Chi non sa ringraziare, non sa nemmeno accogliere e donare!
del 26 novembre 2002
Purtroppo oggi siamo troppo impegnati ad accumulare, a pretendere, a dare tutto per scontato… per ricordarci di questa bellissima parola: GRAZIE!!!
Due contadini lavoravano in due campi attigui. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, e uno simile all’altro, la loro vita trascorreva identica. Sempre chini sulla terra a seminare o a raccogliere, essi non si scambiavano mai una parola per non perdere tempo, perché in campagna, si sa, il tempo è denaro. Uno dei due, però, di tanto in tanto si rizzava in su, stendeva larghe le braccia e col cuore lodava il Signore. L’altro con la coda dell’occhio guardava e tra se pensava: «Quello è un po’ tocco!». Il raccolto, a fine stagione, dava entrambi uguale profitto. Dio ricompensava allo stesso modo sia chi lo lodava con la preghiera, sia chi lavorava più sodo. Venne infine il giorno in cui i due, a causa dell’età avanzata, dovettero abbandonare i loro campi; e colui che soleva lodare il Signore, ancora una volta, si drizzò e stese le braccia al cielo in segno di ringraziamento; ma l’altro rimase giù chino. Non riusciva più a sollevar la schiena.
Grazie mille!!! Prego ..…… (di niente; imbecille; di cosa?…)! Avete già scelto cosa aggiungere? Dalla risposta che avete dato, potete riflettere sul vostro senso di gratitudine.
Purtroppo oggi siamo troppo impegnati ad accumulare, a pretendere, a dare tutto per scontato… per ricordarci di questa bellissima parola: GRAZIE!!!
Non ci accorgiamo di quanti doni quotidianamente riceviamo dalle persone che abbiamo accanto, dagli amici, dai genitori, dai figli e così non siamo più in grado di aprire il nostro cuore ai piccoli e semplici gesti d’amore che essi ci rivolgono. Ci chiudiamo in noi stessi, nel nostro piccolo mondo, incapaci di aprirci e donarci agli altri. Ci stupiamo quando qualcuno ci rifiuta qualcosa, quando le cose non sono come sempre, quando qualcuno dice: ora arrangiati! Quasi ci arrabbiamo, se ciò che attendevamo non si realizza. Siamo scontenti, non ci accontentiamo, non siamo capaci di amare e peggio ancora di lasciarci amare.
Tra pochi giorni sarà Natale e il nostro Signore tornerà a chiederci se abbiamo un posto nel nostro cuore per lasciarlo nascere. Ci chiederà ancora una volta di aprire le nostre braccia per accoglierlo e lasciarci ricolmare dei suoi doni. Non so quanti di noi però riusciranno a commuoversi e a far nascere dalle proprie labbra e soprattutto dal proprio cuore questa ricchissima parola: GRAZIE!!!
E’ importante educarci personalmente e reciprocamente al senso della gratitudine, non solo per sentirsi in pace con se stessi, o quale pegno da restituire, ma soprattutto per scoprire quanto siamo amati, per renderci conto che quello che siamo e abbiamo lo dobbiamo ad un Altro. Dire grazie è un’aprire nuovi incontri, nuovi orizzonti, è scoprire dentro di se la capacità di stupirsi, di voler bene senza pretese, di saper cambiare i cuori e la forza di piegare al sorriso anche il volto più marmoreo. E’ il lasciar nascere dentro se gli stessi sentimenti di Dio.
Purtroppo siamo spesso disattenti e così ci troviamo a ferire chi più ci ama perché non siamo in grado di cogliere quanto di sé ci sta dicendo e ci sta facendo dono; altre volte ci sentiamo abbandonati, addolorati, incompresi perché nessuno si accorge di quanto stiamo dicendo. Il saper dire grazie significa dire all’altro: «Per me sei importante, quello che sei e quello che fai per me sono importanti, sei nei miei pensieri, sei nel mio cuore».
A causa del nostro cuore rattrappito non ci accorgiamo della fatica altrui nel suo camminare ritenendo magari banale o minimo il suo venirci incontro. Anche grandi passi siamo in grado di svilirli con semplici battute, senza pensare alla sofferenza dell’altro, al suo impegno, al suo amarci. Saper dire grazie significa riconoscere questo sforzo, apprezzare quanto di buono c’è in lui, è il rendersi conto che per primi siamo noi ad esser chiamati a camminare verso l’altro. In fondo perché dare qualcosa agli altri se a me non danno nulla? Questo è il pensiero che ci coglie di fronte alle mani aperte di chi ci sta accanto. Ci sembra sempre che chiedano, ed invece il più delle volte offrono. Vediamo le mani vuote ed in realtà sono colme dei doni più veri.
Uscire dalla logica dell’egoismo, però, non è semplice, esige prima di tutto cambiare il proprio cuore, saper soffrire per il bene dell’altro, saper immolare se stessi per lasciar posto all’altro. Dire grazie anche quando ci costa ci fa rivivere l’esperienza di Maria a cui sotto la croce è stato chiesto di saper donare Colui che aveva accolto nel grazie del Magnificat.
Ringraziare è talmente importante che nella nostra esperienza cristiana abbiamo chiamato il Sacramento più importante Eucaristia, ovvero, Ringraziamento. E’ questo a far sì che la nostra vita possa essere ricolma di gioia, la Vera gioia, è questo a rendere il nostro vivere un inno di lode per quanti ci incontrano.
Impariamo a ringraziare, a non chiudere gli occhi e il cuore a quanti ci amano, impariamo ad accogliere, a lasciarci amare. Non priviamoci da soli della gioia di sentirsi amati, di sentirsi importanti, del sentirsi scelti e privilegiati dallo sguardo innamorato di Qualcuno. Aiutiamoci a vincere il nostro egoismo, aiutiamoci ad aprire gli occhi e il cuore, aiutiamoci a smuoverci dalle nostre convinzioni che valgono da assoluti rendendoci sospettosi e sempre pronti al lamento.
Dice un proverbio: se cominciassimo a ringraziare Dio dei doni che ci fa ogni giorno, non avremmo più tempo per lamentarci di nulla.
A tutti voi che avete letto fino a qui diciamo allora il nostro più sincero grazie: «Grazie per averci donato un po’ del vostro tempo, della vostra attenzione».
A tutti voi che avete letto fino a qui auguriamo poi di saper coltivare un cuore capace di gratitudine, capace di allargare le braccia per accogliere l’Amore che nasce, e in grado di “spezzarsi” per farsi dono a sua volta. A tutti Buon Avvento e Buon Natale.
don Giovanni Battista Borel
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