Ci sono troppi crocifissi attorno a noi. Non possiamo schierarci con quelli che scherniscono o restano indifferenti o addirittura crocifiggono. Sono crocifissi che attendono di essere tolti, di conoscere la resurrezione. E la Pasqua è anzitutto per loro: per Gerusalemme devastata, per la Palestina, per i campi sterminati della fame, della paura, della guerra. La Pasqua è per chi di noi si sente sepolto dal peccato...
del 26 marzo 2005
 Devono essere stati due giorni di immensa tristezza, di vuoto incolmabile, quelli che successero alla crocifissione di Gesù, per quanti davvero Lo amavano, Lo avevano scelto come il Maestro, la Via, la Verità e la Vita, da seguire fino in fondo, giocando su di Lui tutta la propria vita e felicità. Quando si ama veramente qualcuno, l'altro diventa la nostra stessa vita, al punto che non si riesce mai ad accettarne la separazione. In questo modo si testimonia che l'amore è davvero quello spirito che Dio infuse nell'uomo nella creazione e che non può conoscere la morte. Ed è da ricordare al nostro mondo, che sembra avere ceduto il posto dell'amore all'egoismo, facendo così spegnere l'amore, che così si spegne la stessa nostra sorgente di vita.
Non potevano assolutamente accettare gli apostoli e quanti avevano amato veramente Gesù, facendolo scopo della propria vita, che la Sua morte avesse posto fine a tutto. Lo avevano sepolto con tanta cura: ma i Giudei avevano messo alla bocca del sepolcro una grande pietra, nel timore che potesse essere rapito, avevano sigillata la pietra e, al colmo del ridicolo, avevano fatto 'scortare' un morto! 'Non si sa mai!', avranno pensato, senza dare una ragione a quel non sapere, ma lasciando libero lo spazio alla possibilità - che è l'incredibile dell'amore di Dio - che succedesse qualcosa di impensabile, ossia che quel 'sepolto' tornasse a camminare tra gli uomini e quindi, secondo i Giudei, a dare enorme fastidio alle loro errate coscienze. I loro occhi non erano fatti per cogliere la gioia nel farsi inondare dalla luce: nel loro cuore non c'era posto per il gusto dell'amore vero. Credevano di avere risolta tutta la vicenda terrena di Gesù con la sua crocifissione. 'Cristo ora è morto e quindi non può più darci fastidio'. Lo dicono in tanti, anche ai nostri giorni. La follia dell'uomo, che non conosce confini, e persuasa a volte, che, seppellendo Dio e quindi togliendolo dalla vista di tutti, tutto si risolva.
In realtà non fanno altro che crocifiggere non Dio ma la dignità dell'uomo, la giustizia, la solidarietà, ogni bellezza insomma che è l'impronta che Dio ha posto e non deve essere cancellata, se non si vuole cancellare l'uomo. Si crede di avere chiusa la partita con Dio mettendolo in Croce ed in realtà in croce, così, ci vanno i milioni di crocifissi dalla povertà. dalla guerra. dalla violenza. dalla ingiustizia. Chi può contare l'immensa foresta dei crocifissi di oggi? Impossibile. E tutti sono là perché alcuni hanno creduto di avere ragione crocifiggendo Cristo e l'amore. Ma chi aveva amato Gesù, fino a farLo il tutto della vita, come Sua Mamma, Maria, gli apostoli, i cristiani veri di ieri, oggi e sempre, non accettano 'la sepoltura del loro Bene, che è Gesù'. E mi piace ricordare la storia di Maria, cui certamente era sembrata una eternità il tempo che la separava dalla sepoltura alla possibilità almeno di andarLo a visitare nel sepolcro. In fondo non credeva alla morte del Maestro, perché, ripeto, chi ama veramente non crede alla morte ma sa che la vita continua nella eternità. Trova il sepolcro vuoto. Non si dà pace. 'Era rimasta a piangere vicino al sepolcro', racconta Giovanni l'evangelista. Fino a che uno, che sembrava il giardiniere le chiese: 'Donna perché piangi? Chi cerchi?' Maria pensò che era il giardiniere e gli disse: 'Signore, se tu l'hai portato via dimmi dove l'hai messo e io andrò a prenderlo'.
Quanta tenerezza, che non si arrende alla morte! Anche Gesù si arrende all'amore e sembra non voglia più fare soffrire chi tanto L'amava, e così fa 'resuscitare il cuore'. La chiama con il suo nome: 'Maria'. Quel nome, quella voce, era Gesù. Lo riconosce subito Maria: o meglio l'amore. E' come se la crocifissione fosse stata solo un brutto sogno, non sa trattenere l'immensità della sua gioia nel vedere il suo Bene, risorto, davanti a lei e non sa dire che un rispettoso 'Maestro'. Difficile misurare la gioia di chi 'ha visto il Signore'. Una gioia che subito Maria trasmette agli apostoli e gli apostoli a noi e noi a chi verrà, fino al giorno che anche noi Lo vedremo: e Lui ci chiamerà per nome e noi Lo riconosceremo e Gli diremo 'Maestro'. Davvero oggi è il giorno della gioia, quella pasquale, che non passa mai ed è eredità di chi segue Cristo, come sommo bene, anche se qualche volta ne perdiamo le orme, distratti da altri fantasmi che non sono bene, ma sono il nostro sepolcro, che ha bisogno di conoscere la resurrezione con Cristo. Ci sono troppi crocifissi attorno a noi. Non possiamo schierarci con quelli che scherniscono o restano indifferenti o addirittura crocifiggono. Sono crocifissi che attendono di essere tolti, di conoscere la resurrezione.
E la Pasqua è anzitutto per loro: per Gerusalemme devastata, per la Palestina, per i campi sterminati della fame, della paura, della guerra. La Pasqua è per chi di noi si sente sepolto dal peccato, dal disordine morale, dalla lontananza dal Padre, dalla insopportabile solitudine, dall'egoismo. Occorre - e lo auguro di cuore - che tutti ci vestiamo della fede di Maria, che si reca al sepolcro per contemplare e farsi avvolgere dalla luce della Resurrezione, uscendo dai sepolcri che non sono per noi, assolutamente.
Una volta Paolo VI, rivolgendosi ai giovani che tanto amava e tanto la Chiesa ama sempre, anche se non sempre siamo creduti: 'Voi giovani cercate appassionatamente la gioia, la cercate negli altri, nelle vicende, nelle cose. Solo Gesù promette la vera gioia... perché Lui solo, Dio, è la gioia; il resto se non prende gioia da lui è effimero, un inganno. Voi giovani cercate l'autenticità ed aborrite la doppiezza. Gesù ha sempre smascherato e smaschera l'ipocrisia di coloro che volevano strumentalizzare l'uomo specialmente nei suoi rapporti con Dio. Voi avete paura della solitudine che intristisce il cuore ed accentua l'individualismo egoistico: Gesù vi partecipa la comunione, che esiste tra Lui e il Padre e dilata il cuore all'amore verso tutti gli uomini figli dello stesso Padre' Ed allora, auguri di Buona Pasqua a tutti che mi leggete! Che tutti possiate, sempre che lo cerchiate come fece Maria, sentire la Sua voce, che vi chiama per nome e possiate gridare la vostra gioia rispondendo: 'Maestro!' Buona Pasqua a ciascuno di voi, ai vostri cari, alle vostre famiglie. E cantiamo insieme, il canto della gioia: 'Alleluja!'.
mons. Antonio Riboldi
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