Ecco la ricetta del sociologo Pierpaolo Donati per il successo della raccolta di firme europea a tutela dell'inizio della vita: puntare sui contatti personali per invitare a firmare la petizione e illustrare i guasti derivanti dal mancato rispetto dell'embrione umano
Ecco la ricetta del sociologo Pierpaolo Donati per il successo della raccolta di firme europea a tutela dell'inizio della vita: puntare sui contatti personali per invitare a firmare la petizione e illustrare i guasti derivanti dal mancato rispetto dell'embrione umano.
“Gli appelli a firmare una petizione hanno successo quando si tratta di evitare dei mali evidenti, piuttosto che a perseguire un bene. Di conseguenza molto dipenderà da come verrà presentata e condotta la campagna di opinione in questione”: questa la stimolante raccomandazione formulata da Pierpaolo Donati, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Bologna, che ha risposto ad alcune domande del Sir sulla campagna “Uno di Noi”, lanciata nell’Unione europea per chiedere di tutelare l’embrione umano da manipolazioni e soppressioni. Il realismo critico di Donati rappresenta per le decine di associazioni e movimenti cattolici che si sono uniti nel Comitato italiano la spinta ad affinare i contenuti nella stessa campagna, perché raggiunga le menti e i cuori degli italiani. Per vincere la sfida Donati propone di puntare sui “contatti personali” per invitare a firmare la petizione, nonché d’illustrare i mali derivanti dal mancato rispetto dell’embrione.
Una società come la nostra, molto stratifica e complessa, può rispondere in forma significativa all’appello a firmare per la difesa dell’embrione umano?“ La condivisione di valori fondamentali nelle popolazioni modernizzate è in crisi da molto tempo, e sarà sempre più critica. L’appello a firmare una petizione è quindi rischioso, perché richiede una partecipazione per identificazione con uno scopo comune che oggi si realizza solo su temi-limite, come i drammi di una disoccupazione di massa, i disastri della globalizzazione sull’ambiente, una guerra sanguinosa, un genocidio, o simili. Gli appelli a firmare una petizione hanno successo quando si tratta di evitare dei mali evidenti, piuttosto che a perseguire un bene. Di conseguenza molto dipenderà da come verrà presentata e condotta la compagna di opinione in questione”.
La difesa della vita dell’embrione umano, tipicamente sostenuta dagli ambienti cattolici, può esser e un tema condiviso anche da altri settori sociali e culturali? Attorno all’embrione, in altre parole, può formarsi un’alleanza trasversale?“ Attualmente è molto difficile, perché le varie parti non hanno ancora elaborato una risposta al problema di come sia possibile trovare una convergenza su alcuni valori ‘ultimi’ comuni in una società basata sulla differenza culturale. Il ‘Cortile dei Gentili’ è stata una bella iniziativa, ma non ha prodotto ancora alcun risultato in tal senso, perché il suo scopo è stato semplicemente favorire l’incontro e il dialogo. Io ritengo che il dialogo come tale, anche nelle condizioni ideali indicate da Apel e Habermas, non porti a soluzioni se non viene impostato in un certo modo. Occorre che il dialogo sia finalizzato a verificare una proposta, perseguita intenzionalmente da tutti i partecipanti, basata su quella che io chiamo la ‘ragione relazionale’, cioè la ragione che si riferisce non a dei ‘valori’ in sé, foss’anche l’embrione umano, ma ai valori in quanto esprimono e richiedono delle relazioni sociali senza le quali l’umanizzazione delle persone viene perduta. L’alternativa è l’accettazione di quel post-umano che alimenta le regressioni culturali, psichiche, sociali, oltreché politiche, e, in ultima istanza, sta aprendo la strada a nuove forme di barbarie”.
Nell’epoca dei social network e della partecipazione dei cittadini alle decisioni pubbliche tramite internet, le sembra che la possibilità di firmare ufficialmente pro-embrione oltre che su moduli cartacei anche on-line rappresenti un richiamo valido?“ È un tentativo che si può fare, ma sapendo che l’ambiente dei social network è quello culturalmente più modernizzato, e quindi anche più secolarizzato, il che significa che è indispensabile trovare il modo di affiancare le firme on-line con contatti personali. Senza reti di contatti interpersonali, l’appello su internet rischia di andare a vuoto”.
Quali sono i fattori fondamentali di tipo sociale, oltre che etico e valoriale, per i quali è importante aderire a questa campagna?“ Mostrare i mali che derivano dalla mancanza di rispetto per l’embrione umano. Si tratta di effetti che ricadono a vari livelli. A livello biologico, le degenerazioni che le manipolazioni dell’embrione stanno creando. A livello psicologico, le patologie subconscie che derivano dal mettere in latenza la relazione della persona - in primis la donna - con l’embrione. Sul piano sociale, le distorsioni che vengono prodotte nelle relazioni generative e in quelle familiari, cioè i problemi relazionali che si riscontrano empiricamente in chi si trova a dover decidere se e quale tipo di genitorialità assumere verso l’embrione”.
Cosa suggerirebbe, anche in termini pratici, al Comitato promotore perché lo scopo del milione di firme sia raggiunto?“. Come ho detto, puntare sulle reti interpersonali, non pensare che le adesioni on-line possano sostituire quelle scritte su carta, e poi fare una campagna di opinione che mostri con i fatti gli effetti perversi, inattesi e non intenzionali a cui può portare il mancato riconoscimento dei diritti dell’embrione umano”.
Luigi Crimella
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