Proprio di questo vorrei parlarvi questa volta, di un viaggio «oltre ai confini del mondo» che abbiamo fatto con due catechisti, Kony e Neen e il nostro sacrista Medo.
Carissimi amici, come state?
Spero bene, ormai alle porte del Natale con l’inizio dell’Avvento; qui da noi solo il 14 dicembre inizieremo la preparazione al Natale che sarà il 7 gennaio, con gli Ortodossi.
Nella nuova missione a Pinyudo ci sono tante novità: la nostra chiesa con la Messa domenicale e il catechismo, sempre molto frequentata, così pure ogni giorno al pomeriggio c’è la possibilità della messa verso le 17.00; l’asilo del mattino con tantissimi bambini, la colazione e il pranzo che diamo a loro ogni giorno; gli studenti dell’Hostel, che frequentano la scuola superiore, le attività del pomeriggio e della sera, la library, gli incontri, il lavoro, il pranzo e la cena per loro, l’oratorio pomeridiano e soprattutto le attività nelle cappelle attorno a Pinyudo, Gog, Ateti, Tata, Pocialla…
Proprio di queste vorrei parlarvi questa volta, di un viaggio oltre ai confini del mondo che abbiamo fatto con due catechisti, Kony e Neen e il nostro sacrista Medo.
Partenza un sabato all’alba con la macchina verso Pocialla dove il fiume Gilo fa un’ansa e permette l’attracco di alcune barche, naturalmente all’appuntamento prefissato mancava la barca e chi ci doveva portare, ma niente paura, dopo aver parlato con un altro responsabile troviamo un’altra barca e partiamo nel fiume per un paio d’ore di “navigata”, se così si può dire, al posto dei remi i nostri due piloti avevano due pale.
Arrivo al villaggio di Abol e dopo aver salutato la nostra barca e dato l’appuntamento per il giorno dopo, qui nessuno ha l’orologio, si guarda il sole e si dice: “vieni quando il sole è in questa posizione”, ci siamo inoltrati nella foresta.
Un’oretta di sentiero in mezzo al fango, all’acqua fino alla vita, sperando di saltar fuori da qualche parte e infine ecco il primo villaggio, Otiel. Accoglienza meravigliosa, con tutti quelli del coro che sono venuti a prenderci all’inizio del villaggio e poi insieme siamo entrati in chiesa, cantando con gioia per questa visita. Abbiamo celebrato la s. Messa, era da maggio che non avevano la Messa. Alla fine una serie di discorsi per l’importanza del momento, un bel pranzetto con polenta e pollo un po’ selvatico, e poi verso le 12.30 partenza per un’altra cappella, Buranger.
Sei ragazze grandi del coro ci hanno accompagnato felici di poterci aiutare e stare con noi due giorni.
Il sentiero di nuovo entra nel fango, nell’acqua fino alla vita, poi trova anche delle radure, tutto circa per un paio d’ore e verso le 15.00 siamo a Buranger.
I bambini e ragazzi ci aspettano in chiesa, una bella accoglienza da parte di tutti, poi la Messa, discutiamo alcune cose con il catechista e poi ripartiamo per la tappa finale di questo giorno, Two.
A Buranger il nostro catechista Kony va a salutare sua mamma che abita in una capanna appena fuori il villaggio. Gli porta un po’ di zucchero e caffè e la sua presenza.
Un’altra ora tra fango e acqua e non vi dico come arriviamo a Two, scarpe e calzetti irriconoscibili, pieni di fango, pantaloni color marrone, io rosso per il sole preso, ma tanta allegria tra di noi.
Accoglienza molto bella a Two, ci laviamo un bel po’, ci riposiamo e facciamo subito cena, visto che il sole verso le 18.30 comincia a tramontare e non c’è nessuna luce.
Dormiamo dentro il nostro mulino, che ora non funziona perché si può portare la benzina per il motore fino a Two, letto di panchine, una zanzariera legata a qualche bastone e due lenzuola. Naturalmente si dorme poco e c’è anche chi russa tra i catechisti, vedete voi…
Al mattino ci sveglia una bella pioggia, dal sole infuocato di sabato alla fredda pioggia della domenica, abbiamo però tempo di celebrare la Messa con la gente di Two, all’esterno del mulino perché la cappella è andata sotto acqua, troppa pioggia quest’anno.
Appena data la benedizione finale ricomincia a piovere, ci ripariamo dentro il mulino, ci vestiamo per bene, salutiamo tutti e ripartiamo sotto la pioggia, sempre con le ragazze del coro di Otiel, per il nostro viaggio di ritorno a Pinyudo.
Di nuovo nel fango e nell’acqua, ma questa volta senza paura e con tanta gioia nel cuore per tutti gli incontri che abbiamo fatto, ed ecco Buranger, è domenica e il catechista e la gente sta pregando nella chiesa, ci fermiamo un momento e li salutiamo, senza fermarci molto.
E poi ecco Otiel, un po’ di riposo, qualche cosa da mangiare e salutiamo la gente e le ragazze del coro che ci vogliono accompagnare ancora fino al fiume, così pure il catechista e alcuni ragazzi e allora cantando ci avviamo insieme al fiume.
Ad Abol vediamo che la nostra barca è già arrivata, salutiamo alla fine tutta la gente che ci ha accompagnato, li ringraziamo e ci avviamo per Pocialla via fiume.
Remare contro la corrente del fiume è più arduo di quanto previsto, facciamo anche un pezzo a piedi sulla sponda per agevolare i nostri due rematori; avvistiamo anche qualche “amico” nel fiume: pesci grandi e piccoli, uccelli coloratissimi di ogni specie e qualche coccodrillo che ci guarda da lontano.
Ed ecco Pocialla. Il nostro autista era già arrivato e subito procediamo per Pinyudo, dove arriviamo, stanchi morti, ringraziando Dio per il viaggio e per tutta la gente che abbiamo incontrato.
Penso che una delle gioie più belle della vita sia l’incontro con queste comunità distanti dal centro, l’incontro in nome di Dio, eravamo lì per pregare insieme, per stare insieme in nome di Gesù, e la straordinaria accoglienza che abbiamo ricevuto, piena di affetto, canto, gioia, strette di mano, risa, saluti; non hanno niente, ma hanno tutto: una immensa umanità e Dio stesso.
Già programmata la prossima visita, 20 e 21 dicembre, qualcuno vuole venire?
Non vi ho ancora parlato della situazione dei profughi del Sud Sudan che non accenna a diminuire, nella prossima lettera vi aggiornerò.
Un saluto e una preghiera reciproca, anche noi ne abbiamo tanto bisogno.
Con affetto
Abba filippo
don Filippo Perin
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