Essere missionari di umanità, cioè mettersi al servizio del prossimo accogliendo...
2016 Torino Valdocco 24-25 settembre “Lo avete fatto a me” (Mt 25,40)
“Voglio arrivare alla fine della mia vita con le mie mani totalmente consumate per esser riuscito ad aiutare gli altri”. Questa frase, testimoniata da un giovane ragazzo mentre raccontava la propria esperienza di volontariato che svolge durante la settimana presso l’oratorio “San Luigi” di Torino, traduce l’invito del vangelo di Matteo (25,40) “L’avete fatto a me”. Essere consapevoli di riuscire a concretizzare nel quotidiano la Parola di Gesù, permette ad ogni uomo di vivere la mission del cristiano che ogni giorno è chiamato a vivere.
L’evento dell’Harambée 2016, vissuto a Torino nelle giornate 24 e 25 settembre, ha portato a riflettere sul fatto di considerare ogni uomo come un fratello da amare, accogliere, sfamare, vestire, ospitare, confortare, visitare, onorare. Il fratello che viene inteso da Gesù ha carattere universale: per cui vanno intesi tutti gli uomini e donne esistenti sulla terra.
Durante il pomeriggio del sabato, i giovani partecipanti a questa colorata festa si sono sparsi per conoscere le diverse opere di misericordia che lavorano nel territorio torinese: Sermig, Oratorio San Luigi, Caritas, Missioni Don Bosco; e sentire con le proprie orecchie e vedere con i propri occhi il processo di semina che volontari, educatori ed operatori svolgono nei confronti dei più bisognosi. Toccare con mano che il cambiamento del mondo è possibile a partire dalle piccole cose permette di evitare di cadere nella trappola della globalizzazione dell’indifferenza. Tutto ciò che è stato captato, ha fatto sicuramente breccia nel cuore di ogni partecipante che poi, tramite un passa parola, contagerà tutti coloro che avranno la voglia e la volontà di impegnarsi per migliorare le condizioni di esistenza dell’essere umano in qualunque parte del mondo.
Il Rettor Maggiore, Don Angel Fernandez Artime, durante la Santa Messa di domenica mattina ha invitato ognuno di noi, ma in maniera particolare i missionari e volontari in partenza, ad essere: missionari di umanità, cioè a mettersi al servizio del prossimo accogliendo la sua totale unicità e diversità di ricchezza culturale e personale che lo caratterizza; missionari di misericordia e fraternità, annunciando il Cristo attraverso la testimonianza di vita; riprendendo le parole del card. Kasper il Rettor Maggiore ha detto: “Se non siamo capaci di annunciare in forma nuova il messaggio della misericordia divina alle persone che hanno sofferenze corporali e spirituali, dovremmo tacere riguardo a Dio”; missionari per gli ultimi avendo cuore libero, mani tese ed orecchie ben aperte per poter arricchire con gioia nell’abbraccio dell’incontro ogni persona che ha bussato alla porta e gli è stata aperta, ha chiesto aiuto e gli è stato dato, ha cercato e ha trovato riparo e sicurezza; ed infine missionari perché discepoli insegnando nel nome di Cristo la bellezza di essere gratuitamente e continuamente amati da Lui senza alcuna distinzione.
In qualunque parte del mondo in cui ci troveremo a vivere “quando si è messa la propria mano nella mano dei poveri, allora si trova la mano di Dio nella propria” (Abbé Pierre) e così non si sarà mai soli, ma pieni di Forza per continuare ad amare, servire, aiutare chi ci sta accanto.
Maria Chiara Pizzo
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