Da oltre mezzo secolo, ogni giorno, da quel 2 novembre 1946 in cui celebrai la mia prima Messa nella cripta di San Leonardo nella cattedrale del Wawel a Cracovia, i miei occhi si sono raccolti sull'ostia e sul calice in cui il tempo e lo spazio si sono in qualche modo « contratti » e il dramma del Golgota si è ripresentato al vivo, svelando la sua misteriosa « contemporaneità » (Giovanni Paolo II).
del 01 gennaio 2002
Il Santo Padre ha proclamato il periodo che va dall’ottobre 2004 all’ottobre 2005 “Anno dell’Eucaristia”. Dopo l’anno del Rosario, il Papa ha voluto ribadire la centralità del sacrificio di Cristo definendo l’Eucaristia “sorgente” e “culmine” di tutta la vita cristiana (come possiamo leggere nell’enciclica Ecclesia de Eucharistia).
Proprio perché cuore della vita cristiana, l’Eucaristia non si limita solo al momento della sua celebrazione all’interno delle pareti della Chiesa, ma deve diventare impegno spirituale che riguarda tutta la vita del cristiano.
La celebrazione dell’Eucaristia non è sostanzialmente cambiata lungo i secoli dell’esperienza cristiana proprio per seguire l’insegnamento di Gesù nell’ultima cena: “Fate questo in memoria di me”. Celebrando l’Eucaristia facciamo memoria di quanto Gesù ha fatto e ha detto, del suo Amore per noi, della sua sofferenza sulla croce, del suo continuo donarsi anche se rifiutato dagli uomini.
L’atteggiamento fondamentale che il “memoriale” di Cristo mette nella nostra vita è quello del ringraziamento. É un ringraziare il Signore per il suo Amore incessante e “pazzesco”, per i doni che abbiamo avuto da Lui, per la vita che continuamente si rinnova in quel sacrificio. Ricordare e ringraziare per i doni avuti da Lui ci spinge anche all’atteggiamento della gratuità secondo il ben noto: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. In questo donarsi gratuito sta la risposta di chi ha visto ed è testimone dell’amore di Cristo, in questo dono gratuito troviamo la nostra responsabilità. Ecco allora che l’Eucaristia diviene “sorgente” e “culmine” della vita cristiana in quanto sacramento che la alimenta. Assieme alla confessione, l’Eucaristia è il sacramento che si rinnova più volte nella vita di fede perché abbiamo continuamente bisogno di ricordare l’Amore di Dio.
L’Eucaristia diviene sorgente proprio perché è in essa che il cristiano trova fondamento per avvicinarsi ai fratelli ed è allo stesso tempo culmine della vita cristiana perché è il momento più alto della presenza di Dio con noi. Nel pane e nel vino che diventano corpo e sangue di Cristo, si realizza l’entrata di Dio nella storia della Chiesa e di ogni uomo, il suo “farsi carne” che ne testimonia la vicinanza. Eppure, molte volte, capita di recarsi “alla Comunione” senza tener conto del dono grandissimo che Dio ci regala, senza quell’atteggiamento di ringraziamento e successiva responsabilità che dovrebbe nascere dal sacrificio.
Nel suo “Fate questo in memoria di me”, Gesù non ha chiesto di ricordarlo perché avesse bisogno della nostra memoria, ma perché questo “ricordare” è ancora una volta alimento per i fedeli. È proprio nell’Eucaristia che Gesù si lascia incontrare, magiare, bere, desiderando intensamente di entrare in noi e nella nostra vita.
Ancora una volta, quel “Fate questo in memoria di me” diventa la richiesta, discreta e liberante di un Dio che chiede di lasciarlo entrare nella nostra vita per renderla autentica e felice.
Per approfondimenti sull’Anno dell’Eucarestia vedi:
Alessandro Raggiotto
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