Alla fine di questo anno ci lasciamo con un pensiero di buonanotte dato dallo stesso don Bosco ai suoi giovani la sera del 31 dicembre 1859.
Nella sera di questo stesso giorno (29) così D. Bosco parlava ai suoi giovani.
Quest'anno non lo rivedremo mai più; il tempo passato non ritorna più. Se lo avremo occupato bene, starà là a nostra gloria eternamente; se lo avremo occupato male, starà là eternamente a nostra infamia. Ora quel che è fatto, non si può più disfare. In quest'ultimo caso guardiamo di mettergli un buon cappello, cioè passando bene questi due giorni che ancora ci restano col rinunziare a qualche difetto, col praticare qualche virtù, affinché almeno possiamo poi dire: Nel 1859 ho lasciato un difetto, ho praticato una virtù. Tommaso da Kempis dice così: “ Noi saremmo presto santi se non facessimo altro in ciascheduno anno, che correggere un difetto solo e praticare una sola virtù”.
Questo avviso era come l'esordio di ciò, che avrebbe detto l'ultima sera del 1859. E il 31 dicembre così esprimevasi:
Miei cari figliuoli, voi sapete quanto io vi amo nel Signore e come io mi sia tutto consacrato a farvi quel bene maggiore che potrò. Quel poco di scienza, quel poco di esperienza che ho acquistato, quanto sono e quanto posseggo, preghiere, fatiche, sanità, la mia vita stessa, tutto desidero impiegare a vostro servizio. In qualunque giorno e per qualunque cosa fate pure capitale su di me, ma specialmente nelle cose dell'anima. Per parte mia, per strenna vi do tutto me stesso; sarà cosa meschina, ma quando vi do tutto, vuol dire che nulla riserbo per me.
Ora veniamo ai ricordi. A tutti in generale. Fatevi bene il segno della santa croce; non volgetevi mai indietro, quando servite la santa Messa; raccomando il silenzio in dormitorio, non fare contratti senza licenza, non fare letture cattive o proibite. Appena uno di voi dubitasse della bontà di un libro, manifesti il suo dubbio a qualche superiore.
Spero che voi metterete in pratica i miei avvisi e tanto ne sono sicuro che voglio che si finisca l'anno con perfetto amore e santa allegrezza. Perciò io perdono a voi qualunque mancanza possiate aver fatta e anche voi perdonatevi a vicenda le offese, che per caso abbiate ricevute. Voglio che incominciate l'anno 1860 senza malumore e senza melanconie. [...]
Agli artigiani dirò che non avendo tempo a pensare molto all'anima nei giorni feriali, almeno vi pensino nei giorni festivi, coll'udire bene la Messa, coll'ascoltare attentamente le istruzioni, col ricevere divotamente la benedizione. Nelle domeniche e nelle feste principali procurino di accostarsi ai Ss. Sacramenti.
Ai chierici ricordo che essi sono venduti al cielo e perciò non pensino più a questa terra: tutto il loro studio sia nel cercare la maggiore gloria di Dio e la salute delle anime. A questo proposito raccomando a tutti di aiutarvi scambievolmente a salvar l'anima, prima col buon esempio e poi coi buoni consigli, stimandoci felici quando possiamo impedire fra i nostri compagni anche un solo peccato veniale; imprestando buoni libri da leggere, esortando all'obbedienza, avvisando quando avvertiste qualche lupo nell'ovile, insomma ricordandoci che un gran santo dice: divinorum, divinissimum est cooperari in salutem animarum.
Ai sacerdoti, sebbene pochi, raccomando che studino di accendersi di uno zelo ardente per le anime. E a me stesso che cosa dirò? Io dirò (e parlava quasi lagrimando, e con parole interrotte) che mi sento un anno di più sulle spalle, mentre il 1859 sta per dileguarsi coi secoli passati. Questo anno è un tempo di meno che ci resta a vivere e saremmo disgraziati se l'avessimo passato inutilmente. Io sento quanto grave sia la mia responsabilità, che va ogni giorno crescendo, dovendo io rendere stretto conto al Signore dell'anima di ciascheduno di voi. Io faccio quel che posso, ma voi aiutatemi, miei cari figliuoli.
Del resto promettendo tutti noi al Signore di impiegar bene il restante della nostra vita nell'amarlo e servirlo, ringraziamolo dei tanti benefizi che ci ha fatti e dell'averci conservati fino all'anno 1860. Questa grazia non l'ha concessa a tutti. Magone, Berardi, Capra, Rosato, Odetti e altri ancora dove sono che non li vedo in mezzo a noi? Son passati all'eternità, a render conto al Signore di tutto quello che hanno fatto. Perciò io raccomando a tutti voi di tenere la vostra coscienza preparata, perchè il Signore può chiamarvi in questo anno al suo tribunale. Raccomando poi a coloro i quali per paura o per vergogna non osassero confessarsi dal proprio confessore, di cambiarlo, di andare da un'altro, ma che per carità non trascurino di aggiustare i loro conti.
È cosa certa che l'anno prossimo in questo stesso giorno più non ci troveremo qui tutti. Perciò vi invito a recitare un Pater per tutti quelli che moriranno nell'anno venturo e per quelli che sono morti nell'anno che sta per finire.
Tratto da: Memorie Biografiche vol. VI
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