Non basta aumentare gli anni di catechismo o almanaccare intorno all'età della Cresima, spostandola ora in avanti ora indietro. è necessario che le famiglie e le parrocchie ritrovino la capacità di segnalare che Dio c'è e di farne respirare la presenza. Come?
Una domanda inquieta genitori, parroci e catechisti: “Come mai dopo anni di catechismo e di insegnamento di religione a scuola, i ragazzi e i giovani vivono come se non avessero mai sentito parlare di Gesù?”. Questo infatti succede.
È come se tutto fosse scivolato sopra la pelle. Perciò: la Messa alla domenica? Pregare? Non cedere all’alcool, alla volgarità del linguaggio e dei comportamenti, alla sessualità usa e getta, al disinteresse verso i più deboli? Ma figurati! E tutto tranquillamente. Senza sensi di colpa. Meno che mai con la consapevolezza di essere peccatori: “Che male c’è?”; “Mi diverte”; “Lo fanno tutti”. Come è possibile? è possibile perché il catechismo e l’insegnamento della religione, nonché le esortazioni dei genitori: “Vai a Messa!”; “Comportati bene!”, sono caduti in un vuoto: la mancanza della presenza di Dio. Lo abbiamo già accennato: i genitori dei ragazzi e dei giovani di oggi sono cresciuti mentre la società italiana sostituiva il bisogno di Dio con il dentista, l’oculista, l’ostetrico, lo stipendio mensile sicuro, la pensione, le molteplici forme di assicurazione.
Delle generazioni precedenti i genitori attuali hanno conservato un po’ di religione: le pratiche tradizionali, soprattutto quelle socialmente importanti per i figli, ma non la fede, cioè Dio che dà consistenza alla vita perché da sola non si regge. Senza la fede, noi bastiamo a noi stessi e possiamo fare tutto ciò che ci piace. è una situazione di – diciamo così! – ateismo pratico presente anche tra i praticanti. Qualche sintomo? Coloro che lasciano la Messa alla domenica all’inizio dell’estate per farsi rivedere a settembre o a ottobre, e che quando ritornano si accostano alla comunione senza sentire il bisogno di confessarsi; coloro che bazzicano nei gruppi parrocchiali, ma alzano il gomito o “scherzano” con le droghe al sabato sera; coloro che fanno parte di associazioni cattoliche ma iniziano la convivenza, meravigliandosi se il parroco e i genitori hanno qualcosa da ridire.
Questa situazione non è cosa da poco, perché la fede in Dio non è un optional che se c’è o non c’è poco cambia.
E infatti gli effetti negativi ormai si fanno sentire forti e chiari in una generazione di giovani scontenti, abulici, fragili, in balia delle mode, preoccupati soltanto del look, in fila dietro al “fanno tutti così”. Come reagire? Non basta aumentare gli anni di catechismo o almanaccare intorno all’età della Cresima, spostandola ora in avanti ora indietro; è necessario che le famiglie e le parrocchie ritrovino la capacità di segnalare che Dio c’è e di farne respirare la presenza. Come? Qualche indicazioni intanto per la famiglia: papà e mamma iniziano la giornata con un segno di croce o con una breve preghiera, invitando i figli a fare altrettanto; si segnano con la croce o pregano la Madonna e l’angelo custode prima di accendere il motore dell’auto per accompagnare i figli a scuola; iniziano il pranzo e la cena con una preghiera; organizzano la domenica a partire comunque dalla partecipazione alla Messa; nell’uso dei soldi riservano un parte, anche piccola, per i poveri; sono sempre attenti a distinguere ciò che è bene da ciò che è male riferendosi alla parola del Signore…
Sembrano piccole cose, e lo sono. Però sono segnali di una presenza che non scivolano sopra la pelle.
Tonino Lasconi
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