Un'indagine su migliaia di giovani conferma: a un anno dal termine del servizio civile la percentuale di occupati tra chi l'ha svolto è più alta del 12%
del 04 settembre 2017
Un'indagine su migliaia di giovani conferma: a un anno dal termine del servizio civile la percentuale di occupati tra chi l’ha svolto è più alta del 12%
Fare servizio civile aiuta a trovare lavoro. Non è una pubblicità progresso finanziata dal governo, ma una realtà misurata e certificata dal libro edito da Franco Angeli e pubblicato il 25 agosto "Giovani verso l'occupazione. Valutazione d'impatto del Servizio Civile nella cooperazione sociale" a cura di Liliana Leone e Vincenzo De Bernardo. Ebbene, in base ai risultati della ricerca, a un anno dal termine del servizio civile la percentuale di occupati tra i giovani che l’hanno svolto è più alta del 12% rispetto a quella di chi non l’ha svolto, quota che si alza al 15% dopo tre anni. Non solo: la quota di disoccupati di lungo corso è maggiore del 23% tra chi non ha svolto il servizio, mentre, a parità di occupazione, chi ha prestato servizio è più soddisfatto economicamente (+6,5%). Risultati resi possibili, scrivono gli autori, dall’accrescimento del capitale umano dei volontari, inteso come «insieme di conoscenze e abilità spendibile sul mercato del lavoro» e dallo sviluppo del capitale sociale, ovvero l’insieme di «norme condivise, relazioni di fiducia e valori che regola le relazioni tra individui e gruppi».
L’indagine ha preso in esame i giovani che hanno concorso ai bandi del servizio civile nazionale a partire dal 2010, a loro volta suddivisi in due gruppi: quelli che hanno effettivamente prestato servizio nelle cooperative sociali aderenti a Confcooperative e un altro campione (gruppo di controllo) di ragazzi con caratteristiche analoghe che hanno partecipato ai bandi risultando idonei, ma che poi non hanno mai svolto servizio per mancanza di posti disponibili. La distribuzione territoriale del campione è fortemente differenziata: il 29,5% ha svolto servizio civile in Piemonte, il 16,5% in Sicilia, il 7,4% in Veneto, mentre nelle altre Regioni troviamo percentuali di partecipazione inferiori (meno dell’1% in Calabria, Umbria, Molise, Val d’Aosta). Il 76% dei volontari del campione sono donne.
«Il servizio civile non nasce come misura né diretta né indiretta di politica attiva del lavoro», sottolinea uno dei due curatori, Vincenzo De Bernardo, responsabile del Servizio Civile per Confcooperative. «Tuttavia sin dalla fase di selezione dei volontari, la componente motivazionali solidaristica e quella legata alla ricerca del lavoro sono tra loro strettamente connesse». Un’aspettativa che, come vedremo subito, non resta delusa.
Guardando al gruppo dei volontari effettivi, rivela la ricerca, il loro livello di soddisfazione in merito all’esperienza nelle cooperative è molto elevato (8,3 su una scala di 10 punti) e il periodo viene ritenuto «molto coerente con le proprie aspettative iniziali». Quanto ai risultati occupazionali, il primo degno di nota è che la metà dei rispondenti afferma di aver lavorato in modo continuativo a termine del servizio, mentre solo il 23% dichiara di non aver mail lavorato. Come prevedibile, il settore lavorativo prevalente al termine del servizio è quello del non profit (59,4%) seguito dal settore profit. Nella maggior parte dei casi è nella stessa organizzazione che li hanno ospitati che i giovani si inseriscono.
Gli effetti positivi sull’occupazione in generale si esprimono comunque a ridosso del termine dell’esperienza di servizio civile, dal momento che metà dei soggetti che l’hanno terminato da meno di tre mesi si dichiara occupato al momento della rilevazione. Tra coloro che non hanno svolto il servizio, invece, a distanza di un anno dalla domanda, la percentuale è inferiore di 12 punti. Queste differenze si amplificano nel tempo: la percentuale di occupati nel gruppo di controllo si mantiene più bassa di 14-15 punti percentuali anche a distanza di 3-5 anni.
Un secondo importante vantaggio che hanno gli ex volontari rispetto ai colleghi non ammessi è quello di avere dei percorsi lavorativi meno accidentati e più continuativi, e una tendenza di +6,5 punti percentuali a dichiararsi più soddisfatti delle proprie condizioni economiche. Il reddito da lavoro annuale risulta essere abbastanza simile nei due gruppi, ma il lavoro è caratterizzato da maggior imprevedibilità e da periodi di disoccupazione più frequenti e più lunghi per coloro che non hanno svolto il servizio civile: nel campione di controllo si registra infatti una proporzione molto più elevata di disoccupati di lunga durata (+23%) e quasi il quadruplo di iscrizioni ai Centri per l’Impiego.
Gabriella Meroni
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