Mi sono chiesta a lungo il perché di quell'uomo. Credo che sia tornato indietro per immedesimazione. Perché, amando moltissimo sua madre, e la donna che desiderava sposare, e i suoi amici, ha pensato che anche quelli là rimasti laggiù erano altrettanto amati e attesi...
del 19 luglio 2005
 Nello sfacelo delle esplosioni nella metropolitana di Londra tutto o quasi pare rispondere a logiche prevedibili e atroci: la ferocia determinata di un'organizzazione perfetta, il panico della folla in trappola nei tunnel, l'angoscia di una città aggredita da un nemico invisibile, che può tornare. L'imprevisto, è in una breve frase detta da un passeggero nella stazione di Edgware Road e registrata dalla Bbc on line. L'uomo racconta di una fortissima esplosione che ha mandato in frantumi i finestrini e fatto cadere tutti per terra. Poi, i vagoni invasi da un fumo denso e soffocante dentro la galleria. Si può immaginare il panico che si è impadronito dei viaggiatori là sotto. Ma, racconta il passeggero, il conduttore del treno è sceso dalla cabina e a ritroso rispetto alla stazione ha percorso lo stretto marciapiede d'emergenza dicendo alla gente: «State calmi, non è nulla di grave, tranquilli, uscite per di qua».
E far questo, sotto terra, mentre il fumo acre aumenta e toglie il fiato e la folla terrorizzata può spingere e travolgere, e magari di bombe ce n'è un'altra e sta per esplodere, è un comportamento fuori dal comune. La stazione era dall'altra parte. L'aria, la luce, la vita, dall'altra parte, e la memoria della moglie e dei figli, a casa. Gli uomini, a volte, sono strani.
Per salvare degli assoluti estranei, poi. Gli anonimi viaggiatori di un treno, in orario di punta, folla sconosciuta, quasi senza volto, massa informe in attesa sulla banchina, appena intravista quando il treno arriva in stazione, veloce. Perché, per che cosa quel camminare all'indietro nel buio, la gola serrata dal fumo?
Se pensate che certamente sia per un Dio, può essere, ma non è certo. Ho conosciuto un uomo che nella sacca del Don è tornato indietro, e quasi sicuramente a morire, per avvertire della ritirata una squadra di compagni rimasti isolati. Non era per un Dio, in cui non credeva. Mi sono chiesta a lungo il perché di quell'uomo. Credo che sia tornato indietro per immedesimazione. Perché, amando moltissimo sua madre, e la donna che desiderava sposare, e i suoi amici, ha pensato che anche quelli là rimasti laggiù erano altrettanto amati e attesi. E allora è andato. In sostanza, ha amato gli altri come se stesso. Come quel ferroviere nelle tenebre del metrò londinese. Che chissà se chiamava Dio col suo nome. Di certo, Dio conosce il nome di quel ferroviere.
Marina Corradi
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