È scontato che ci siano queste o altre ricorrenze per sempre? Sappiamo tutti davvero cosa si festeggia e perché di conseguenza è vacanza?
del 29 aprile 2019
È scontato che ci siano queste o altre ricorrenze per sempre? Sappiamo tutti davvero cosa si festeggia e perché di conseguenza è vacanza?
La Pasqua, il 25 aprile, l'1 maggio sono giorni in cui fare memoria e festeggiare, ma anche date in cui la storia e l'attualità ci impongono di riflettere. Il fatto che corrispondano a giorni di vacanze scolastiche e per diverse categorie pure dal lavoro dovrebbe essere un'opportunità e non un fortunato incidente; sospendere le attività quotidiane è un bene, per avere più tempo di riposare, svagarsi, stare in famiglia e con gli amici, viaggiare, fare percorsi culturali, dedicarsi agli hobby. Questi giorni "rossi" vanno riscoperti tuttavia fino in fondo, a partire dalla loro origine, per trovarvi un senso ancora oggi e soprattutto per il domani. È scontato che ci siano queste o altre ricorrenze per sempre? Sappiamo tutti davvero cosa si festeggia e perché di conseguenza è vacanza? Lontani o fuori dai contesti specifici, spente le tv e con social ben selezionati, chi ci assicura che tutti sappiano ancora il significato della Pasqua, del 25 aprile e dell'1 maggio? Qualcuno dirà che è impossibile, ma basterebbe andare in giro con telecamera e microfono per verificare come persino sulla festa più importante della cristianità - e la più antica tra quelle citate - ci sarebbero dubbi, errori, inesattezze e persino dinieghi. Il resto del danno lo fanno i revisori di storia improvvisati, i negazionisti vari, la commercializzazione di tutto, le ideologie, l'uso distorto della comunicazione, la poca frequentazione di biblioteche, librerie, musei, una scuola non sempre all'altezza del proprio compito, i mezzi di distrazione di massa tra fake news e nuovi idoli social. Inoltre, questa non dovrebbe essere solamente una preoccupazione da intellettuali o da educatori, perché svuotare le feste della propria essenza, rischia persino di eliminarle col tempo, dunque ci perderebbero tutti e addio vacanze e ponti! Ed in fondo è giusto: se da un compleanno togliessimo il festeggiato, se lo tenessimo fuori dalla porta, gli vietassimo di spegnere le candeline, ci facessimo le foto e i selfie con un altro, l'anno dopo non ci sarebbe alcuna festa o quantomeno non saremmo invitati. La celebrazione di una festa va preparata, bisogna prepararsi a viverla, poiché, se diventa un evento, forse avrà la giusta importanza. È pure un compito della scuola, direi un dovere anche solo per il fatto di godere del giorno di vacanza, dare spazio - prima o dopo visto che il giorno stesso non si può - ad una formazione specifica, all'approfondimento, alla riflessione con gli strumenti, le capacità e la mission che le è propria. Non mancano i giorni di festa per cominciare e non sono necessari sforzi straordinari, indicazioni ministeriali, deliberazioni collegiali, bensì la tradizionale saggezza dell'agricoltore che sa preparare la terra quando serve, gettare il seme adeguato, curarlo a suo tempo, fidarsi della bontà della natura, collaborare con altri per trarne il miglior frutto. Nella scuola possiamo trasformare così un giorno di festa in un'occasione educativa, la memoria in un memoriale, l'oggi nella scommessa sul domani!
Marco Pappalardo
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