La vita è più forte di ogni cosa e scaturisce all'improvviso quando meno la si aspetta e in modi che non avremmo mai pensato. Credo che chiunque abbia, sin dalla nascita, una missione; e la si scopre vivendo.
La vita è un mistero che ci sfugge, ma l’amore permette di accoglierla fino in fondo, dalla nascita alla morte. Daniel e Lise Lanoie ne danno testimonianza in un articolo della rivista della Chiesa di Saint-Hyacinthe, L’Envoi (novembre-dicembre 2013). Daniel e Lise hanno già due figli quando, il 24 gennaio 1979, nasce Lucie. All’età di tre mesi viene ricoverata e vengono scoperti diversi handicap: microcefalia, scoliosi, parziale sordità, deficienza intellettuale profonda. I genitori si ritrovano intorno ad un tavolo multidisciplinare con un neurologo, uno psicologo, dei medici, un assistente sociale, per farsi dire che la figlia ha una speranza di vita di una dozzina d’anni. L’équipe cerca di convincerli a metterla in un istituto, perché avrà bisogno di molte cure ed è difficile per una coppia superare questa prova. La loro decisione non lascia dubbi.
“Scegliamo di avere fiducia nella vita e l’amore che abbiamo l’uno per l’altra è profondo abbastanza per prendercene cura. Lucie è la nostra bambina, faremo tutto il possibile per renderle la vita facile, per rendergliela piacevole con il fratello e la sorella che le dimostrano un amore incondizionato. Durante i primi anni la nostra sfida fu l’integrazione a tutti i livelli: far accettare la nostra scelta alle famiglie, trovare risorse, farla accettare alla scuola René-St-Pierre, con l’obiettivo di farle sviluppare il proprio potenziale e permetterle di socializzare”.
Lucie non riesce a mangiare e bere da sola. È incontinente, non cammina e non parla, ama guardare i programmi per bambini in televisione. Ride ed esprime gioia muovendo le braccia, emette anche dei suoni. Frequenta la scuola fino a 21 anni. Nel 1998 suo fratello David, che ha 24 anni, è vittima di un’intossicazione mentre maneggia un prodotto chimico. Il suo midollo osseo viene improvvisamente distrutto. Il solo trattamento possibile è un trapianto dalle sorelle e trasfusioni per mantenerlo in vita. David propone la sorella maggiore che si rivela incompatibile. C’è Lucie, 21 anni, ma è più complicato, considerando i suoi handicap. Dopo tre giorni di interminabile attesa, la famiglia passa dallo scoraggiamento alla speranza quando viene a sapere che Lucie è compatibile.
Il miracolo della vita
La vita è più forte di ogni cosa e scaturisce all’improvviso quando meno la si aspetta e in modi che non avremmo mai pensato. C’è qualcosa di divino in questo slancio di vita. Credo che chiunque abbia, sin dalla nascita, una missione; e la si scopre vivendo. Per Lucie, è stata donare la vita a suo fratello, essere feconda alla sua maniera, per quello che è, una donna unica e differente. Lascio la parola ai suoi genitori per i quali la figlia è “la nostra cara Lucie”.
“Lucie ha dato la vita al fratello donandogli il proprio midollo osseo e, per questo stesso fatto, definisce il proprio ruolo di donna di donare la vita. In maniera diversa certo, ma ha salvato la vita del fratello. David è completamente guarito. Oggi è padre di due bimbe di cinque e tre anni, nonostante la previsione negativa a causa dei trattamenti di chemio”.
Lucie è deceduta dolcemente il 14 novembre 2005 all’Hotel Dieu di Saint-Hyacinthe in cure palliative. Aveva quasi 27 anni. Era arrivata alla fine della sua vita, logorata come una persona molto vecchia. Si è spenta come una candela, in presenza dei genitori, come il giorno della sua nascita. Hanno scritto: “Non potevamo sperare in una fine più bella”.
“Il senso della vita di Lucie è stato tra gli altri di permetterci di aiutarci reciprocamente come coppia, staccarci da noi stessi. La sua presenza ha anche permesso a molti di reagire, riflettere, superare se stessi. Il suo caso ha suscitato molte questioni”.
“Lucie ha dato la vita al fratello, si è realizzata come essere umano. Soprattutto, ci ha permesso di prendere coscienza del valore di una vita, della vita”. Questa parola profetica appare sulla partecipazione di morte: “Perché tu sei prezioso agli occhi miei ed io t’amo” (Isaia 43, 4).
Jacques Gauthier
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