i Giovani Live!” che ha visto protagonisti circa 50 giovani dei nostri centri desiderosi di incontrare “fatti di Vangelo”.
del 01 gennaio 2002
Destinazione Tosc-hana!!
Mestre, 8 giugno 2004. L’appuntamento era per le 20.30 circa al San Marco a Mestre. Quella sera, reduci da un anno scolastico concluso da poche ore, 50 ragazzi, dalla seconda alla quarta superiore, si sono ritrovati giungendo, come sempre, dalle più svariate città: da Verona a Pordenone, da Belluno a Vicenza a Tolmezzo a Udine… Gli accenti erano diversi, ma tutti eravamo accomunati da una sola cosa: eravamo gli Animatori LIVE dell’estate 2004!
La serata è apassata velocemente: dopo le rituali presentazioni e un filmato sulla vita di Don Milani ce ne siamo andati a nanna per essere pronti, svegli e pimpanti per il viaggio del giorno dopo. Destinazione? Toscana! O meglio… TOSC-HANA!!
Barbiana
La nostra prima tappa è stata Barbiana, un luogo sperduto tra le colline fiorentine dove Don Milani venne nominato priore “per punizione” (ma Dio sa scrivere dritto anche sulle righe storte!), a causa di una condotta non sempre condivisa dalle autorità ecclesiastiche. Don Milani ebbe comunque il coraggio di accettare questa situazione prendendosi cura dell’educazione dei figli dei poveri contadini della zona.
Una frase che rispecchia la scelta di vita di questo prete l’abbiamo trovata scritta su una parete della scuola: I CARE. Significa: “Me ne importa, mi sta a cuore”. È il contrario esatto del motto “Me ne frego”. Ecco, Don Milani, con quel coraggio proprio del Vangelo, a saputo prendersi cura di questi bambini, dando loro un avvenire che non era tra i campi o le mucche, affrontando, con Dio sempre a fianco, le non poche difficoltà.
È stata un’esperienza… toccante, non solo spiritualmente, ma anche fisicamente: a mezzogiorno siamo arrivati ai piedi del questo colle con 35°C all’ombra e un sole cocente senza nemmeno una nuvola! E così, capitanati dall’instancabile don Igino, siamo arrivati a Barbiana esausti e grondanti di sudore. I chilometri da percorrere in salita erano soltanto tre, ma… sembravano infiniti!!
Nomadelfia
Dopo aver visitato il luogo e ascoltato le testimonianze di due ex-allievi di Don Milani siamo ridiscesi, per avviarci verso Nomadelfia.
Penso questa sia stata l’esperienza più bella e più forte del campo.
Nomadelfia: un popolo nuovo che vive il Vangelo come condivisione.
Nomadelfia: dove la fraternità è legge, dove scegli di non essere “tu”, ma di essere “noi”.
Nomadelfia, per chi non lo sa, è un popolo di volontari cattolici, fondata nel 1931 da don Zeno Saltini a 4 km da Grosseto, che cerca di vivere come le prime comunità cristiane.
È composta da circa 340 persone, divise in gruppi familiari formati da 5 famiglie ciascuno. Tutti i beni sono in comune, non esiste la proprietà privata, non circola denaro, ma ci si rivolge, in caso di necessità, all’economo della comunità. Tutto questo sempre in sintonia con lo spirito di povertà del Vangelo. Si lavora solo all’interno, non si è pagati, le scuole sono interne, l’obbligo scolastico è fino a 18 anni.
Certo, con una presentazione così chiunque resterebbe un po’ restio. Anch’io, non mi vergogno ad ammetterlo, ero partita “con il piede sbagliato”: si fa presto ad etichettare le persone e i luoghi, ma sono bastati quei due giorni di vita comunitaria con i Nomadelfi, mangiare a casa loro, chiacchierare e scherzare, giocare con i bambini… per rivedere le mie idee.
La serata è stata veramente eccezionale: scambio culturale NOMADELFIA – M.G.S. con canti, balli e risate con i giovani. Il risultato? Fantastico! Certo, le nostre coreografie di Chiwawa o dei Pokemon non erano di certo ai livelli dei loro balletti irlandesi, comunque… ci siamo divertiti un sacco!
Il giorno dopo abbiamo incontrato Norina, una simpatica anziana di 84 anni, mamma di vocazione e mamma di ben 74 figli (!!), che con la sua testimonianza ha saputo darci prova della sua enorme fede e speranza in Gesù.
Le mamme di vocazioni sono donne che rinunciano al matrimonio per vivere una maternità nella verginità per accogliere ed educare i minori abbandonati come veri figli per sempre, mettendo in pratica le parole che Gesù sulla croce disse alla Madonna e a Giovanni: “Donna, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua madre”.
Certo, secondo me per vivere a Nomadelfia si deve avere una vocazione particolare, perché penso che non tutti ci riuscirebbero. Sarebbe bello comunque che un giorno si riuscisse ad applicare la regola della fratellanza e dell’uguaglianza anche nel nostro quotidiano, con il nostro vicino di casa che solitamente non salutiamo mai o a scuola.
È un po’ come diceva Gesù: “Ama il prossimo tuo come te stesso”, solo che va veramente messo in pratica…
Comunità Papa Giovani XXIII
Nel pomeriggio abbiamo lasciato a malincuore Nomadelfia per andare a Siena, da Ida Maria, in una casa-famiglia della Comunità Papa Giovani XXIII. Personalmente ho trovato questa esperienza forte e, in un certo modo, sconvolgente: vedere Ida Maria, consacrata, che da 20 anni conduce questa vita, nonostante tutte le difficoltà e i problemi di una vita comunitaria, con due ragazze affette da handicap, 3 ragazze-madri ex prostitute con i rispettivi 3 figli ed Elena, una volontaria… mi ha lasciato senza parole.Questa donna era veramente contenta, ma non contenta come quando ci si compra un paio di scarpe, contenta di più, come se avesse una molla dentro, una gioia che non proveniva solo da lei.
Una sua frase mi ha proprio colpito: “Ti accorgi che Gesù non ci ha presi in giro quando ci ha detto di dare da bere agli assetati… E sperimentarlo è bellissimo. Perché amare l’altro ti dà una gioia che ti porta via, e quella gioia che mi dà ogni giorno la consapevolezza che questa è la mia vita
Loppiano
L’ultima tappa di questo campo LIVE fu Loppiano, dal Movimento dei Focolari, ideato e fondato da Chiara Lubich.
Un’esperienza bellissima: si respirava gioia, fratellanza, pace…
Ha scritto Chiara Lubich spiegando un po’ il perché di tutto ciò: «Ci sarà un ideale che nessuna bomba può far crollare, per il quale merita spendere la nostra vita? E subito una luce: sì, c’è. È Dio che proprio in quei momenti di guerra e di odio si rivelò a noi per quello che realmente è: Amore. Dio Amore, Dio che ama ciascuno di noFu un attimo. Decidemmo di fare di Dio il perché della nostra vita. Decidiamo di fare di Dio l’Ideale della nostra vita. Vogliamo dunque fare come ha fatto Gesù, fare la volontà del Padre e non la nostra. Occorre fare tutta la nostra parte: “Qualunque cosa hai fatto al minimo dei miei fratelli, l’hai fatto a me”. Ed ecco, uscite dal rifugio, lungo tutta la giornata, cerchiamo quei “minimi” per poter amare in essi Gesù: sono poveri, malati, feriti, bambini… e li aiutiamo».
Tutto stava nel voler rischiare tutta la vita per un ideale, il più grande: Dio, e nel vedere in ogni prossimo la strada per arrivare a Lui.
Ebbene, lei ci riuscì, e tutti i Focolarini provenienti da tutto il mondo ci riescono ogni giorno vivendo, lavorando e pregando assieme.
L’animazione di strada
L’elemento caratteristico comunque di questo Campo LIVE, oltre alle fatiche, alle gioie, alle amicizie vecchie e nuove, alle notti insonni in sacchi a pelo con materassini sgonfi, fu… l’Animazione di strada!
Per ben due sere, infatti, a Siena, in piazza del Palio, e a Firenze, abbiamo speso le nostre ultime energie ballando i nostri mitici balli e cantando le nostre canzoni coinvolgendo passanti e turisti vari. L’aria era molto familiare: eccetto i soliti timidi che ci guardavano come se fossimo stati alieni, la gente non aveva paura di buttarsi tra di noi.
Molti ci filmavano, altri ci fotografavano, altri invece ci chiedevano spiegazioni su chi fossimo… Don Bosco diceva: “Un oratorio senza musica, è come un corpo senz’anima”.
Beh, penso che in queste due sere siamo riusciti a dimostrarlo perfettamente, tanto che anche la Polizia nella stazione di Firenze ci ha obbligato a… prendere il largo!
Questi 5 giorni di LIVE sono stati veramente fantastici: le esperienze che abbiamo vissuto, le gioie e le fatiche che abbiamo provato, le persone che abbiamo incontrato, i nuovi amici che abbiamo conosciuto, gli occhi che pur non conoscendoci ci hanno sorriso… penso abbiano lasciato un segno indelebile nei nostri cuori.
Una domanda ci ha accompagnato e ci è rimasta nel cuore: “Signore, cosa ha voluto dire a noi giovani attraverso tutti i volti che abbiamo incontrato?”.
Giovanna Cattapan
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