Ti piace il “Grande Fratello”? Ami passare la domenica pomeriggio a guardare “Domenica In” o “Buona Domenica”? Non puoi perderti una puntata di “Verissimo”? Ti fidi ciecamente di quanto dicono i TG e mai ti verrebbe in mente di verificare l'autenticità di una notizia o un'affermazione? Sei soddisfatto dei programmi che ti vengono proposti perché la televisione va bene così com'è? Si?Beh, allora puoi leggerti l'articolo successivo!
del 01 gennaio 2002
Vi siete mai chiesti cosa ci sia dietro lo schermo della vostra televisione? Un tubo catodico. Si, vabbè, ma non è quello che intendevo. Avete mai pensato a chi potrebbero essere le persone che hanno creato quel particolare programma o pubblicità, con quale fine, quale sia il messaggio che ti vogliono trasmettere, che tipo di ideali abbiano e cosa li spinga a fare quel lavoro? C’è una moltitudine di cose che non si sanno, nascoste dietro ai 24 pollici: come, ad esempio, che un regista possa indirizzare il parere del telespettatore di un dibattito a favore di uno o dell’altro relatore in base alla luce o all’inquadratura; oppure che un giornalista sia in grado di cambiare il senso delle parole di un suo intervistato tagliando solo pochi pezzi; o che un cronista possa distorcere la realtà riportando alcune notizie e omettendone altre. La televisione è diventata il principale interlocutore dei componenti di una famiglia tra le mura di casa e alla fine ha perso anche la capacità di riunirli davanti ad uno stesso programma perché ormai sembra sia indispensabile averne una per stanza o quasi. Aspetto con timore il giorno in cui lo “scatolone” si approprierà anche di uno degli ultimi residui spazi privilegiati per la formulazione e per l’elaborazione delle idee e del pensiero, privandolo della sua incontestabile efficacia: il bagno. Succede sempre più spesso che si guardi la televisione passivamente, perché si è stanchi o ci si vuole rilassare o fare una pausa e così facendo non ci si accorge che comunque dei messaggi vengono recepiti ma non vengono filtrati da una mente attenta.
Il tema dell’informazione e della comunicazione è cresciuto di importanza di pari passo alla diffusione dei media e alla loro potenziale influenza sugli spettatori, soprattutto ai giorni nostri, in cui la verità non sono i fatti ma ciò che la televisione (e gli altri media) ci propone (come già cantavano gli U2 nell’83: “When fact is fiction and TV reality” - Sunday Bloody Sunday). In questa situazione in cui a volte capita che alcune opinioni vengano spacciate come verità, è fondamentale che ci sia qualcuno che si organizzi per fare chiarimenti e non subire passivamente ciò che ci viene proposto. MegaChip si è proposta proprio questo. È una giovane associazione Onlus creata il 25 aprile 2002 col fine di raggiungere una “Democrazia nella comunicazione”. Il tutto parte dall’esperienza di Giulietto Chiesa, giornalista e inviato TV, che, constatata sul campo l’abitudine di proporre notizie talvolta parziali se non totalmente fittizie, decide di uscire da questo meccanismo in cui la notizia non è più l’informazione da trasmettere a chi la recepisce, ma un prodotto di consumo, una merce da piazzare sul mercato che deve avere determinate caratteristiche tra cui la corrispondenza alla realtà non è sempre al primo posto. Il contenuto di verità non è più un pregio, bensì la capacità di produrre profitto, di essere al servizio di ceti dominanti e dell’ideologia che li sostiene. E nel giro di poco tempo ha raccolto il consenso di professionisti e non (spesso anonimamente per paura di essere licenziati), stanchi di dover sacrificare ogni forma di etica e deontologia professionale all’altare della produzione di profitti, sotto la volontà dei superiori. Ha incominciato a verificare l’attendibilità di notizie diffuse dai media; a indagare e smascherare l’AUDITEL quale strumento poco attendibile; a organizzare convegni, corsi di formazione, ricerche, tavole rotonde, mostre, gestire banche dati e biblioteche specializzate; denunciare abusi, distorsioni e pressioni contro la libertà d’informazione, la trasparenza e l’uso dei diritti. Passo dopo passo si è formata una rete di informazione alternativa che nel suo espandersi trova nuovi spazi, nuove adesioni e nuovi stimoli per progredire. Come il canale televisivo, “NoWar TV” (www.nowartv.it), già attivo durante l'inizio della guerra in Iraq, che piano piano sta crescendo per proporre programmi semplici ma chiari, dove onestamente si rende nota la provenienza delle fonti di informazione, con possibilità di spiegazioni su quanto non si sa o non si è capito.
MegaChip si rivolge ai professionisti del settore e agli addetti alla formazione per puntare alla ridefinizione degli standard etici e deontologici del sistema mediatico. Ma lascia spazio a tutti coloro che non si accontentano passivamente di un’informazione e comunicazione “precotta” perché, una volta appresi gli strumenti necessari per una visione critica, possano essere protagonisti attivi. Non è né impossibile né fantascienza: molti comuni cittadini si stanno già organizzando in gruppi, anche tra semplici amici, per formare dei mini osservatori sulla TV e sui giornali. La capacità di stare attenti e di essere critici è ancora presente e appartiene, si potrebbe ben dire come una volta, a tutte le persone di buona volontà.
Chi volesse consultare informazioni e dati o collaborare può consultare il sito www.megachip.info
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