Oratori, sport di base, ma anche centri e attività specifiche per bambini disabili. Con la fine della scuola molti enti, laici e cattolici, cercano di rispondere alle esigenze delle famiglie e occupare lo spazio di enti pubblici in difficoltà
Centri estivi per ragazzi: con la crisi, famiglie sempre più verso il privato
Oratori, sport di base, ma anche centri e attività specifiche per bambini disabili. Con la fine della scuola molti enti, laici e cattolici, cercano di rispondere alle esigenze delle famiglie e occupare lo spazio di enti pubblici in difficoltà
ROMA - Con la fine della scuola sono sempre di più le famiglie alla ricerca di un’occupazione sicura e intelligente per i propri figli minori. Un’esigenza accresciuta anche dalle maggiore difficoltà vissuta dal pubblico nel proporre e prestare servizi, una difficoltà figlia della crisi e dei tagli operati agli enti locali. Ecco allora che ad attrezzarsi sono enti religiosi e realtà del non profit, spesso già attivi da anni in virtù di una tradizionale vocazione. In questo senso, illuminanti sono gli esempi di salesiani e dell’Unione italiana sport per tutti (vedi i lanci successivi). Ma anche della rete degli oratori milanesi, che rispondono alle esigenze delle famiglie offrendo soluzioni diversificate e solidali. Non sono pochi, infatti, i nuclei familiari che fanno fatica a far fronte a rette comunque non altissime o semplici buoni pasto.
Il problema di chi ha un figlio disabile. Ma la preoccupazione ancora più grande per chi ha un figlio con disabilità. In questo caso ci sono i centri estivi speciali, ma anche quelli gestiti da parrocchie e associazioni, generalmente qualificati. Non si può dire la stessa cosa per quelli comunali, almeno stando a quanto emerge dalla nostra inchiesta (vedi i lanci successivi). In questo caso, infatti, la situazione è disomogenea: alcuni comuni prevedono, nel bando di assegnazione del servizio, come requisito fondamentale la capacità di accogliere, con personale specializzato, i ragazzi con disabilità; in altri comuni, invece, questo riferimento non è contenuto nel bando e la questione dell’accoglienza della disabilità è quindi lasciata alla discrezione dell’associazione che si aggiudica il servizio. Di conseguenza, molti centri estivi comunali non sono di fatto preparati per accogliere bambini con disabilità: si arriva, in alcuni casi, ad escluderli esplicitamente.
Il problema dei costi. All’interno di questo scenario, si inserisce naturalmente il problema dei costi. In un periodo di crisi economica, le famiglie con ragazzi disabili difficilmente hanno la possibilità di sostenere una spesa “straordinaria” per la gestione del tempo dei figli. Una spesa settimanale che oscilla tra i 20 euro, o anche meno, chiesti dai centri estivi comunali ai 150-160 euro di alcuni centri estivi privati o “speciali".
Tratto dal Redattore Sociale
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