Don Filippo ci scrive... n. 56

Le croci sono tante, ognuno di noi prima o poi è chiamato dalla vita stessa a portarne una. In questa settimana santa guardiamo a Gesù...

Don Filippo ci scrive... n. 56

del 01 aprile 2015

 

 

Carissimi amici, come state?

 

Spero bene in questo tempo di settimana santa, dedicata a Gesù, a ricordare la sua storia, ciò che ha fatto, ma soprattutto a rivivere la sua morte e la sua risurrezione!

 

Qui la chiesa cattolica segue il calendario della chiesa ortodossa e perciò faremo la Pasqua con una settimana di ritardo, il 12 aprile, mentre nei campi profughi, tutte persone che sono di origine sudanese seguiamo il calendario nostro, per cui faremo Pasqua questa settimana, insomma due Pasque.

 

La situazione di Pinyudo e della nostra missione è sempre in movimento: solo in questo mese abba Giorgio ha già fatto più di duecento battesimi, soprattutto bambini, qui nel villaggio ma anche nelle varie cappelle attorno a Pinyudo, subito dopo Pasqua faremo le prime comunioni e poi con l’arrivo di abba Angelo, il nostro Vescovo, anche le cresime verso giugno.

 

Abbiamo dato una bella sistemata all’asilo, diviso bene i bambini in tre classi, fatto un programma per i 4 maestri, ampliato le materie, con canto, sport, disegno… Introdotto il buon giorno, cioè la preghiera e un pensiero per tutti i bambini detto da un maestro prima di iniziare la scuola.

 

Anche per i giovani dell’hostel, abbiamo reso obbligatoria lo studio nella libreria alla sera, aperta anche nel pomeriggio per chi vuole studiare, comprato altri libri scolastici visto che loro non ne hanno, e stiamo allestendo una bella sala con qualche computer, per fare un piccolo corso per loro.

 

Al pomeriggio è il momento più bello con più di duecento bambini e ragazzi che frequentano l’oratorio, in particolare il super torneo che abbiamo iniziato con i ragazzi delle medie, 10 squadre da 15 ragazzi e poi abbiamo chiuso le iscrizioni, i quali per tre settimane ogni pomeriggio si contenderanno la vittoria.

 

Dal giovedì alla domenica si va sempre nelle cappelle, ora che c’è la bella stagione e che si può arrivare in tutti i villaggi, anche i più lontani, come shintowa e two, circa due ore di jeep in mezzo alla savana seguendo solo un  sentiero.

 

E infine abbiamo iniziato a sistemare sia l’impianto elettrico della missione sia a predisporre il posto per i pannelli solari e gli accumulatori. Abbiamo una ventina di operai che ogni giorno preparano i muretti per i pannelli, oppure scavano un canale per interrare i cavi di collegamento oppure costruiscono una casetta per gli accumulatori.

 

Ci sono anche i problemi, naturalmente, il caldo prima di tutto, abbiamo superato in questo periodo quasi sempre i 40°, i nostri collaboratori, alle volte sono da seguire più loro che i bambini o ragazzi, tipo i maestri o i catechisti, il pozzo a mano che ora è irrimediabilmente rotto e dobbiamo pensare di scavarne un altro per dare l’acqua alla gente…

 

Le croci sono tante, ognuno di noi prima o poi è chiamato dalla vita stessa a portarne una. In questa settimana santa guardiamo a Gesù che porta la Croce, che porta anche la nostra croce.

 

C’è un personaggio in questa settimana, originario dell’Africa, Simone di Cirene, città della Libia, che aiuta Gesù a portare la Croce.

 

Che bello questo gesto, nonostante che tornasse stanco dalla campagna, nonostante i suoi programmi e le sue intenzioni, si ferma e aiuta Gesù a portare la Croce.

 

Già dopo Natale l’Africa accoglie Gesù profugo, che fugge in Egitto perché Erode vuole ucciderlo, ora un uomo dell’Africa arriva fino a Gerusalemme per aiutare Gesù a portare la Croce.

 

L’Africa, con tutte le sue contraddizioni e croci, ha questo cuore sempre pronto a fermarsi ad aiutare chi è nelle difficoltà, chi ha una croce da portare.

 

In ogni parte del mondo quando incontri qualcuno in difficoltà senti dentro di te la sua domanda “Vuoi essere il mio Cireneo?”, cioè vuoi aiutarmi a portare la Croce? Ecco il cuore dell’Africa, essere Simone di Cirene.

 

Gesù porta la nostra Croce e noi portiamo quella degli altri.

 

Un ricordo nella preghiera per tutta la nostra povera gente e noi da qui vi ricordiamo volentieri, soprattutto la notte di Pasqua.

 

Con affetto e auguri di buona Pasqua a tutti

 

Abba Filippo

 

 

Don Filippo Perin

 

 

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