Il rischio è rimanere in periferia, come semplici spettatori di un cinema panettone. Penso ai bambini di un domani, sempre meno per la continua strage degli innocenti non nati, che, dopo le zucche vuote di Halloween al posto dei Santi, forse rimarranno solo con il bue e l'asinello, ruminando il fieno sotto l'albero di Natale, accuditi da Papà Noel.
Dalla California alle Filippine, un diverso modo di interpretare il Natale. Da un lato tavole imbandite, negozi affollati, decori; tutto in perfetto stile hollywoodiano, come si vede nei film soverchi di belle parole ma poveri di riferimento al Vangelo. Dall’altro presepi ovunque, simboli di pace, di cose semplici, buone e il Santo Niño, che resta nelle case anche dopo le festività, a testimoniare il senso autentico del Natale.
E se mancano il bue e l’asinello?
Con l’avvicinarsi alle feste natalizie si torna a parlare del Presepio. Il recente libro del Papa Benedetto XVI sull’infanzia di Gesù ha risvegliato il tema. “Padre, è vero che il Papa ha tolto il bue e l’asinello dalla grotta di Betlemme?”, mi chiedeva allarmata una anziana signora domenica scorsa, all’uscita dalla Messa. Volevo rispondere: “Signora, quelli sono elementi marginali, basta che ci siano il Bambinello con la Madonna, S. Giuseppe, gli angeli e i pastori con tutti noi”. Non mi ha dato il tempo, era già andata via senza attendere la risposta, mentre salutavo una famiglia che per la prima volta aveva portato a messa il loro bambino di pochi mesi.
Volevo dire alla signora che nel fondo il Presepio costituisce una specie di sacramentale che cerca di rendere visibile ciò che è spirituale, fino a renderlo tangibile, mentre tenta di spiritualizzare la stessa materia, quasi a renderla invisibile. Si tratta, cioè, del mistero di un Dio che si fa uomo, sentito con profondità alla luce della fede ed espresso nella molteplicità della bellezza. La grotta, i personaggi, il cielo, le albe e i tramonti, le case, i ruscelli e la musica dell’ambiente attorno al diorama, sono note di un canto che ci avvolge e ci prende per farci vivere un avvenimento storico i cui effetti si prolungano fino ai nostri giorni e ci coinvolgono.
In questo senso il Presepio è qualcosa che ci portiamo dentro, come la nostra infanzia… la nostra famiglia… la nostra verità. Resta un’oasi di pace, in contrasto con il correre vertiginoso della vita, dove ritroviamo il gusto delle cose semplici, buone, di casa nostra.
Qualcuno diceva che l’arte è la verità e la verità è religione, quella che vive ogni popolo nelle sue tradizioni. Nella nostra, che trova le sue radici nello spirito di S. Francesco, si propone ogni anno come espressione genuina del Natale, contro certe influenze paganeggianti e consumistiche.
Un Natale in stile hollywoodiano
Da decenni si assiste ad una tendenza che vuole staccare il Natale dal riferimento a Gesù, sostituendolo con l’albero in casa, Papà Noel carico di doni, lanterne colorate, verdi corone alle porte.
Sintomatici i film che negli ultimi anni ha prodotto Hollywood in occasione del Natale: ci parlano di gioia, di generosità, di pace… di tutto, meno che riferimenti al Vangelo. È come celebrare una festa di compleanno dove tutti sono invitati a partecipare, eccetto il festeggiato!
Ricordo con tristezza quel dicembre di anni fa in California dove l’Avvento era vissuto nei negozi affollati, il Natale attorno ad una tavola imbandita e il 26 di dicembre con gli alberi e gli addobbi gettati sui marciapiedi nella spazzatura.
La capitale del Natale nel mondo
In contrasto con le Filippine dove, a partire da settembre, si sentono già le nenie natalizie (carols), le case si adornano di lanterns e i presepi si moltiplicano nelle chiese, nelle vetrine e nelle strade, con un crescendo che ha l’apice nella novena di preparazione al Natale, per continuare fino ai primi di febbraio, quando si smontano i presepi ma, tanto, resta sempre il Santo Niño in tutte le chiese e in ogni casa. Ci sarà pure una ragione se le Filippine vengono considerate come capitale del Natale nel mondo…
Il rischio per noi è rimanere in periferia, come semplici spettatori di un cinema panettone. Penso ai bambini di un domani, sempre meno per la continua strage degli innocenti non nati, che, dopo le zucche vuote di Halloween al posto dei Santi, forse rimarranno solo con il bue e l’asinello, ruminando il fieno sotto l’albero di Natale, accuditi da Papà Noel. Per fortuna resta la speranza che, in quest’anno della fede appena inaugurato, anche il Presepio ci possa aiutare ad affinare certe sensibilità nei riguardi del prossimo, della famiglia e della stessa natura.
Padre Carmelo Capizzi
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