Abbiamo trovato sul web una lettera scritta da un'insegnante trentina ai suoi ragazzi di terza media: un piccolo dono, ma denso di affetto e di speranza...
del 22 giugno 2017
Abbiamo trovato sul web una lettera scritta da un’insegnante trentina ai suoi ragazzi di terza media: un piccolo dono, ma denso di affetto e di speranza...
La fine della scuola è un momento tanto atteso, quanto carico di un velo di malinconia.
Si attende tutto l’anno la campanella finale, che decreta l’inizio delle vacanze, ma nel contempo si prova una strana tristezza pensando ai compagni di classe che si lasciano e anche – seppure un adolescente non lo ammetterebbe neppure sotto tortura – ai professori con i quali si sono condivisi tanti momenti, più o meno appassionanti e interessanti.
Anche i docenti vivono la scuola con sentimenti ambivalenti: se da un lato ci sono aspetti difficili e noiosi (scrutini, udienze, classi impegnative da gestire), dall’altro ogni alunno diventa un tassello importante del proprio percorso lavorativo. Ovvio, a patto che l’insegnamento venga vissuto anche – e forse principalmente – come una missione, una missione educativa.
Comunque, anche quest’anno la scuola ha chiuso i battenti, eccezion fatta per chi ha gli esami di terza media e di maturità.
Noi della Redazione abbiamo trovato sul web una lettera scritta da un’insegnante trentina ai suoi ragazzi di terza media: un piccolo dono, ma denso di affetto e di speranza per il futuro di ciascuno. La ripubblichiamo qui, come esempio di “Buona scuola”… altro che gender & Co!
Vorrei avervi insegnato che la vita vale
Vorrei avervi insegnato che a riflettere non può essere soltanto lo specchio
Vorrei avervi insegnato che il senno conta più del seno
Vorrei avervi insegnato che essere ragionevoli è più importante che avere ragione
Vorrei avervi insegnato che la dignità non muore con una brutta figura
Vorrei avervi insegnato che non si può sempre rimediare, ma sempre ci si può provare
Vorrei avervi insegnato a chiedere scusa
Vorrei avervi insegnato che la Verità rende liberi
Vorrei avervi insegnato a togliere le maschere
Vorrei avervi insegnato che il rispetto viene dal rispetto
Vorrei avervi insegnato a guardare avanti e a vedere oltre il vostro naso
Vorrei avervi insegnato che la fatica è la misura della bellezza
Vorrei avervi insegnato a dire sì e a dire no
Vorrei avervi insegnato che non è tutto bianco o nero: anche il grigio è interessante e se non altro è di moda…
Vorrei avervi insegnato che amare non significa essere d’accordo su tutto: l’amore non annulla, moltiplica
Vorrei avervi insegnato che non amare non può mai diventare ferire o distruggere
Vorrei avervi insegnato a risparmiarvi il peso di odiare
Vorrei avervi insegnato a stare insieme, ma non per paura
Vorrei avervi insegnato a chiedere aiuto, una carezza e che il dolore finisce
Vorrei avervi insegnato a difendere l’umanità che c’è in voi, anche nel peggiore dei giorni
Vorrei avervi insegnato che la giustizia non è mai vendetta
Vorrei avervi insegnato che le parole sono un’arma potente
Vorrei avervi insegnato l’opportunità del silenzio
Vorrei avervi insegnato che l’ironia salva la vita
Vorrei avervi insegnato il pericolo dell’ignoranza, l’energia del sapere
Vorrei avervi insegnato l’umiltà
Vorrei avervi insegnato a camminare a testa alta, ma senza calpestare nessuno
Vorrei avervi insegnato a cambiare le cose e poi a cambiarle ancora. E ancora.
Vorrei avervi insegnato a correre, ma a fermarvi in tempo
Vorrei avervi insegnato a non confondere felicità e facilità
Vorrei avervi insegnato a imparare, costasse anni e fallimenti
Vorrei avervi insegnato a lasciare un segno
Vorrei avervi insegnato a “leggere dentro”: le cose, le persone, le situazioni
Vorrei avervi insegnato a perdere tempo ma a non sprecarlo
Vorrei avervi insegnato la follia responsabile
Vorrei avervi insegnato a praticare gentilezza, gratitudine e la terapia degli abbracci
Vorrei avervi insegnato a ridere: spesso. Fortissimo. A lungo.
Ci ho provato,
la prof
Di Redazione Notizie Provita
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