Dopo tante fotografie in bianco e nero sul mondo dei giovani, tentiamo un esperimento: tutti in posa per uno scatto a colori!!«Ultimamente essere giovani sembra più una fatica che un privilegio. Il mondo si muove veloce, sembra quasi una grande lavatrice in cui tutto ruota vorticosamente e chi sta all'esterno viene sbalzato sempre più distante da un'impazzita forza centrifuga...».
del 01 gennaio 2002
VECCHIE POLAROID
Ultimamente essere giovani sembra più una fatica che un privilegio.
Il mondo si muove veloce, sembra quasi una grande lavatrice in cui tutto ruota vorticosamente e chi sta all’esterno viene sbalzato sempre più distante da un’impazzita forza centrifuga.
E di solito nel guscio più esterno ci stanno gli ultimi arrivati, quelli che devono ancora capire come girano le cose, quelli che, storditi da mille voci, sono sempre più incapaci di puntare i piedi e trovare una nicchia in cui ripararsi e resistere al corso frenetico delle cose… i giovani.
Sono numerosi gli articoli di cronaca, i sondaggi e gli elzeviri che , in recenti pubblicazioni, dipingono un ritratto a tinte fosche del mondo giovanile: ci vogliono incapaci di soffrire, di prendere di petto le sfide del quotidiano (compiti, interrogazioni, delusioni amorose), di appassionarci a qualcosa che non sia legato alla telefonia mobile e alla musica da hit… Rappresentazione astratta?
Sembrerebbe di no, visti i fatti di allagamenti nelle scuole, e, purtroppo, suicidi di giovanissimi…
Ma è solo questa l’immagine che riusciamo a dare di noi? Perché?
LET THE MUSIC PLAY
Le foto vengono senza dubbio meglio quando il soggetto è preso di sorpresa ed è rilassato, sereno…accendiamo la radio, proviamo a distendere i muscoli facciali al ritmo di uno dei motivetti più scoppiettanti in circolazione:
“Cerco di trovare la mia identità / senza chiedere aiuto ma sono lontano / busso e non risponde neanche un’anima / meno male che non ho paura del buio. / Cammino da solo e non mi volto mai / continuo a correre / disposto a sbagliare solo per crescere e non soccombere / Ci vuole calma e sangue freddo, calma (yeeah) …”
Carino! Credo l’abbiate riconosciuta tutti: è l’arcinota “Calma e sangue freddo” di Luca Dirisio.
Tante volte la si sente in giro, e quando ti entra in testa non ti esce fino alla dormita seguente.
Se ci fermiamo a riflettere sul testo, però, tutta l’allegria delle note svanisce: sono delle parole che nascondono un velo di amarezza, e sono, tutto sommato, anche molto attuali.
Chi non cerca la sua identità? Chi, a volte, non si trova a bussare in un momento di crisi e gli sembra di rimanere inascoltato?
Come muoversi: bisogna rinunciare, rassegnarsi a camminare da soli e, per altro, al buio?
Credo sia qui che giaccia la nota stonata: tutti abbiamo il sacrosanto diritto-dovere di chiedere aiuto e di farci ascoltare. Costa molto chiedere aiuto, ma c’è chi è pronto a tendere la mano.
Ognuno di noi ha un bagaglio di esperienze molteplici, fatto di svariati incontri con persone diverse; tutti abbiamo fatto, magari senza rendercene conto, almeno un incontro significativo nella nostra esistenza: magari un professore, che tra una spiegazione e l’altra ha mosso dentro di noi degli interrogativi di vita; un allenatore, che ci ha spronati ad impegnarci e ci ha trasmesso valori di lealtà, di fiducia nelle nostre potenzialità, di pazienza per farle maturare; un amico particolarmente in gamba; un animatore che ci ha contagiato con il suo entusiasmo; un prete o una suora che hanno saputo piantare nel nostro cuore un seme di speranza e di dolcezza; dei genitori consapevoli del loro ruolo…la lista è davvero infinita.
Bisogna aprire gli occhi, e riuscire a vedere che qualcuno ha a cuore la nostra felicità: purtroppo si vendono molto di più gli occhiali da sole, che oscurano la realtà, di quelli da miopia… e tante volte è di questi che avremmo bisogno!
NIENTE POSE ALLA MONTALE
“Oggi i credenti -e specialmente i giovani- hanno un incarico urgente da svolgere. Il loro compito è custodire il sorriso del mondo: di un mondo talvolta rabbioso o deluso o annoiato, che ha bisogno di incontrare persone liete, sorridenti e capaci di futuro” (Giovanni Paolo II ai giovani riuniti nello stadio comunale di Como il 7 maggio 1996).
Colpiscono sempre molto le parole del Papa, ma queste citate, se possibile, ancor più del solito, perché cozzano visibilmente con altre parole che ritrovo sul quotidiano di oggi: in prima pagina l’articolo principale è dedicato ad un fatto di cronaca nera riguardante un giovane di 17 anni che si è suicidato perché, spiega in un biglietto indirizzato ai suoi genitori, “sento il male di vivere”.
La giornalista parafrasa queste parole nell’incipit dell’articolo: “ Farla finita a 17 anni, quando la vita ti sta appena sorridendo. Ma tu non hai più voglia di sorriderle, perché dentro ti senti già il male di vivere”.
Sorridere… É una capacità che tutti possiedono ma pochi mettono a frutto: la gioia del cuore fa sgonfiare gli insuccessi e li riporta alla loro grandezza reale. Il sorriso è giovane! Quanto è meraviglioso veder spuntare sulle labbra di un ragazzo un sorriso sincero, carico di ottimismo: sono questi i sorrisi che salveranno il mondo, e che fortunatamente ancora lo abitano.
Montale non è molto fotogenico, una posa che rende meglio la nostra innata attitudine è senza dubbio quella di Domenico Savio: bisogna educarsi al sorriso, all’allegria serena e costante, allo stare molto allegri. Non è ingenuità o facile ilarità: è dare spazio, è lasciar parlare quella positività (presenza di Dio…?) che dimora dentro ciascuno di noi.
La foto è quasi pronta, è tempo di sviluppare il negativo, in tutti i sensi.
ISTANTANEA DA ESIBIRE
Che ci piaccia o no, siamo costantemente in relazione con altre persone, e dobbiamo far risplendere quello che siamo: come?
Ognuno deve trovare la sua esatta maniera: ci si può mettere alla prova sui banchi della scuola e dell’università (“In una società complessa che va smarrendo il senso del sacro, agli universitari cattolici spetta il compito di testimoniare, come seppe fare Pier Giorgio Frassati, la verità di Dio rivelata in Gesù Cristo, la gioia di credere in lui e di seguirlo sulla via del Vangelo”, Giovanni Paolo II), nel volontariato, nel cercare di instaurare relazioni fondate sulla gratuità, nel sentirsi parti vive della propria famiglia, non solo come figli, ma anche come co-partecipi delle difficoltà dei genitori…il nostro lato sociale vuole essere risvegliato!
Nell’intervento tenuto al Forum dei Giovani dello scorso settembre a Jesolo, il professor Curi, docente di filosofia all’Università di Padova, invitava i presenti a vigilare e a muovere dei passi decisi verso la partecipazione, anche nel campo politico, come avevano suggerito gli interventi tenuti poco prima da esponenti di tal mondo.
Il professore proponeva però una stimolante riflessione sul tema della partecipazione e sull’uso improprio del temine che si fa ai tempi d’oggi: tutti parlano di partecipare, ma… a che cosa, in che maniera?
In campo politico, è necessario partecipare con la dovuta consapevolezza, per non essere relegati al ruolo passivo di meri strumenti elettorali, voti possibilmente acquisibili.
É un discorso affascinante, perché, anche se non tutti hanno la capacità di impegnarsi direttamente in qualche carica pubblica, tutti hanno la possibilità di votare consapevolmente: e, una volta tanto, si registra una tendenza positiva, come segnala Marina Corradi su Avvenire del 5 novembre 2004 nell’articolo “Gioventù improbabile alle urne. Progresso a modo loro”, in cui afferma che nelle ultime elezioni americane sono stati maggiormente le giovani generazioni a decretare la vittoria di un candidato sull’altro, scegliendo tra i due dopo averci pensato bene: “Sono i figli in molti casi del divorzio, di famiglie avvertite come pericolanti fin da quando erano bambini. Sognano qualcosa del tutto diverso: un matrimonio stabile, figli tutelati dall'egoismo dei genitori fin dall'inizio (…). Polemiche da parte dei giornali illuminati (…). Nemmeno sorge un dubbio: che dopo un'ampia eclisse, una sorta di istinto collettivo possa volgere la bussola alla ricerca di un perduto senso del vivere insieme”.
IL NOSTRO VALORE
Forse il mondo non ci vede così positivamente perché non fa lo sforzo di guardare bene: ci sono moltissimi giovani che fanno la differenza, come quelli che si incontrano agli incontri ispettoriali dell’MGS Triveneto.
E allora, ragazzi di oggi, mettiamo in luce il grande valore che è in noi! Dobbiamo far crescere, far emergere, far crescere, lasciare che fruttifichi il vero, il buono e il bello che dimora in ciascuno: è questo che suscita in noi i sogni, la speranza, il futuro, lo stupore, la meraviglia, il coraggio, la temerarietà..
Tutto il nostro pregio potrà così contribuire a migliorare la realtà, in primis quella che ci circonda, senza dimenticare che, per dirla con il poeta Pablo Neruda, “ …muore lentamente chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce o non risponde quando gli chiedono qualcosa che non sa. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità”.
Francesca Marcon
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