Ex obiettore Caritas, educatore e organizzatore di centri prevenzione e di lotta al disagio sociale, spiega perché l'oratorio umanitariano gli sembra un po' una polisportiva, un po' un centro sociale. E Don Bosco? Neanche dipinto sul muro ... (fonte www.tempi.it)
del 01 gennaio 2002
E' di qualche giorno fa la notizia del boicottaggio “intelligente” di un vicario dell’oratorio di Cassano d’Adda contro alcuni gelati denominati con i nomi dei sette peccati capitali. Eppure, quali catechisti parlano ancora dei peccati capitali ai ragazzi? I programmi oratoriani sono oggi qualcosa di spettacolare: si organizzano percorsi di formazione residenziali per educatori ed operatori pastorali della comunicazione con docenti a livello universitario. A Milano si può ascoltare on-line il demo dei canti e scaricare il video di presentazione di “Party con me”, il tema dell’estate oratoriana 2003. In molte diocesi sono disponibili cd-rom con musiche e balli già preconfezionati da “professionisti”, si organizzano “eventi” di presentazione dei “sussidi pastorali” a Gardaland o negli AquaPark. Certo, si tratta di “proposte aperte a tutti”, e in cui non si parlerà troppo di Gesù Cristo, del Rosario, dei sacramenti e dei peccati. Perché? Perché bisogna capire e rispettare il “diverso”. L’identità del giovane arriverà da sola, “dialogando”, e con essa arriverà l’impegno politico per una società equa e solidale. Insomma, gli islamici fanno le moschee con dentro scuole coraniche ricche di rapporti internazionali. Bene o male ci credono. I testimoni di Geova, i seguaci di Manson, gli ultimi comunisti, i venditori di cannabis fanno di tutto per convincere il popolo della bontà del loro prodotto, e per diffonderlo. I cristiani invece si allineano ai fumatori americani. Hanno smesso. Cosa si propone oggi negli oratori ai ragazzi? Giocano ancora a “bandiera”, fanno ancora catechismo? Non sono domande retoriche.
C’è stato un periodo in cui negli oratori milanesi andava molto di moda il grande “Gioco Degli Appalti”, con tanto di distribuzione di punti e “Carte Onestà” ai più bravi. Mentre in altre diocesi ultimamente sono più in voga i “Giochi della Pace”, dove anziani compagni mai pentiti spiegano ai giovani cattolici il perché del loro impegno sociale. Sono personaggi ritenuti “profetici” forse per aver partecipato moralmente al massacro dei cristiani nello scorso secolo. Non mancano le proposte di volontariato presso preti-coraggio che pagano gli aborti alle donne “povere” (don Gallo, Genova, Italia) e presso associazioni che distribuiscono profilattici (come direbbe Woody Allen? «Però quelli neri no, sai, snelliscono un casino») e siringhe per “aiutare” i drogati (naturalmente “poveri”) a continuare a bucarsi. Vanno molto di moda le discoteche notturne in spazi oratoriani controllati (no droghe e beveraggi alcolici, solo musica assordante per qualche ora). A Cremona e in altre diocesi il tema prescelto per l’incipiente estate è l’acqua che dovrebbe sensibilizzare i ragazzini sul fatto che essa è un dono e che al mondo ce n’è poca. È l’anno internazionale dell’acqua, all’anno del Rosario ci penseranno le vecchiette.
Dov’è il problema? “Dove è il problema?” Così ribattono i miei amici sacerdoti trentenni incaricati della pastorale oratoriana. Per loro il problema è che bisogna fare di tutto per “agganciarli” (i giovani) usando i loro linguaggi. E se oggi non li “agganci” più con i ping-pong e i biliardini, che fai? Via con le bombolette da graffitaro, la musica pseudo-punk (in un oratorio lombardo è fresco il ricordo dell’esibizione del gruppo musicale “SpaventaPassere”), le dinamiche di gruppo, i corsi di giocolieri e clownerie. Normale, no? Sì, giusto. Però la domanda è: ma una volta “agganciati” che succede? “Beh, alla fede ci arriveranno da soli, grazie alla Parola”.
di Simi Marco
Marco Simi
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