Gli 'sciacalli' del Papa

Dietro la scomparsa di Giovanni Paolo II, un esercito di nani e ballerine in cerca di pubblicità. Una paradossale euforia che ha coinvolto e strumentalizzato anche il mondo dei giovani cattolici.

Gli 'sciacalli' del Papa

da Attualità

del 12 aprile 2005

 

Lo sciacallaggio non passa mai di moda: si declina in mille modi, sfuma i suoi aspetti spigolosi, sa adattarsi ai tempi, ma rimane sempre al suo posto. Nemmeno la morte di Giovanni Paolo II ne è stata esente, per colpa di qualcuno che consapevolmente ha fatto il furbo. Livelli di sfacciataggine diversa, dai bagarini che vendevano copie dell’Osservatore Romano del 3 aprile a prezzi folli ai chioschi romani con bibite e panini fino a 12 euro. Eppure abbiamo assistito a forme più sofisticate della materia, con l’ennesimo sciopero della sete di Marco Pannella, in cerca di visibilità mediatica, le uscite degli ortodossi russi, mai stanchi di polemizzare neppure di fronte al corpo ancora caldo del pontefice, e infine, una squallida operazione che ha visto al centro i giovani cattolici, i cosiddetti papaboys (per usare il gergo giornalistico).

 

Chi ha seguito in TV le vicende dell’ultima settimana, forse si sarà imbattuto in un personaggio, già citato a più riprese da alcuni quotidiani, presentato come il portavoce dei papaboys e responsabile di un sito internet omonimo. Porta a Porta, Uno mattina, L’Italia sul Due, Buona Domenica, 10 minuti, Domenica In, sono diventati così cassa di risonanza di un individuo che nei suoi discorsi e slogan si è avocato il diritto di rappresentare il dolore dei giovani cattolici italiani. Ragazzi di tutte le età pregavano sotto le finestre del papa? Negli stessi minuti, in uno studio televisivo, l’intestatario di un dominio web pontificava in prima persona plurale, con frasi fatte e spirito da fan club, dimenticando o omettendo che in realtà rappresentava solo se stesso. E i media ci sono cascati. Lungi da verifiche accurate, abituati a considerare pacchetti all inclusive (con personaggio e contenuto garantiti) e affascinati dalle etichette, hanno contribuito a soddisfare l’unica esigenza del portavoce: ricevere un bel po’ di pubblicità gratuita.

 

Intendiamoci: ognuno ha il diritto di fare ciò che ritiene più opportuno, ma non si può rinunciare alla correttezza. Il caso specifico – che conosciamo bene dato che alcuni ragazzi di Korazym.org in passato hanno avuto a che fare con tale progetto, abbandonandolo a causa di aspetti poco limpidi  – rappresenta una pagina triste dell’informazione e anche un esempio di strumentalizzazione del sentimento profondo e autentico di migliaia di giovani che non hanno alcun bisogno di essere rappresentati, a maggior ragione da una semplice operazione di marketing.  Ai nostri lettori, lanciamo l’invito a diffidare da parole fumose gettate al vento; ai media consigliamo di fare più attenzione. Oppure dovremmo forse rassegnarci ad un futuro in cui il proprietario di eventuali e improbabili siti Papa.it o Santopadre.com possa avere titoli per parlare a nome del Romano Pontefice?

Redazione Korazym

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