HA DIMENTICATO SE STESSA. HA AMATO MOLTO

Lei ha completamente dimenticato se stessa, ha dimenticato ciò che sta intorno con tutti gli elementi di disturbo, perché è impossibile dimenticare un simile ambiente se non ci si dimentica di sé. Lei siede ai piedi di lui, li unge con un unguento profumato, li asciuga con i propri capelli, li bacia, e piange.

HA DIMENTICATO SE STESSA. HA AMATO MOLTO

da L'autore

del 01 gennaio 2002

Sapeva che in nessun luogo avrebbe trovato un giudizio duro come quello degli ospiti di Simone. Eppure andò dal Santo, nella casa del fariseo, e sedette ai piedi di lui, e pianse.

«Quando seppe che Cristo era a casa di un fariseo, venne con un vasetto di alabastro con olio profumato; e si fermò dietro a lui, ai suoi piedi, e piangendo cominciò a bagnarli di lacrime; poi li asciugava con i suoi capelli e li baciava e li ungeva di olio profumato».

Sì, lei ha amato molto.

Andò dal Santo nella casa del fariseo, dove erano riuniti molti farisei che l’avrebbero giudicata; e per di più avrebbero giudicato una vanità, una ripugnante vanità che soprattutto una donna si fosse fatta avanti con il proprio peccato, lei che avrebbe dovuto nascondersi agli occhi di tutti nel più remoto anfratto. Avrebbe potuto peregrinare per il mondo intero, sicura che in nessun luogo avrebbe trovato un giudizio duro come quello che l’aspettava nella casa del fariseo da parte degli orgogliosi farisei.

Andò dal Santo, nella casa del fariseo, al banchetto.

Al banchetto! Hai un brivido, un brivido che ti trattiene dal seguirla. La prova di quanto ti metta i brividi è che sei stato sempre tentato di dimenticare che tutto si svolge in un banchetto, che non siamo in una “casa del dolore” ma in una “casa del banchetto”.

Al banchetto arriva una donna; porta con sé un vasetto di alabastro con olio profumato – sì, questo si accorda a un banchetto; si siede ai piedi di uno dei convitati... e piange: questo non si accorda a un banchetto.

In verità turba il banchetto, questa donna!

Sì, ma questo non ha turbato lei, questa peccatrice, che, non certo senza un brivido, non senza essere trattenuta da un brivido, pure avanza verso il banchetto, e verso la confessione.

Ha odiato se stessa: ha amato molto.

Sì, pesante come nient’altro grava su un essere umano il pesante segreto del peccato; c’è solo una cosa più pesante: doverlo confessare. Tremendo come nessun altro è il segreto del peccato; c’è solo una cosa più tremenda: riconoscerlo.

Ma in un banchetto, e una donna!

Sì, ha amato molto.

Piangendo siede ai piedi di lui: ha completamente dimenticato se stessa, nel suo intimo ha dimenticato ogni pensiero che la disturbi. E’ del tutto quieta, o acquietata come il bambino ammalato che si acquieta al petto di sua madre, dove sfoga il suo pianto e dimentica se stesso. Perciò lei piange e dimentica se stessa.

Beato pianto, perché nel piangere c’è anche questa benedizione: l’oblio!

Lei ha completamente dimenticato se stessa, ha dimenticato ciò che sta intorno con tutti gli elementi di disturbo, perché è impossibile dimenticare un simile ambiente se non ci si dimentica di sé. Lei siede ai piedi di lui, li unge con un unguento profumato, li asciuga con i propri capelli, li bacia, e piange.

Non dice nulla, dunque non è neppure quel che dice, ma è quel che non dice; oppure quel che non dice, quello è lei. Lei è la designazione, come un’immagine: ha dimenticato la lingua e la parola e l’inquietudine dei pensieri e, quel che è ancor più dell’inquietudine, ha dimenticato questo sé, ha dimenticato se stessa, lei, la perduta, che ora è perduta nel suo Salvatore, perduta in Lui riposa ai piedi di Lui: come un’immagine.

Ed è come se il Salvatore stesso per un istante contemplasse lei e l’evento come se lei non fosse una persona reale, ma un’immagine.

Certo per applicare l’accaduto ai presenti in modo tanto più penetrante egli non parla a lei, non dice “ti sono rimessi i tuoi peccati perché hai amato molto”, parla di lei, dice: le sono perdonati i suoi molti peccati perché ha amato molto.

Sebbene sia presente, è come se fosse assente, è come se Lui la trasformasse in un’immagine, in una parabola, come se dicesse: Simone, ho qualcosa da dirti. C’era una volta una donna, una peccatrice. Un giorno che il Figlio dell’uomo era seduto a tavola nella casa di un fariseo, venne anche lei. I farisei la oltraggiarono e la condannarono perché era una peccatrice. Ma lei si sedette ai piedi di lui, li unse con olio profumato, li asciugò con i propri capelli, li baciò e pianse. Simone, voglio dirti una cosa: i suoi molti peccati le furono perdonati perché amò molto.

E’ quasi un racconto, un racconto sacro, una parabola. Eppure in quel luogo nello stesso istante quella stessa cosa succede realmente.

Søren Kierkegaard

da Il giglio nel campo e l’uccello nel cielo, Donzelli 1998

  • testo
  • articolo
  • soren kierkegaard
  • educatori 
  • animatori
  • giovani
  • adulti

 

 

 

 

 

 

Versione app: 3.25.0 (f932362)