Chi ha partecipato alla Festa dei Giovani certamente non può dimenticare i “semplici”, ma efficaci interventi che hanno inaugurato la nostra giornata di festa. Con noi quel giorno c'era Domenico Savio che, con la sua presenza fisica, ricordava a tutti noi l'importanza di non sprecare nemmeno un minuto della nostra vita e di puntare con decisione alla realizzazione piena della nostra felicità che per noi cristiani si chiama Santità.Aldo Fedele e Celeste nella loro concretezza ci hanno aiutato a ripensare, a scegliere dei gesti concreti, per tutti possibili, con cui realizzare la nostra Santità.
del 01 gennaio 2002
Fedele Aldo
 
Produttore ed arrangiatore, è uno dei più importanti tastieristi nel campo della musica pop e rock. Ha un'esperienza live che lo pone ai vertici della musica internazionale, avendo calcato palchi statunitensi, argentini, canadesi, russi, europei e, naturalmente, italiani, con artisti del calibro di Ron, Lucio Dalla, Luca Carboni, Edoardo De Crescenzo, Amii Stewart, Eugenio Bennato e soprattutto con il gruppo Stadio, con il quale ha suonato ininterrottamente per undici anni.
Ecco alcune delle principali esperienze discografiche: Dallamericaruso con Lucio Dalla (1986); Persone Silenziose con Luca Carboni (1989); Apri le braccia e poi vola con Ron (1990); Amen con Lucio Dalla (1992); Stadio mobile live con gli Stadio (1993); Se son rose fioriranno con Edoardo Bennato (1994); Di volpi, di vizi e dì virtù con gli Stadio (1995).
Collabora stabilmente come insegnante presso Hope Music School nata per formare i giovani alle nuove professioni della musica leggera e dello spettacolo. É un testimone d'eccezione ed un profondo conoscitore del pubblico giovanile; sa parlare con passione della sua fede e delle esperienze di vita maturate in tutto il mondo, coinvolgendo il pubblico grazie ad una fluente capacità narrativa e ad una profonda conoscenza del mondo musicale. La cosa importante è capire quali sono i doni che Dio fa ad ognuno di noi. Lui ha un cuore grande, grande, e siccome ha anche una grande fantasia, non regala la stessa cosa a tutti. A qualcuno regala una cosa, a qualcuno un’altra: a me ha regalato la capacità di suonare il pianoforte. Ho iniziato a studiare quando ero ragazzino, a impegnarmi, a fare gli esami in conservatorio, e, piano-piano, ho iniziato a lavorare con tanti artisti, a girare il mondo, a fare tournèe e dischi. É stato bello e molto emozionante. C’era qualcosa, però, che non andava dentro di me. Ero contento di suonare e di stare sul palco, però mi rendevo conto che vivevo quelle due ore di concerto in maniera troppo diversa dagli altri miei colleghi. Sapete, c’è sempre la voglia di emergere, di apparire; e qualche volta lo si fa anche a danno degli altri. E a me ciò non piaceva.
Mentre suonavo mi piaceva guardare le persone negli occhi, e pensavo: “Queste persone son qui: ho una bella responsabilità!” E allora mi sforzavo di fare un piccolo regalino ad ognuna di loro cercando di suonare al meglio perché potessero andar via contente. Ad un certo punto ho iniziato a chiedermi:
“Ma come mai Dio nella sua bontà mi ha fatto questo regalo di saper suonare il pianoforte? Ci sarà un motivo! Perché allora non sono contento di fare quello che faccio? Sì, son contento, ma vorrei qualcosa di più. Qualcosa di più vero, qualcosa di meno, diciamo così ‘patinato’. Qualcosa di più profondo”.Tra i tanti doni che ho ricevuto, c’è anche quello di una sorella che è suora e medico. Con lei, come succede spesso tra fratelli e sorelle, mi sono confidato spesso. E dicevo:
“Suor Anna, ma perché?”. E lei mi ha sempre detto, per anni:
“Tu non ti preoccupare. Vai avanti, sii sereno. Fai bene la tua parte, e un giorno capirai perché Dio ti ha dato questo talento.”
Un giorno del 1997, quindi, sette anni fa, mi telefona un ragazzo di Fiuggi, vicino a Frosinone:
”Senti Aldo, sai che la Conferenza Episcopale Italiana…” wow “…ha organizzato un concorso e noi vorremmo partecipare.
Saremmo contenti che tu realizzassi questo brano.”
 
Il brano, in effetti non mi dispiaceva. Il testo mi sembrava molto forte. Gli ho detto:
“Guarda, potrebbe venir fuori una bella canzone: la aggiustiamo un po’ e credo che ne otterremo qualcosa di buono.”
Gli ho realizzato questo brano. Ho lavorato un po’sul pezzo e poi l’abbiamo mandato alla selezione. Dopo due settimane, mi chiama una persona e mi dice:
“Senti: ma tu hai realizzato il brano a Luciano e a quei ragazzi di Fiuggi?”
“Sì, perché?”
“L’abbiamo sentito e ci è piaciuto molto. Vorremmo affidarti quattro brani di questa compilation.”
Il tema della nostra giornata è LA GIOIA; vi sto raccontando questa esperienza per farvi capire, per farvi immaginare quanto grande è la gioia che ho provato io. Il premio di questo concorso, era niente popò di meno che esibirsi dal vivo in mondovisione - che è una cosa durissima!- durante il concerto che è stato tenuto a Bologna, alla presenza del Santo Padre, e che è passato alla storia per la partecipazione Bob Dylan. La posta in gioco era veramente alta. E questi ragazzi, che sei mesi prima, erano venuti da me tutti timidi, timorosi, magari, di ottenere un rifiuto da me…
… sei mesi dopo erano sul palco a Bologna a cantare il loro pezzo in mondovisione davanti al Santo Padre.Ho capito allora che forse quello era l’inizio di una nuova strada, e, grazie a quella strada, oggi sono qui in mezzo a voi. Ciao!
 
 
Romagna Celeste
 
Nasce a Mezzano (TN) nel 1974, laureando in giurisprudenza. Lavora da due anni alla Casa Famiglia del Bearzi di Udine. Ha iniziato come obiettore presso l’Istituto A. Cerruti di Capriva del Friuli fermandosi anche l’anno successivo come operatore. Fa parte del Movimento Giovanile Salesiano e partecipa alle attività dell’Istituto Salesiano Santa Croce di Mezzano, nel 1999 partecipa all’impresa ciclistica (Francia –Spagna) e frequenta corsi di formazione per educatore presso la provincia di Gorizia.
Attualmente vive a Udine.
 
- Ciao a tutti, sono Celeste.  Da quattro anni lavoro come educatore in una casa famiglia.  Quando mi hanno proposto questo intervento ero parecchio perplesso, perplesso perché il tema di questa giornata è “PERCHE’ LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA”. A me verrebbe più facile parlare della sofferenza, del dolore. Mi chiedo in queste occasioni se la gioia di cui parliamo è una gioia che va bene per tutti, oppure se è una gioia riservata solo a quelli che sono qui oggi presenti, solo a quelli che sono bravi, solo per quelli che sono già arrivati, per quelli che non hanno grossi problemi. La mia esperienza, a contatto con i ragazzi in difficoltà è abbastanza dura.
Vi racconto un episodio. Non più tardi di un mese fa, proprio il giorno della festa di Don Bosco, ho portato uno dei miei ragazzi a casa, in visita alla sua famiglia. Sono arrivato in un posto sperduto in mezzo ai boschi e sono entrato in una casa fredda, buia, una casa povera. Solo il padre era lì ad aspettarlo. La madre lo aveva abbandonato. Il padre aveva perso il lavoro, non sapeva neppure come accogliere il suo ragazzo. Non aveva niente da offrirgli, se non la sua presenza. Io sono rimasto là con loro, ma vi garantisco che è stata una pena. Queste sono le situazioni che sono chiamato a vivere. Spesso. Non volentieri, ma spesso. Allora, per chi come me vive queste esperienze, lavora in questo campo, per arrivare alla gioia è necessario partire dal dolore dalla sofferenza, perché questa è la realtà che ci troviamo ad affrontare. Spesso mi chiedono: “Perché fai questo lavoro?”
Eh, una bella domanda…faccio questo lavoro perché ho potuto sperimentare personalmente, vedere con i miei occhi, toccare con le mie mani, che c’è un seme di gioia anche, e soprattutto, nelle situazioni più disperate.
Nelle situazioni dove non c’è speranza, dove le difficoltà sembrano insormontabili. Nelle situazioni, insomma, dove sembra impossibile ci sia una via d’uscita. É una convinzione che ormai mi è entrata dentro. E quando sto con i ragazzi, sia che studiamo, sia che giochiamo, ho questa convinzione in me, la fiducia che c’è per tutti una possibilità di salvezza. Perché, vedete, la gioia più grande non è quella di star bene con se stessi o con gli altri. É poca cosa questa. La gioia più grande è la gioia di essere salvati; la gioia più grande è una vita riscattata. Un ragazzo che non soffre più da solo perché riesce a condividere la sua sofferenza con gli altri, può esserne un esempio. Oppure un padre che riesce a cambiare vita per amore dei suoi figli. Una madre che accetta il proprio figlio. Ecco, da qui viene la gioia. E’ una gioia piena, guardate, una consolazione infinita. Una gioia che dura una vita intera e che nessuno può togliere.
Allora, se posso lasciare un messaggio, se posso dirvi qualcosa, è questo: se c’è nella vostra vita, e di sicuro c’è, una situazione di dolore, di sofferenza, qualcosa che non funziona, non nascondete il dolore. Non nascondetelo! Tenetelo bello stretto, mettetevelo sulle spalle. Portatelo con voi, camminate con questo peso sulle spalle, e vedrete che, cammin facendo, vi renderete conto che sarà questo peso, sarà questo dolore, sarà questa sofferenza che porterà voi. E vi aprirà degli spazi che per ora sono inimmaginabili, impensabili.
 
                                                                                            Lo Staff FdG 2004
Staff FdG 2004
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