Diario di prof - lettera agli studenti che non si esprimono sul rientro a settem...

"Dove siete? Quando farete sentire la vostra voce fondamentale sul rientro a scuola a settembre? Quando direte a noi adulti cosa vi manca e cosa desiderate? Vi ho cercato per darvi spazio qui ed in pochissimi avete risposto!"

Carissimi Studenti, 

dove siete? Quando farete sentire la vostra voce fondamentale sul rientro a scuola a settembre? Quando direte a noi adulti cosa vi manca e cosa desiderate? Vi ho cercato per darvi spazio qui ed in pochissimi avete risposto! Siete nell’età della ribellione, dell'essere sempre alternativi, dell’andare controcorrente, della scoperta della vostra autonomia, del sentirvi già grandi, eppure lasciate a noi tutto il dibattito e le scelte sul rientro a scuola a settembre! C’è chi lo collega alla necessità lavorative dei genitori, chi agli altri Paesi che lo hanno già fatto, chi alle risorse economiche messe in campo, chi alle priorità che uno Stato dovrebbe avere, chi alle aperture delle discoteche (ora chiuse di nuovo), chi al rischio di crescere una generazione di analfabeti, chi al possibile declino culturale se così non fosse, chi al vostro bisogno di crescere con i pari. In questo dibattito mancate voi, ci mancate, mi mancate! Forse perché “guai a parlare di scuola durante le vacanze”, probabilmente poiché non vi ritenete all’altezza di affrontare tali questioni. Se, però, gli adulti commettiamo i classici errori da adulti, preoccupa l’assenza (persino sui social tranne qualche rarissimo caso) di interventi, iniziative, riflessioni, provocazioni da parte vostra, e ci farebbero molto bene! Dove sono finiti le ragazze e i ragazzi dei cortei, delle manifestazioni, degli scioperi, delle occupazioni, delle piazze? Dove si trovano i tanti rappresentanti di istituto e di classe che gestiscono le assemblee, che imbracciano i megafoni con abilità, che stimolano le varie chat? Chi o cosa vi ha spenti e annichiliti? Possibile che la scuola sia talmente una parentesi noiosa che non deve in nessun modo toccare i sacri mesi estivi? Dobbiamo credere che il lockdown abbia assopito del tutto i vostri animi focosi e appassionati?  Mentre ci sentite preoccupati per le aule più grandi, per i banchi nuovi, per le sedie con le rotelle e per le mascherine, forse dovremmo occuparci maggiormente di ascoltarvi e, se non vi esprimete, di starvi accanto suscitando le domande giuste. Magari ritenete di stare tranquilli visto che altri ci pensano al vostro posto o, ancora peggio, che il vostro apporto sia inutile; eppure i protagonisti dei duecento giorni da settembre a giugno siete e sarete voi, in quanto anima della scuola e corresponsabili del cammino educativo e culturale. Davvero avete issato la bandiera bianca arrendendovi senza rivolgere delle proposte? Da adulti e da docenti sentiamo il bisogno della vostra passione, delle vostre idee, di un confronto sulle piccole e grandi questioni della vita, di una lettura diversa dell’attualità, come anche della spensieratezza, della leggerezza, della creatività. A che vi è servito studiare, dedicare ore e ore sui libri, avvicinarvi alla cultura, acquisire le conoscenze e le competenze se oggi, nel bisogno evidente, non vi slanciano verso una qualunque presa di posizione? In classe chiedete spesso di dialogare, sognate una didattica innovativa, vi lamentate di dover subire verifiche e valutazioni, vi agitate per aver voce in capitolo e contare qualcosa, ma in questo periodo decisivo la scuola si trasforma in una parentesi per voi, in una pausa tra le vacanze, in un problema degli adulti. Mi spiace, ma non è per questi studenti che ho scelto di essere un docente! Non prendetelo come un rimprovero, il classico discorso pesante da professore o da genitore; vi assicuro che per molti adulti avervi così passivi e taciturni è una conquista, altro che scrivervi una lettera con il rischio che qualcuno di voi si alzi finalmente e gridi “presente”! Marco Pappalardo

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